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Prevenzione della senescenza


L’antinvecchiamento verrà dalle surrenali?

Molti anziani, uomini e donne, utilizzano sempre più e senza alcun controllo medico un prodotto chiamato DIEA (deidroepiandrosterone) come presunta arma contro l'invecchiamento. In Europa il suo uso è particolarmente diffuso in Francia, dove è stato lanciato diversi anni fa. Negli Stati Uniti il DIEA è addirittura classificato come integratore alimentare e come tale si può acquistare senza ricetta medica anche nei supermercati. Al DIEA gli utilizzatori attribuiscono notevoli proprietà di prevenzione di molti disturbi imputati alla vecchiaia. Cosa c'è di vero? Quali sono le vere indicazioni? Le ghiandole surrenali dell’uomo e dei primati superiori secernono grandi quantità di DIEA e di un suo derivato sotto forma di solfato chiamato DIEAS. Il ruolo fisiologico degli androgeni surrenali non è ancora del tutto chiarito ma l'importanza del DIEA e del DIEAS come precursori degli ormoni sessuali è indiscutibile. Si possono entrambi considerare come «genitori» di questi ultimi ormoni ottenuti mediante una conversione metabolica dei precursori dando origine a diversi steroidi sia androgeni sia estrogeni cioè a ormoni sessuali maschili (come il testosterone) o femminili (come l'estradiolo). Una caratteristica notevole del DIEA e del DIEAS è la loro progressiva diminuzione man mano che l'individuo (uomo e donna) avanza in età. La loro produzione inizia già in età fetale per cadere alla nascita e riprendere nuovamente a 5-7 anni fino a raggiungere un massimo intorno ai trentanni. Da quell'età in poi si verifica una continua e progressiva diminuzione per giungere a un 10-20% dei livelli adulti all'età di 80-90 anni.
Il DIEAS è particolarmente basso nelle donne anziane. Negli animali di laboratorio il DIEA ha effetti benefici come la prevenzione del diabete, dell’obesità, di danni cardio-vascolari; inoltre aumenta le difese immunitarie e contro alcuni tumori. Partendo da questi dati si è fatta l'ipotesi che il declino dei livelli di DIEA durante l'invecchiamento potrebbe spiegare molti disturbi associati all'età avanzata e che quindi una terapia di sostituzione analoga a quella a base di estrogeni utilizzata nella menopausa femminile potrebbe giovare. Dunque una somministrazione precoce di DIEA potrebbe esercitare un effetto non soltanto benefico ma anche protettivo, simile a quello visto negli animali in laboratorio. Ma quali sono stati gli effetti clinici del DIEA constatati finora nell'uomo mediante studi clinici controllati? Sei studi clinici con «doppio cieco» e placebo sono giunti alla conclusione che la somministrazione di DIEA a persone di 60 anni e oltre non ha prodotto alcun effetto sul senso di benessere e sull'umore. Altri quattro studi clinici su anziani sani non hanno potuto dimostrare un effetto sulla memoria o un miglioramento cognitivo in generale. In un altro studio conclusosi recentemente non si è osservato alcun effetto di miglioramento cognitivo in pazienti affetti dalla malattia d'Alzheimer. Poiché parliamo di precursori di ormoni sessuali si potrebbe pensare a un effetto del DIAE sulla libido e sulla funzione sessuale in genere. Su quattro studi compiuti in uomini e donne oltre i 60 anni, tre sono risultati negativi e uno ha dimostrato un leggero effetto positivo sulla funzione erettile. Per quanto riguarda i rischi cardiovascolari, i risultati di 8 studi clinici sono assai discordanti e in uno studio su donne si è notata una diminuzione del "colesterolo buono" con l’avvertimento che il DIEA potrebbe essere dannoso sui vasi sanguigni se utilizzato a lungo termine. Altri studi eseguiti sulle difese immunologiche, l'osteoporosi, la densità ossea e la forza muscolare non hanno prodotto risultati uniformi o tali da suggerire una raccomandazione terapeutica per il DIEA. Per quanto riguarda l'effetto sui tumori, anche qui non si sono avuti chiari risultati, con la riserva proveniente da dati sperimentali su animali che hanno dimostrato un possible effetto cancerogenico del DIEAS. Ciò porrebbe serie riserve sulla sicurezza di terapie a lungo termine. In conclusione, tenendo conto del fatto che gli studi clinici finora eseguiti sono stati scarsi, di breve durata, su pochi soggetti e in molti casi senza controlli (lo studio controllato maggiore sul DIEA eseguito su soggetti 280 anziani e durato 12 mesi produsse scarsi risultati positivi) non si può arrivare a una conclusione né su un possibile effetto benefico né sulla sicurezza di una terapia di sostituzione a lungo termine a base di DIEA in persone anziane. Non c’è quindi, oggi, alcun motivo scientifico per raccomandare questa terapia.

Fonte: TuttoScienze (28/01/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
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