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Non possiamo non dirci africani


L’ANALISI DEI GENETISTI INTEGRATA CON QUELLA DI ANTROPOLOGI, STORICI E LINGUISTI CONFERMA LA NOSTRA COMUNE ORIGINE DAL CONTINENTE NERO

Per Mary Claire King, illustre genetista dell'università di Washington a Seattle la genetica è uno strumento di impegno molteplice; contro malattie (il suo laboratorio ha realizzato la mappa di un gene importante nel cancro al seno); contro i soprusi politici (la studiosa ha lavorato per ricostruire l'identità delle vittime di grandi violenze); infine contro il razzismo (e qui il suo discorso si fa articolato). "Quando le popolazioni si spostano portano con sé i propri geni, sicchè tutti manteniamo indizi sulle nostre lontane origini. In questa ottica gli strumenti della genomica appaiono ideali per rispondere a grandi interrogativi storici. Si tratta di un nuovo filone di studi che offre anche un'avvicinamento fra la cultura scientifica e quella umanistica, in quanto l'analisi dei genetisti viene sempre integrata da quella di storici, antropologi e linguisti. I risultati sono poderosi riscontri sulla nostra comune origine africana nonché la mappa dei flussi con cui i nostri più remoti antenati uscirono dal continente nero." Migrazioni molto più recenti sono state ricostruite, da Luigi Cavalli Sforza, Paolo Menozzi ed Alberto Piazza i quali con un lavoro che la King definisce affascinante, hanno ricostruito gli spostamenti dei primi agricoltori nel Neolitico. Servendosi di metodi dell'analisi statistica hanno individuato fra le popolazioni moderne 5 componenti principali nella frequenza di determinati geni .
Ed hanno scoperto che i loro valori variano attraverso l'Europa formando sorta di sentieri genetici. Con la prima componente i tre hanno trovato le tracce di un flusso di nostri antenati che diecimila anni fa migrarono dal Medio Oriente verso le attuali Grecia, Italia e Spagna oppure verso l'Inghilterra, i paesi di lingua tedesca e tutta l'Europa nord occidentale . Con la seconda componente hanno individuato i Lapponi nella Scandinavia settentrionale, i popoli degli Urali, i finnici e i russi . La terza componente rispecchia le transumananze dalle steppe del Volga, sempre di 8, 10 mila anni fa, dei pastori che avevano addomesticato i cavalli. I celti in Gran Bretagna, Irlanda e Bretagna sono rappresentati dalla quarta componente ed i Baschi dalla quinta. Il tutto è corroborato da riscontri archeologici, storici e linguistici. "Altri scienziati hanno cercato di approfondire il ruolo della donna rispondendo alla domanda: gli uomini e le donne si sono sempre spostati allo stesso modo? La risposta è «no» e la si spiega storicamente col fatto che sono sempre state le donne a seguire il marito, in un'altra tribù, in un altro paese. Ma la dimostrazione genetica corrisponde a quella storica e ciò davvero mi intriga: è offerta dalle analisi del Dna mitocondriale che è ereditato solo per via materna." Ricerche analoghe hanno permesso di scovare chi si è spostato sulle vie degli antichi commerci come quella della seta. Analisi genetiche e linguistiche delle popolazioni moderne dimostrano la loro discendenza da genti che si sono spostate dall'Europa all'Asia e viceversa negli ultimi 2000 anni. Analoghe indagini sono in svolgimento sulle popolazioni del Nilo, sull'origine mediorientale degli ebrei Ashkenazi, sulle vicende dei turchi moderni e dei popoli dell'India. Scopriamo così sempre meglio le continue migrazioni ed i rimescolamenti fra quelli che furono i nostri progenitori: "Non solo, di tutto questo lavoro l'aspetto più sorprendente è che le differenze genetiche fra le popolazioni che la scienza va ora scoprendo rappresentano solo il 10% della diversità genetica fra gli uomini. Più dell'80% della variazione genetica la troviamo fra individui della medesima popolazione." Come dire che ci possono essere più differenze genetiche fra noi ed il nostro vicino che parla il nostro stesso dialetto che non fra noi e la colf marocchina o l'amica svedese conosciuta in spiaggia. La differenza nel colore della pelle e degli occhi dipende ben poco dai geni , ma piuttosto dall'ambiente: arriviamo tutti dall'Africa e siamo tutti neri, anche se molti di noi sono stati scoloriti dal clima. "Dunque - conclude la studiosa - l'ipotesi che l'umanità sia divisa in razze geneticamente omogenee, è in assoluta contraddizione con l'evidenza scientifica."

Fonte: La Stampa (22/10/2003)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
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