La ricerca con staminali embrionali in Italia
Le malattie bersaglio oggetto di ricerca
Scompenso cardiaco, malattie neurologiche come la Corea di Huntington, malattie genetiche come la fibrosi cistica o l'atrofia muscolare spinale, ma anche metodi per mettere a punto tesi di tossicita' per ridurre l'uso degli animali di laboratorio: sono gli obiettivi ai quali lavorano i ricercatori che in Italia utilizzano le cellule staminali embrionali . Per la prima volta sono state presentate oggi a Roma dai sei gruppi impegnati in questo campo e riuniti nel Gruppo dei ricercatori italiani sulle cellule staminali embrionali. ''Non sono ricerche finanziate da multinazionali, ma da associazioni di pazienti'', ha osservato il presidente della Consulta di Bioetica, Maurizio Mori. Alcuni finanziamenti vengono anche dall'adesione a progetti europei, e grazie a questo la maggior parte dei gruppi riesce ad ottenere le cellule su cui lavorare pagando soltanto le spese di spedizione. In caso contrario, le cellule embrionali in commercio possono costare da 5.000 a 10.000 euro: ''una cifra problematica facendo i conti con il nostro budget'', ha osservato Gianluigi Condorelli, che lavora fra l'Italia (dividendosi tra l'universita' La sapienza di Roma e l'Istituto Multimedica di Milano) e gli Stati Uniti, dove fa ricerca nell'universita' della California a San Diego. Nonostante ''la sensazione di essere dei cospiratori'' denunciata dal ginecologo Carlo Flamigni, i ricercatori che oggi hanno esposto pubblicamente gli obiettivi del loro lavoro anche in una lettera al presidente del Consiglio non si sentono dei clandestini. Anche se ''per noi non e' facile essere ascoltati'', ''il nostro obiettivo e' perseguire la conoscenza e sperare di ridurre tante sofferenze'', ha detto Elena Cattaneo, direttrice del laboratorio cellule staminali dell'universita' di Milano.
Ed ecco su che cosa lavorano i sei gruppi italiani: - COREA DI HUNTINGTON: vi lavora il gruppo di Cattaneo e la scelta di studiare le staminali embrionali si deve ai ''risultati poco soddisfacenti'' che si ottenevano sulle adulte. L'obiettivo piu' interessante e' utilizzare le cellule embrionali per mimare cio' che accade nelle malattie, in modo da mettere a punto armi capaci di colpire al cuore il meccanismo responsabile della patologia. - SCOMPENSO CARDIACO: vi lavora il gruppo di Condorelli e l'obiettivo e' guidare lo sviluppo delle staminali embrionali per ottenere cellule del muscolo cardiaco. Le attese sono molte, considerando che nel 2030 lo scompenso potrebbe interessare il 5,7% della popolazione, in Italia come negli Stati Uniti. - RIGENERARE IL CUORE DOPO L'INFARTO: lavora per ottenere cellule del cuore anche il gruppo guidato da Alessandro Mugelli, dell'universita' di Firenze. Dalle staminali embrionali, ha detto Laura Santoianni, del gruppo fiorentino, ''si ottengono informazioni biologiche essenziali per studiare le malattie cardiache. Queste cellule - ha aggiunto - si rivelano cruciali nelle ricerche sulla rigenerazione cardiaca''. - MENO ANIMALI DA ESPERIMENTO: il gruppo di Cesare Galli, dell'Istituto Spallanzani di Cremona e dell'universita' di Bologna, sta utilizzando cellule staminali embrionali umane come possibile alternativa agli animali da laboratorio, nel'ambito del progetto europeo Reprotect. Una ricerca che permetterebbe di risparmiare oltre un milione di animali da esperimento (tanti sono quelli utilizzati nei test di tossicita' e pari al 10% del totale degli animali da laboratorio). I test basati sulle cellule umane sarebbero inoltre piu' efficaci e attendibili di quelli basati su animali. Lo stesso gruppo di Galli sta lavorando per derivare dalle staminali embrionali umane cellule di sistema nervoso periferico, muscoli e cartilagine, trasferendo alle cellule umane i risultati finora ottenuti con successo sui bovini. - MENO RISCHIO RIGETTO: potrebbero assicurarlo le cellule staminali ottenute per mezzo della partenogenesi, ossia semplicemente stimolando l'ovocita con un mezzo fisico o elettrico, simulando l'azione dello spermatozoo. Il lavoro condotto dal gruppo di Fulvio Gandolfi, dell'universita' di Milano, offrirebbe il vantaggio di avere a disposizione staminali embrionali senza produrre embrioni e di ridurre il rischio di rigetto in caso di trapianto cellulare. - MALATTIE GENETICHE: se ne occupa il gruppo di Giuseppe Novelli, dell'universita' di Roma Tor Vergata, del quale fa parte anche Federica Sangiuolo. Si punta a modificare in laboratorio le cellule staminali embrionali introducendo in esse geni importanti per lo studio di alcune malattie, come fibrosi cistica e atrofia muscolare spinale. Due gli obiettivi: ottenere in provetta modelli della malattia e coltivare cellule staminali modificate, farle differenziare per ottenere le cellule volute, farle moltiplicare e trasferirle nel paziente come cura.
Redazione (21/07/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
staminali embrionali,
Huntington,
fibrosi,
atrofia
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