Dimezzati i tempi di radioterapia
In un organismo vivo, che pulsa e respira, anche il tumore si muove insieme all'organo che lo contiene, ma le piu' avanzate tecnologie radianti tengono conto di questi piccoli movimenti ed eme
In un organismo vivo, che pulsa e respira, anche il tumore si muove insieme all'organo che lo contiene, ma le piu' avanzate tecnologie radianti tengono conto di questi piccoli movimenti ed emettono radiazioni terapeutiche sono su di esso, risparmiando i tessuti sani vicini . Cosi', concentrate sulle cellule tumorali, le dosi radianti possono essere raddoppiate e di conseguenza i tempi di applicazione si dimezzano. Accade all'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), dove le ultime tecniche di 'Radioterapia 4-D' sono da oggi una realta', grazie all'acquisizione di tre sistemi d'avanguardia. Ne hanno dato notizia oggi il direttore amministrativo dell' IEO Carlo Ciani, che ha speso per questo investimento qualcosa come 2 milioni di euro, il professor Roberto Orecchia, che all' Ieo e' direttore della divisione di Radioterapia e il professor Umberto Veronesi che in qualita' di direttore scientifico da anni si batte per il miglioramento della qualita' di vita dei pazienti malati di tumore. E da oggi all'Ieo per i pazienti che, gia' provati anche dal punto di vista psicologico dall' intervento subito, diminuisce sensibilmente - in prospettiva dimezza - il numero dei 'viaggi di ritorno' in Istituto per la radioterapia. L'hanno chiamata 'Radioterapia FAST', ma qui il termine FAST non e' solo la traduzione in inglese dell'italiano 'veloce', ma e' anche acronimo di Frazionamento Accelerato dello Schema Terapeutico, e comprende strumentazioni tecnologiche che fanno dell'IEO forse l' Istituto di Oncologia piu' all'avanguardia in Europa per la radioterapia. ''L'ultima frontiera in questo campo - ha detto Orecchia - e' infatti il trattamento a quattro dimensioni, che tiene conto oltre che del volume anche del movimento (la 4/a dimensione)''. E ha spiegato che davanti a un nodulo polmonare che con respiro si sposta ritmicamente di vari centimetri (ma spostamenti rilevanti si hanno anche nel tumore epatico o in quello alla prostata), il terapista aveva due opzioni: o allargare il campo di tessuto irradiato fino a comprendere tutto il tratto percorso dal tumore, o irradiare solo un punto, colpendo il tumore soltanto nel momento in cui entra nel raggio terapeutico.
Ma in tutti e due i casi si bombardano con i raggi anche cellule sane, per cui la dose doveva necessariamente essere bassa e il paziente doveva tornare piu' volte. Con i tre nuovi strumenti non e' piu' cosi', perche' sono cosi' sofisticati dal punto di vista tecnologico che riescono a tenere conto del movimento del paziente e far si' che il raggio, puntato in un'area grande esattamente quanto il tumore, si attivi solo nel momento in cui il tumore entra nel bersaglio e si arresta esattamente quando il tumore ne esce. In questo modo e' possibile dare dosi anche doppie di raggi, perche' essi colpiscono solo il tumore, e il paziente di conseguenza puo' dimezzare le visite in Istituto. ''Tutti e tre i nuovi strumenti acquisiti - ha spiegato ancora Orecchia - sono in grado di identificare la posizione del tumore: l'ecotomografo 'BAT', che confronta l'immagine a ultrasuoni (ecografia) ottenuta dal paziente in sala trattamento, con quella della Tac di simulazione del piano di cura; il sistema 'Exatrac 6D', che ottiene gli stessi risultati con sistemi ottici e raggi x; infine l''ON Board Imager', che e' una Tac inserita nell'acceleratore lineare, che consente in tempo reale di avere le immagini del paziente, elaborare il piano di cura e procedere al trattamento''. Il primo strumento viene utilizzato soprattutto per il tumore alla prostata; il secondo per tumori alla mammella e per la radioterapia al fegato e ai polmoni; il terzo per i tumori alla prostata, al polmone e i tumori di testa e collo. ''Con questi strumenti - ha detto ancora Orecchia - per il tumore della mammella i tempi di trattamento con radioterapia esterna sono stati ridotti da 6 a 4 settimane, con l'obiettivo di ridurli ulteriormente a 3; per il tumore della prostata siamo pasati da 8 a 6 settimane, con l'obiettivo di arrivare a 4 e mezzo''. E non e' tutto: ''Il passo successivo gia' in sperimentazione allo IEO - ha continuato il professore - e' quello di tener conto anche dei parametri biologici della lesione tumorale, vale a dire l'attivita' della cellula malata, come la capacita' di proliferare, di metabolizzare o di sintetizzare il DNA. Questo consente di modulare la dose in modo differente a seconda delle caratteristiche specifiche del tumore''.
Fonte: (09/03/2006)
Pubblicato in Cancro & tumori
Tag:
radioterapia,
IEO
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