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In arrivo le cellule «pace-maker»


Al congresso di Marilleva: per ora esperimenti solo sugli animali

Quel minuscolo apparecchio computerizzato che fa pulsare il cuore con la dovuta regolarità, fra una manciata di anni potrebbe diventare un aggeggio inutile o, comunque, alternativo. I cardiologi infatti guardano entusiasti ad una nuova soluzione, che promette di riscattare i malati dalla dipendenza dovuta agli stimolatori elettrici. Un pace maker biologico, senza macchinetta né sensori. Si tratta di riprogrammare in laboratorio le cellule cardiache per trasformarle in cellule che «eccitano» il cuore, cioè gli trasmettono il ritmo opportuno. «Gli studi sono a buon punto - ha annunciato Riccardo Cappato, policlinico San Donato di Milano, al congresso internazionale sulle aritmie cardiache in corso a Marilleva -. Ci troviamo di fronte a un’opportunità terapeutica straordinaria, senza limiti. Il paziente non riceverebbe più una cura palliativa, quali sono gli attuali pace maker , ma potrebbe guarire».
Il sistema è in via di sperimentazione sugli animali presso il centro di Michael Rosen Columbia University di New York. Le cellule riprogrammate hanno già dimostrato di saper dare origine a impulsi. Ora si proverà a reinocularle, arricchite delle nuove informazioni, nel cuore dei topini e vedere se riescono a svolgere lo stesso lavoro delle cellule malate che sono andate a sostituire.
Ogni anno hanno bisogno di pace maker circa 150 mila persone, 25 mila in Italia, colpite da bradiaritmie. In condizioni normali un impulso elettrico scaturisce spontaneo ogni 0,8 secondi dal nodo del seno cardiaco. Se però c’è un blocco, le aree vicine non ricevono stimolazione e l’irregolarità degli impulsi provoca gravi conseguenze, fra cui svenimento o morte. Nei bradiaritmici il cuore procede a ritmi lenti, a bassa frequenza. Per dargli un impulso meccanico vengono impiantati pace maker con fili che lavorano come sensori e avvertono il computer quando deve far partire la stimolazione. «Il grande vantaggio delle soluzioni biologiche è di poter prelevare e reimmettere le cellule con due cateterismi da 10 minuti ciascuno - spiega Cappato -. Oggi abbiamo pace maker di ottima qualità, ma sono pur sempre macchine che nel giro di 3-7 anni vanno revisionate».
I disturbi del ritmo cardiaco colpiscono un italiano su dieci e, sebbene in molti casi benigni, possono causare la morte improvvisa. Gli esperti riuniti a Marilleva hanno messo in guardia i giovani sul rischio del pogo, il nuovo ballo tutto spinte e gomitate che fa furore nelle discoteche. Un colpo anche non violento al petto nel momento critico può scardinare la successione dei battiti.

Fonte: Corriere della sera (26/01/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
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