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Intervista alla ricercatrice Marisa Jaconi

Ricercatrice sotto cappa


Il 27 settembre, presso la clinica universitaria di Ginevra Lei e il suo collega Anis Feki inaugurerete ufficialmente il laboratorio di cellule staminali "made in Switzerland". Un fatto sicu

Il 27 settembre, presso la clinica universitaria di Ginevra Lei e il suo collega Anis Feki inaugurerete ufficialmente il laboratorio di cellule staminali "made in Switzerland". Un fatto sicuramente gratificante per Lei.
Sì, ora partiamo davvero.
Avete gia' prodotto le prime linee di cellule staminali svizzere?
Finora abbiamo scongelato una quindicina dei cento embrioni autorizzati, e con questi abbiamo formato cinque colonie cellulari che sembrano promettere bene. Se tutto andra' per il verso giusto, a fine anno potremo caratterizzare le prime cellule staminali svizzere da inviare alla banca di cellule staminali in Inghilterra.
Un bottino piu' o meno equivalente alle riserve di altri Paesi. Quindi, gli embrioni svizzeri sono ancora utilizzabili?
Non sono privi di problemi. Noi possiamo usare solo gli embrioni congelati prima del 2001. E c'imbattiamo sempre in qualche sorpresa. Ad esempio, nel primo test abbiamo scongelato dieci embrioni che non hanno avuto nessun sviluppo ulteriore. In altri Paesi i ricercatori possono utilizzare anche gli embrioni recenti che sono molto piu' adatti.
Che farete in seguito con le cellule staminali?
Il mio collega Anis Feki studiera' se le linee di cellule staminali sono pluripotenti e come si sviluppano nelle diverse condizioni. Nel mio gruppo analizzieremo come si differenziano in cellule cardiache, Karl-Heinz Krause e i suoi sperimenteranno la formazione di cellule nervose. Le nostre linee vengono coltivate senza materiale animale, che e' la premessa per poter sviluppare delle terapie.
Mettera' le preziose cellule staminali a disposizione anche di altri ricercatori elvetici?
Certmente. Il nostro obiettivo e' di costituire una rete di diversi gruppi che lavorano sulle cellule staminali. Così potremo concorrere anche noi in campo internazionale. Lo scorso mese di marzo abbiamo inoltrato una proposta al "Fondo Nazionale" per un nuovo centro di ricerca.
Quand'e' che i pazienti potranno fruire di queste terapie?
Ci vorra' tanto tempo. Nel progetto approvato si tratta soprattutto di apprendere come isolare linee di cellule staminali e come coltivarle.
Per farlo dovete distruggere gli embrioni, un problema sempre controverso. Questa settimana, dei ricercatori hanno scoperto che si possono ottenere cellule staminali anche senza distruggere gli embrioni. Non potreste applicare da subito questo procedimento?
La procedura e' vietata in Svizzera poiche' bisognerebbe sfruttare la diagnosi preimpianto.
Ma in principio, il nostro progetto di ricerca dovrebbe portare alla stessa soluzione, ossia ottenere buone linee di staminali con il minor numero possibile di cellule. A cio' stiamo lavorando.
Torniamo alle terapie promesse: quando avranno luogo i primi esperimenti clinici?
Negli Stati Uniti l'azienda biotecnologica Geron ha annunciato per l'anno prossimo i primi esperimenti su pazienti con lesioni al midollo spinale. Si tratta di differenziare le cellule staminali embrionali umane in cellule nervose e poi impiantarle nei pazienti paralizzati.
E in Svizzera?
Ci vorranno degli anni. Per operare sui pazienti ci mancano soldi e persone. Non credo che saremo noi il primo centro in grado di realizzare una terapia: per farlo servono una grande infrastruttura e molto denaro.
Cosa si prova ad essere l'unica in Svizzera a fare questo tipo di ricerca tanto delicata?
