Perchè le epidemie vengono da est?
L’anno scorso la Sars (la famosa “polmonite atipica”) nel Guangdong (Cina meridionale), quest’anno l
PERCHÉ le epidemie vengono da est? L’anno scorso la Sars (la famosa “polmonite atipica”) nel Guangdong (Cina meridionale), quest’anno l’influenza aviaria nel Vietnam: sembra proprio che tutte le grandi emergenze epidemiche dei nostri giorni nascano in Estremo Oriente. Eppure, che l’Asia sia la madre di tutte le grandi epidemie potrebbe non essere una novità.
La Peste nera, che nel 1347 funestò anche l’Italia, fu la conseguenza dell’apertura della via della seta, e arrivò nei porti del Mediterraneo insieme ai topi infetti, trasportati nelle sacche dei cavalieri mongoli. Le epidemie di influenza umana, che ogni anno giungono da noi nel periodo invernale, quasi sempre vengono da Est e portano i nomi di quei luoghi: “Asiatica”, “Hong Kong”.
Ma allora, è lecito domandarsi perché ciò che oggi ci allarma e ieri ci ha colpito nasca proprio in quei luoghi lontani. La causa sembra risiedere nei mercati asiatici, dove gli animali vengono venduti vivi. Volatili, dalle anatre ai polli, mammiferi, come l’ormai famoso zibetto, maiali. Ce n’è per tutti i gusti, carni bianche e carni rosse, ma soprattutto il cliente vuole esser sicuro che si tratti di carni fresche, e il venditore lo accontenta offrendo animali vivi.
In questi enormi mercati, lo scambio di secrezioni (orali o fecali) di diverse specie animali facilita il passaggio di infezioni virali da una specie all’altra, e perché no, da una specie animale alla specie umana. Ricordate la Sars? Ormai è quasi certo, anche se non definitivamente provato, che il coronavirus che ne è la causa sia stato un dono dello zibetto, un piccolo mammifero utilizzato per le pellicce ma, almeno in Cina, anche per la sua carne prelibata. I ricercatori cinesi hanno isolato un virus simile a quello umano nello zibetto, e hanno trovato in percentuali elevate anticorpi contro il coronavirus proprio negli addetti ai mercati del Guangdong in cui si vendevano zibetti vivi. Con l’influenza umana qualcosa di analogo succede più spesso. Ogni anno i virus influenzali vanno incontro a piccole mutazioni e più raramente a grandi mutazioni. Le piccole mutazioni ci costringono ad aggiornare continuamente i vaccini ma non causano in genere epidemie gravi o particolarmente estese. Le grandi mutazioni avvengono più raramente ma danno vita a fenomeni di particolare gravità. Anche in questo caso il punto di partenza sarebbe rappresentato dal passaggio di un virus nuovo da un animale, probabilmente il maiale, all’uomo. Ma il maiale rappresenterebbe solo un ospite intermedio, recettivo sia nei confronti di virus aviari (si pensa che i volatili acquatici rappresentino il serbatoio naturale dell’infezione) sia di virus umani: nel maiale avverrebbe una sorta di mescolamento vero e proprio di geni provenienti dai due virus. Questo processo sarebbe stato alla base delle epidemie del 1957 (Asiatica) e del 1968 (Hong Kong). Gli allevamenti misti di maiali e volatili, nelle province meridionali della Cina, sarebbero una delle cause dell’origine di queste epidemie. Anche l’influenza aviaria, che ha causato per la prima volta vittime umane nel 1977 a Hong Kong, si ripresenta ora in Asia. Anche se i casi di trasmissione diretta dell’infezione dai volatili all’uomo sono rari ed il virus non sembra ancora in grado di passare da uomo a uomo, l’Oms mette in guardia rispetto al futuro. Ecco perché bisogna intervenire subito, eliminando quella che secondo gli esperti rimane la “zona calda” in cui si verifica il passaggio dell’infezione dai volatili all’uomo: ancora una volta i mercati di animali vivi della grande Asia, fonte di saggezza ma anche, talvolta, di apprensione.
Fonte: (30/01/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
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