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Stanno diffondendosi gli interventi genetici su animali domestici


Etica profondi dissensi sulla sperimentazione

Sulla manipolazione genetica si sta creando una profonda divaricazione culturale fra Europa e America. La discussione riguarda, come è noto, la manipolazione genetica umana e animale, attraverso la quale si tenta di produrre organi o tessuti utili per curare alcune malattie dell'uomo, ma si possono anche condurre sperimentazioni che suscitano profondi dissensi sul piano etico e religioso. E riguarda anche la manipolazione dei vegetali per la produzione agricola, visto che le coltivazioni tradizionali di tutto il pianeta sono diventate insufficienti per una umanità in costante crescita. Temi di grande impatto etico, politico ed economico, su cui gli orientamenti e le norme sono talvolta molto diversi sulle due sponde dell'Atlantico. Il campo sembra infinito, e per molti versi terrificante. Ci sono studiosi impegnati nel tentativo di risvegliare certi geni che dormono da lunghissimo tempo nel patrimonio degli uccelli. Inseguono il sogno utopico di rifare l'evoluzione all'indietro e di ricreare i dinosauri che di quegli uccelli sono gli antenati. Già qualche anno fa ricercatori della City University di New York hanno trapiantato cellule cerebrali di quaglia in embrioni di pollo, ottenendo dei pulcini che reagivano al richiamo delle quaglie e non a quello delle galline. In altri laboratori si sono prodotti moscerini delle frutta con un paio di ali in più, o con genitali supplementari al posto degli occhi. E in Giappone sono stati creati altri moscerini con alterazioni del comportamento sessuale, come ad esempio maschi che cercano di accoppiarsi con altri maschi, oppure femmine che aggrediscono i maschi decisi ad accoppiarsi con loro. Minacciando così pure, per inciso, di aprire un nuovo capitolo della spinosa questione del carattere genetico o culturale dell'omosessualità.
Ma è curioso e anche sconcertante che la tecnica della manipolazione genetica cominci ad essere usata in America (e in Asia) anche in un campo del tutto diverso e più frivolo, quello della produzione di inediti esemplari di animali domestici e da appartamento, i cosiddetti "pets". Recentemente in California e poi in altri Stati americani è stato messo in vendita il cosiddetto GloFish, pesce zebra cui è stato innestato un gene di corallo che gli dà una fluorescenza rossa. E già a Taiwan si vendeva un altro pesce zebra modificato con un gene di medusa, chiamato Night Pearl (Perla della notte), che risplende nell’oscurità. Esistono già topi e conigli luminosi. Viene da chiedersi quando potremo comprarci un cane a sei zampe. Le opinioni su questa tendenza coinvolgono, com'è chiaro, questioni di principio e suscitano profonda emotività. Sam Schuchat, commissario alla caccia e alla pesca dello Stato di California, a proposito della produzione di nuovi organismi al solo scopo di creare nuovi "pets", ha parlato senza mezzi termini di "un abuso del potere che abbiamo sulla vita". Ma i punti di vista in America sono diversi, e spesso inclinano alla pragmaticità. Un parere opposto è quello espresso da Michael Le Page sull'autorevole New Scientist, che parte dalla constatazione che da lungo tempo l'uomo crea "animali-Frankenstein" attraverso l'allevamento tradizionale. Pesci rossi che quasi non riescono a nuotare, gatti nudi senza pelo, bulldog con le mascelle deformate, e così via. In secondo luogo, Le Page ritiene che le tecniche di modificazione genetica potrebbero aiutare a correggere malformazioni tipiche dell'allevamento tradizionale, come i problemi dell'anca che affliggono alcune razze canine. La discriminante di principio che egli propone è quella di escludere la sofferenza degli animali. Negli USA, ricorda, non ci sono leggi federali che tutelino il benessere degli animali domestici, e molti paesi, fra cui la Gran Bretagna, non hanno firmato la Convenzione europea per la protezione degli animali domestici, che diffida gli allevatori a introdurre caratteristiche indesiderabili. C'è chi obietta che animali più o meno modificati possano sottrarsi al controllo umano semplicemente con la fuga, e ricorda i molti casi di animali esotici importati per puro piacere che sono fuggiti e si sono ambientati in habitat completamente estranei: come i pitoni birmani che sguazzano nelle paludi del sud degli Stati Uniti come se fossero a casa loro. D'altra parte ci sono specie in pericolo che si stanno estinguendo soltanto a causa dell'incrocio con animali domestici: è il caso del lupo che s'incrocia con i cani da pastore. Inoltre i produttori di pets geneticamente modificati sostengono che le modifiche stesse li rendono inadatti a vivere in natura: per esempio il GloFish spreca energia e sarebbe visibilissimo dai predatori. Tuttavia Le Page non trascura il rischio del "gene-cavallo di Troia", la teoria secondo cui un animale modificato e meno adatto a sopravvivere può condurre all'estinzione i suoi conspecifici originari se è più dotato di loro nella competizione sessuale. Si produce una generazione meno resistente, i cui sopravvissuti ne producono un'altra meno resistente, e così via fino all'estinzione. La sua proposta conclusiva è quindi che i produttori garantiscano la sterilità degli animali e si assumano in proprio il rischio del risarcimento dei danni ecologici derivanti dai propri eventuali errori in proposito. Un punto di vista tipicamente americano.

Fonte: TuttoScienze (28/01/2004)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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