Nel campo della ricerca si e' sempre un po' soli quando si vuole andare avanti. Per un altro verso non mi sento sola; ci sono molti ricercatori al mondo che lavorano a queste cose e ho tanti contatti. Quello che e' un po' frustrante in Svizzera e' la continua lotta per ottenere i finanziamenti. Noi lavoriamo a un progetto da 400.000 franchi e siamo in tre. Provi a confrontarlo con la California, la Gran Bretagna o anche Francia e Spagna, dove vengono stanzianti centinaia di milioni per la ricerca con le staminali.
La ricerca con le cellule staminali sara' in grado di mantenere le promesse di cura o finira' in un vicolo cieco come e' successo con la terapia genetica?
Questa ricerca non finira' in un vicolo cieco, e' lampante. Sono decenni che si studiano le staminali e si usano in determinate terapie, ad esempio nel trapianto del midollo spinale. Spesso non sapevamo neppure che si trattasse di staminali. Le cellule staminali agiscono anche nella rigenerazione naturale di organi, in alcuni meglio e in altri peggio. Dobbiamo soltanto imparare a comprendere questo funzionamento dalla base, a partire dalla fase embrionale. Ad ogni nuova conoscenza si potenzia la possibilita' di cura. Un fallimento e' impossibile.
Per poco non l'hanno nominata "svizzera dell'anno". Ne e' orgogliosa?
Mi sono sentita onorata. La designazione fatta dal Comitato composto da rappresentanti dei media ha dimostrato che la comunicazione paga.
Lei si e' anche candidata al Consiglio Cantonale di Ginevra per il Partito Liberale (FDP).
Negli ultimi anni mi e' divenuto chiaro quanto sia importante il contatto della scienza con l'opinione pubblica e la politica. Noi che facciamo ricerca in un campo particolarmente delicato non possiamo permetterci di fare tutto da soli. Non va. Ci serve il sostegno della politica e anche degli etici.
Ma anche i soldi necessari?
Si', anche soldi; senza mezzi non si puo' fare ricerca, lo dico con franchezza. Il mio intento e' di sensibilizzare i politici affinche' diano denaro alla ricerca. C'e' molto da fare, considerati i continui tagli a questi bilanci da parte di Governo e Parlamento.
Lei ha sempre detto di essere una cattolica convinta. Pero' non milita nel CVP (partito cristiano popolare); forse perche' quel partito e' contrario alla ricerca con le staminali embrionali umane?
Per ora mi trovo molto bene con l'FDP giacche' condivido i principi liberali e trovo che sia un bene se Stato e Religione restano separati. Cio' non significa che non sia piu' cattolica. Ogni giorno m'interrogo se quello che faccio sia eticamente sostenibile o no. E posso ancora dire che ogni giorno lo faccio con la coscienza pulita. Non ritengo giusto disfarsi semplicemente degli embrioni soprannumerari. Per me un modo di salvarli e' utilizzarli per scopi scientifici. Possiamo studiarli ed elaborare terapie per le persone che soffrono.
Come prosegue ora questa ricerca in Svizzera?
Per sviluppare le linee di cellule staminali potremo utilizzare solo i cento embrioni per i quali esiste un'autorizzazione. In seguito vorremmo inoltrare domanda per gli altri embrioni crioconservati disponibili. Ma non ce ne sono molti, forse duecento.
E poi?
Nel medio termine vorremmo lavorare anche con embrioni piu' recenti, magari derivati da un trattamento di fecondazione assistita e non impiantati nell'utero della madre. Oggi vengono distrutti perche' la legge proibisce di congelare gli embrioni. E cosi' ogni anno in Svizzera se ne buttano via a centinaia. Attualmente stiamo esaminando, attraverso un progetto interdisciplinare, se e a quali condizioni sia possibile guadagnare questi embrioni alla ricerca. E anche come e quando si possa chiedere ai genitori di donarli alla scienza. E' una circostanza altamente emotiva che comporta tanta delicatezza.

Fonte: Aduc (07/09/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: Jaconi, intervista, staminali
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