Parkinson: ricrescono le fibre nervose
Neuroni rigenerati grazie a GDF scoperti da Montalcini
Uno studio pubblicato sul numero di luglio della rivista Nature Medicine da ricercatori del Frenchay Hospital di Bristol e dell’Università di Londra, diretti da David Brooks e Seth Love, offre la prima convincente evidenza che il GDNF (Glial Derived Neurotrophic Factor, cioè fattore neurotrofico di derivazione gliale) fa davvero ricrescere le fibre nervose dopaminergiche, la cui degenerazione costituisce il marchio della malattia di Parkinson. Resta ora da verificare se le connessioni riattivate dal GDNF nel cervello dei parkinsoniani funzionano al 100 per cento come quelle originali. La somministrazione La terapia con il GDNF non è facile a causa di un problema "tecnico": la difficoltà di farlo arrivare nelle aree cerebrali malate. Questa sostanza, infatti, non può essere somministrata sotto forma di pastiglia o d'iniezione, ma deve arrivare direttamente sul bersaglio cerebrale. Fortunatamente negli ultimi anni sono state sviluppate tecniche ultraprecise che si basano sull'inserimento millimetrico di microscopiche cannule intracerebrali collegate a una micropompetta a pile "eterne" inserita sottocute nel torace vicino alla clavicola e che rilascia continuamente gocce infinitesimali della sostanza terapeutica, realizzando un trattamento a metà strada fra la terapia sintomatica e quella davvero curativa. Un vantaggio non indifferente è la pulizia dell'azione di questo tipo di trattamento che può essere sempre praticato a tutti i pazienti, perché, facendo direttamente centro sul bersaglio, evita ad esempio le interazioni che spesso complicano l'utilizzo di più farmaci nello stesso paziente, come può accedere in soggetti anziani come i parkinsoniani. Ma anche con queste nuove metodiche i guai non sono mancati, tant'è che un precedente studio simile a quello dei ricercatori di Bristol era stato abbandonato perché l'effetto veniva vanificato da anticorpi contro il GDNF.
Dal punto di vista clinico, l'efficacia sui sintomi è comunque stata sempre significativa, anche se finora era sempre mancata la prova che a questi miglioramenti clinici corrispondesse anche un recupero delle cellule nervose danneggiate dalla malattia. Precedenti Quattro anni fa, Brooks e i suoi collaboratori avevano scelto 5 pazienti da sottoporre a infusione continua di GDNF con microcannula inserita nel putamen posteriore, una delle aree cerebrali che nella malattia di Parkinson subisce la maggior perdita di neuroni dopaminergici. La stessa metodica era già stata usata dai ricercatori inglesi anche in un altro studio con cui avevano dimostrato che, anche dopo 2 anni di utilizzo continuo, gli effetti collaterali sono minimi e le alterazioni motorie da levodopa si riducono del 57 per cento.. Basandosi sulle scale classicamente usate per monitorare questi parametri avevano anche osservato come i punteggi relativi alle attività quotidiane e alla qualità di vita dei pazienti migliorino del 63 per cento. Anche in quest'ultimo studio di Nature Medicine le scale di valutazione della sintomatologia parkinsoniana hanno testimoniato l'efficacia del GDNF dopo 24 mesi di trattamento, con un miglioramento della funzione motoria pari al 38%. Allo stesso modo la qualità di vita di vita dei pazienti è cresciuta subito del 75% per assestarsi dopo 19 mesi al 70%. Ma, ancora una volta, mancava la dimostrazione che ai miglioramenti clinici corrispondesse un ripristino delle fibre nervose danneggiate dalla malattia. Improvvisamente, però, uno dei cinque pazienti, un sessantaduenne che presentava tremore soprattutto nella parte sinistra del corpo e al quale la microcannula era stata quindi impiantata nel putamen postero-dorsale di destra, è deceduto per infarto. La prova E' stato così possibile verificare per la prima volta sul cervello del paziente se il GDNF aveva ripristinato i neuroni danneggiati dalla malattia: lo studio ha fornito la prima evidenza istologica e immunochimica che l'infusione aveva innescato una marcata ricrescita dei neuroni dopaminergici soprattutto vicino allo sbocco della microcannula, un effetto che invece non si era verificato in egual misura sull’altro lato del cervello, dove permanevano estese aree di perdita cellulare. «C'erano ancora dubbi sull'efficacia del GDNF nel trattamento di questa malattia - commenta Alfredo Berardelli, direttore del Dipartimento di Scienze Neurologiche della Sapienza che ha organizzato a Roma il Congresso Internazionale 2004 su Parkinson e Disturbi del Movimento, svoltosi per la prima volta in Italia - perché era sempre mancato un riscontro obbiettivo del miglioramento sintomatologico. Proprio al convegno mondiale dell'anno scorso, l'americano James Nutt ha presentato uno studio con infusione del GDNF nel putamen e i suoi pazienti avevano tutti presentato un marcato miglioramento, senza pesanti effetti collaterali. Ma nemmeno Nutt aveva fornito le prove istologiche di una reinnervazione neuronale. Adesso che la prova è arrivata occorrerà verificare se le fibre nervose fatte ricrescere dal GDNF sono funzionali come quelle originali, o se si tratta solo di una ricrescita fine a se stessa».
Fonte: (02/09/2005)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
Parkinson,
GDNF,
GDF,
neuroni
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