Staminali, speranza per i malati: Ho dato più libertà alla ricerca Ue
Una lettera di FABIO MUSSI, Ministro dell'Università e della Ricerca
Caro direttore, il Consiglio Europeo sulla "Competitività" cui ho partecipato a Bruxelles il 30 maggio scorso ha affrontato questioni cruciali per l'avvenire dell'Unione europea e del nostro stesso Paese. Ho trovato l'Italia in una imbarazzante situazione di isolamento. Ed ho provato, credo con qualche successo, a rimetterla sulle gambe d'Europa. Il Consiglio ha dato il via libera al Settimo Programma Quadro per la ricerca. Se ci saranno le dovute conferme della Commissione e del Parlamento, si partirà dall'inizio del 2007. Si tratta di 53 miliardi di euro per sette anni: una grande massa di risorse, che non verranno assegnate secondo un capitolato nazionale ma sulla base della qualità dei progetti presentati dalle Università, dai centri di ricerca, dalle imprese. Una grande, grandissima opportunità, rispetto alla quale bisogna da subito organizzare e mobilitare tutte le nostre energie economiche, intellettuali, scientifiche, cui faccio qui appello per un impegno nuovo e straordinario. Il governo precedente aveva concentrato la sua attenzione sui finanziamenti alle Piccole e Medie Imprese. Freddo sulla ricerca fondamentale (Programma Ideas, 7.460 milioni di euro), freddissimo sulla costituzione del Consiglio Europeo della Ricerca. Talmente freddo, che i due italiani membri del consiglio scientifico a 22 (i professori Bordignon e Settis) sono stati sostanzialmente scelti dalla comunità scientifica europea. Io ho aperto su questo tema, dichiarando il pieno consenso dell'Italia al Programma Ideas e alla costituzione del Consiglio Europeo della Ricerca, che si appresta a diventare una vera e propria Agenzia.
Quest'apertura ha rimosso le forti obiezioni, venute soprattutto dai Paesi del centro e del nord Europa , al finanziamento alle PMI, contenuto nel programma Capacities, di particolare interesse per l'Italia ed equivalente a 1.336 milioni di euro. In questo quadro ho annunciato di non voler insistere sulla "dichiarazione etica", mai discussa in nessuna sede, con cui il precedente governo (insieme a quelli di Germania, Slovacchia, Polonia, Austria e con l'adesione motivata di Malta e Lussemburgo) puntava a formare una "minoranza di blocco" per impedire su scala continentale qualsiasi ricerca sulle cellule staminali embrionali. Questa posizione non tocca la legge 40, che può piacere o non piacere, ma che oggi è legge dello Stato italiano e in quanto tale va attuata. Le norme europee prevedono, com'è noto, il rispetto delle legislazioni nazionali, ma non mi sembrava il caso di imporre a tutta l'Europa una sola legge, la nostra (cosa che ha detto anche Francesco Rutelli nel question time alla Camera). Quando si parla d'Europa, è bene sapere di cosa si parla: non del gabinetto del dottor Frankenstein. Sono personalmente favorevole a tenere alte determinate barriere etiche, per esempio in tema di clonazione umana. Ma la ricerca controllata sulle staminali non ha niente a che fare con questo, e come si sa è molto promettente: tali cellule - come ha scritto su Repubblica il professor Veronesi - "potrebbero rappresentare la soluzione ideale per malattie degenerative come il morbo di Parkinson o l'Alzheimer, o per la sclerosi multipla e la distrofia muscolare". Le legislazioni nazionali sono quasi tutte molto controllate e restrittive. Se si guardano i dati, si contano sulle dita di una mano le richieste di fondi per ricerche su staminali da embrioni extra numerari, destinati comunque alla distruzione (il cui uso è stato valutato "male minore" anche da autorevoli personalità della Chiesa Cattolica). Il grosso delle domande è stato fin qui relativo alla ricerca sulle staminali adulte, o a ricerche su linee cellulari già esistenti, cosa consentita anche dalla legge 40, come ha ricordato ripetutamente in questi giorni la professoressa Cattaneo, direttrice del laboratorio sulle cellule staminali e le malattie neurodegenerative dell'Università Statale di Milano. Se non c'è una posizione di blocco, l'Europa è libera collettivamente di decidere, di autorizzare, di frenare, di impedire, sulla base di considerazioni etiche e scientifiche. Rispetto le posizioni della Chiesa, ma lo spazio di laicità degli Stati deve tenere presente numerosi punti di vista, e scommettere al tempo stesso sul principio di libertà della ricerca e di responsabilità della scienza. Condivido i richiami alla collegialità del Governo, penso però di aver fatto l'interesse del Paese e onorato la responsabilità di Ministro dell'Università e della Ricerca scientifica. Teniamo aperto il dialogo etico, non chiudiamo la porta alle speranze umane.
Lettera Inviata a Repubblica.it dal Ministro Mussi
Fonte: (02/06/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
Mussi
Vota:
Condividi:
|
|
- Ultime.
- Rilievo.
- Più lette.
|