La resistenza alla malaria
''Sono in fase di conclusione studi che evidenziano i meccanismi immunitari alla base della maggiore resistenza alla malaria di un gruppo etnico dell'Africa Occidentale, i Fulani''
''Sono in fase di conclusione studi che evidenziano i meccanismi immunitari alla base della maggiore resistenza alla malaria di un gruppo etnico dell'Africa Occidentale, i Fulani''. Queste scoperte potrebbero avere profonde implicazioni nello sviluppo di vaccini antimalarici piu' efficaci, ha riferito David Modiano, ordinario di parassitologia alla seconda Facolta' di Medicina dell'Universita' La Sapienza di Roma. La notizia e' emersa nel corso di un meeting organizzato in onore dei cinquant'anni della prima pubblicazione scientifica del professor Mario Coluzzi, ''il massimo malariologo italiano, la dimostrazione della qualita' internazionale della ricerca italiana'', ha dichiarato Gilberto Corbellini, Docente di Storia della Medicina, Bioetica ed Epistemologia Medica all'Universita' La Sapienza. Da anni l'equipe di Modiano, che e' uno dei team di ricerca nati proprio dal gruppo di Coluzzi, si interessa di studi di confronto tra varie etnie di popolazioni africane per comparare la diversa suscettibilita' di ciascuna etnia alla malattia.Nel corso dei loro studi gli scienziati hanno scoperto che questa diversa suscettibilita', che porta ad esempio l'etnia dei Fulani a resistere di piu' alla malaria e a non ammalarsi della forma letale, dipende dalla diversa risposta immunitaria messa in atto da questi individui . I Fulani, ha precisato l'esperto, per motivi genetici, hanno una diversa risposta immunitaria nei confronti del plasmodio malarico. Questo li protegge dalla malattia. Con i loro ultimi studi, che dovrebbero diventare oggetto di una pubblicazione scientifica, i ricercatori diretti da Modiano hanno fatto breccia su quali sono alcuni di questi meccanismi immunitari che rendono i Fulani meno suscettibili alla malattia. ''Se riuscissimo a capire fino in fondo con quale meccanismo questa popolazione resiste alla malattia - ha dichiarato Modiano - potremmo produrre vaccini antimalarici piu' efficaci'' di quelli oggi in via di sperimentazione e sviluppo. ''I nostri studi - ha proseguito Modiano - sono stati resi possibili dal lavoro di Mario Coluzzi'', il cui merito e' di aver saputo affrontare il problema malaria a 360 gradi consentendo ricerche a tutto campo, dall'epidemiologia alla genetica umana, dalla parassitologia all'entomologia. Coluzzi, che purtroppo da anni deve convivere con una gravissima malattia, e' stato avvicinato giovanissimo e si e' appassionato a questi studi grazie al padre Alberto.
Il suo infaticabile lavoro di entomologo gli ha permesso di pubblicare il suo primo lavoro ad appena 18 anni e da non laureato e' passato direttamente a un PhD (Doctor of Philosophy) all'estero e poi alla cattedra, ha raccontato Corbellini che insieme ad altri scienziati di tutto il mondo ha partecipato ad organizzare la due giorni di celebrazioni presso l'ateneo romano. Scienziati di fama mondiale che si sono formati accanto e grazie a Mario Coluzzi, ha spiegato Alessandra Della Torre dell'Universita' La Sapienza, sono giunti a loro spese a Roma proprio a testimonianza dell'apprezzamento e dell'affetto che li legano a Coluzzi. Grazie Mario, hanno detto tra gli altri Graham White dell'Universita' della Florida e Luois Molineaux dell'Organizzazione Mondiale di Sanita' (OMS) di cui Coluzzi e' stato piu' volte consulente per aiutare l'autorita' sanitaria mondiale a sviluppare strategie di controllo della malattia. Questa, ha osservato Corbellini, ancora e' colpevole di una situazione molto grave: due milioni di morti l'anno nel mondo, la meta' dei quali sono bimbi sotto i cinque anni, 600 milioni di infezioni l'anno nel mondo, oltre il 90% dei quali in Africa Sub-sahariana. Coluzzi, ha raccontato Corbellini, e' stato il primo a dimostrare l'effetto dei DDT sull'emergenza di resistenze del vettore malarico, la zanzara Anopheles ed a scoprire che esistono in realta' sei specie gemelle di Anopheles con differenti capacita' di diffondere la malattia. Inoltre sempre Coluzzi ha diffuso l'ipotesi, oggi tenuta in gran considerazione nel mondo, sull'origine della malaria grave e della sua diffusione a partire dalla comparsa, circa 6000 ani fa, di una specie di Anopheles particolarmente antropofila. Inoltre, ha proseguito Corbellini, decine di importanti scienziati di fama mondiale si sono formati con la scuola di Coluzzi che ha aperto importanti collaborazioni anche nei paesi africani. Sempre Coluzzi, ha spiegato Della Torre, ha dato un prezioso contributo a ricerche genetiche sui vettori malarici le quali hanno poi portato alla pubblicazione del genoma completo sia della zanzara che del plasmodio malarici. Tanti gli episodi di vita raccontati dai ricercatori giunti a Roma ad omaggiare Coluzzi e a sua completa insaputa: ''esemplare dimostrazione di entusiasmo per la ricerca delle zanzare al punto di avere poca cura per la propria salute - ha ricordato in un messaggio Jeffrey Powell dell'universita' di Yale che non ha potuto essere presente all'evento - e' quando Mario mi volle mostrare dove potevano trovarsi le zanzare e con un tubo succhio l'acqua in cui si trovavano le larve. Ma succhio' troppo forte, ingerendo l'acqua sporca''. Non fu piacevole, ma lasciava intendere gia' allora, erano gli anni '70, con quale veemenza Coluzzi avrebbe lavorato per anni contro la malariia.
Fonte: (02/03/2006)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag:
malaria,
africa
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