Forse in alcune proteine la chiave per sviluppare un test diagnostico per l'Alzheimer

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Individuate le 23 proteine che, se presenti in livelli alterati, possono fare diagnosticare la malattia

Uno studio pubblicato dagli Annals of Neurology sembra promettere lo sviluppo si un test diagnostico efficace per la malattia di Alzheimer.
Oggi, anche nelle strutture sanitarie dotate delle tecniche diagnostiche più accurate, ai pazienti non è possibile diagnosticare con certezza l'Alzheimer perché una diagnosi sicura e definitiva può essere fatta soltanto dopo il decesso del paziente, analizzando il tessuto cerebrale durante l’autopsia.
Ora però i ricercatori della Cornell University sostengono che, in un prossimo futuro, saranno possibili le diagnosi precoci di Alzheimer grazie all’analisi delle proteine presenti nel fluido spinale, anche se – sottolineano – un test diagnostico non potrà essere messo in commercio prima di alcuni anni.
La malattia di Alzheimer è la forma di demenza più frequente nei paesi occidentali (circa il 60% di tutti i casi). Il rischio di sviluppare la malattia aumenta progressivamente con l’età: essa colpisce circa il 5% delle persone oltre i 65 anni, ma dopo gli 85 anni d'età raggiunge il 20-40%.
Si tratta di una malattia degenerativa del cervello che principalmente si manifesta con un disturbo della memoria e che causa un progressivo decadimento cognitivo (demenza) ed una conseguente difficoltà (fino all'impossibilità totale) di svolgere le comuni attività quotidiane, con una grave riduzione dell’autonomia personale.
Nel 1907 il medico tedesco Alois Alzheimer ha descritto per la prima volta la malattia e individuò la presenza delle tipiche lesioni (placche senili e gomitoli neurofibrillari) nel cervello di una donna di 51 anni affetta da demenza progressiva.
Il neurologo Norman Relkin del Cornell University Medical College spiega la svolta di questa nuova ricerca: "Abbiamo trovato 23 proteine presenti in livelli alterati nei pazienti affetti da malattia di Alzheimer.

Quando presenti insieme, forniscono delle ‘impronte digitali’ della patologia. Solo alcune di queste proteine erano già state associate all’Alzheimer in passato. I nostri studi indicano che il test da noi messo a punto ha un’accuratezza del 94 per cento, mentre gli specialisti più esperti non diagnosticano correttamente che il 90% dei casi”.
Il test ha però una controindicazione: è necessario prelevare il liquido spinale dalla colonna vertebrale, una procedura molto invasiva. Il fluido spinale è necessario in quanto è l’unico componente in costante contatto con il cervello, mentre il sangue risente di troppe influenze da parte di altri organi e potrebbe dare risultati non attendibili.
Alcune aziende farmaceutiche si sono dette interessate a sviluppare il test e sono già in contatto con i ricercatori che continueranno le loro ricerche al fine di rendere possibile la diagnosi di casi di malattia di Alzheimer sempre più precocemente.

Redazione (18/12/2006)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: Alzheimer

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