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Appello di 1.500 studiosi che chiedono di cambiare le norme sulla sperimentazione dei farmaci


«No alla direttiva Ue, bloccherà la ricerca sul cancro»

«Perché l’Unione Europea vuole fermare la ricerca contro il cancro?». Se lo chiedono sul sito internet “Save the european research” millecinquecento tra medici e ricercatori, che hanno lanciato un appello al Parlamento e alla Commissione contro la direttiva 2001/20, sulla “buona pratica clinica”.
La direttiva (recepita in Italia con un decreto legislativo il primo gennaio scorso) entrerà definitivamente in vigore il prossimo primo maggio. L’obiettivo è garantire una conduzione più rispettosa dei diritti dei pazienti delle sperimentazioni che comportano l’uso di farmaci sia contro i tumori che contro le altre malattie.
Se però il fine è meritevole, il modo con cui si è cercato di ottenerlo ha tutte le caratteristiche del peggior pasticcio eurocratico di Bruxelles. Secondo i firmatari dell’appello, infatti, l’unico effetto del provvedimento sarà bloccare tutte le sperimentazioni condotte da università e altri enti pubblici, mantenendo in vita solo quelle sponsorizzate dalle case farmaceutiche.

«La normativa impone una serie di obblighi burocratici e finanziari particolarmente complessi su chi organizza queste sperimentazioni», dice Demetrio Neri, uno dei firmatari dell’appello e membro del comitato nazionale di bioetica. «Alla fine solo chi ha dietro le strutture di una multinazionale del farmaco potrà fare queste sperimentazioni. Con una battuta, si potrebbe dire che la direttiva sembra disegnata apposta per la ricerca condotta dalle case farmaceutiche, più che per quella pubblica», continua Neri.
Non meno forte il tono della lettera firmata dai millecinquecento ricercatori, 106 dei quali italiani con nomi di assoluto prestigio come il genetista Alberto Piazza e l’oncologo Umberto Tirelli. «Se questa direttiva fosse entrata in vigore 40 anni fa – si legge sul sito – molte delle scoperte più importanti nel campo dei trattamenti anti-tumorali non sarebbero state fatte e le donne colpite dal cancro al seno dovrebbero rassegnarsi ancora all’asportazione della mammella».
Gli ostacoli di questo tipo però soffocano non solo la ricerca medica, ma anche quella scientifica in generale. La copertina del magazine americano Time è dedicata questa settimana alla fuga dei cervelli dall’Unione Europea verso gli Usa. E tutti fuggono oltre che dagli stipendi più bassi, anche dai troppi vincoli burocratici alla ricerca.

Fonte: IlMessaggero (14/01/2004)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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