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Arriva la chemioterapia soft e mirata


Risultati positivi per una molecola capace di concentrarsi nei tessuti tumorali del colon e del seno

Diventano realtà il farmaco intelligente anticancro e la chemioterapia soft. Studi mondiali, in cui ha avuto un ruolo decisivo l'Istituto nazionale dei tumori di Milano, portano alla ribalta una molecola che dà risultati positivi in almeno in due situazioni difficili: i tumori avanzati del colon-retto e della mammella. E viene sperimentata, con buone prospettive, anche contro i carcinomi del polmone, della vescica, del rene e del pancreas. Nel tumore del colon la massa tumorale si è ridotta del 26% (contro il 17% ottenuto dalla terapia tradizionale) e la malattia si è stabilizzata nel 48% dei casi, secondo due studi portati avanti su più di 750 pazienti in Italia e in Europa. La molecola si chiama capecitabina, e va a collocarsi nel tessuto tumorale in una concentrazione sette-dieci volte maggiore che nel resto dell'organismo. Giunta a destinazione, si trasforma in 5-fluorouracile, farmaco che previene la duplicazione del Dna delle cellule neoplastiche, ne arresta la crescita e le distrugge. Si inaugura la chemioterapia target oriented. Da solo, il 5-fluorouracile colpisce sia le cellule malate sia quelle sane, e perciò provoca pesanti effetti collaterali. La capecitabina li evita o li riduce enormemente: si muta in 5-fluorouracile quando è giunta nel tessuto tumorale, sfruttando un enzima che si trova in quantità molto più elevate nelle cellule neoplastiche che in quelle sane. Maggiore concentrazione nel tumore, e quindi maggiore efficacia; buona tolleranza, e alto gradimento manifestato dai pazienti, ai quali la molecola assicura un netto miglioramento della qualità di vita. Sono questi i vantaggi del prodotto, già disponibile nei centri oncologici e nelle farmacie degli ospedali, come ha spiegato Emilio Bajetta, uno dei massimi esperti di tumore del colon-retto, direttore del dipartimento di oncologia medica dell'Istituto nazionale tumori di Milano. Sulle doti della capecitabina, Bajetta ha tenuto la lezione magistrale al quinto Congresso nazionale del l'Associazione italiana di oncologia medica che si è tenuto la settimana scorsa a Roma. Gli studi. Le caratteristiche della nuova molecola sono emerse grazie a due ricerche internazionali altamente qualificate e a una lunga sperimentazione.
La prima è stata coordinata dalla Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota. «A questo studio, riservato a centri specializzati di riconosciuto prestigio, l'Istituto nazionale tumori di Milano ha fornito una delle casistiche più significative» dichiara Bajetta. Ma la seconda ricerca rivela un'altra, innovativa caratteristica della capecitabina: «È possibile aumentare il potenziale terapeutico, combinando questa molecola con altri farmaci, capaci di sviluppare con essa un potente sinergismo». Per esempio, si è visto che la capecitabina, abbinata a un inibitore delle cox2, evita la formazione di polipi intestinali. Risultato molto importante per quanti sono esposti alla poliposi familiare o ricorrente. Con questo secondo studio, ideato e condotto dall'Istituto tumori di Milano, si è andati oltre i risultati ottenuti dalla Mayo Clinic. Tra un paio di mesi, la ricerca verrà pubblicata dalla rivista «Cancer». È stato uno studio molto fruttuoso: ha rivelato, tra l'altro, che, se si somministrano insieme la molecola della capecitabina e quella dell'irinotecan, «la massa tumorale si riduce significativamente o addirittura scompare» in una percentuale di malati compresa fra il 45 e il 51 per cento. Mancano ancora i dati sull'aumento della sopravvivenza. I vantaggi. Comunque, per comprendere tutta la novità rappresentata dalla capecitabina, bisogna rendersi conto che, grazie a questa molecola, si mette fine a una serie di gravi inconvenienti e disagi che il paziente deve sopportare con la terapia tradizionale. Cicli di cura debilitanti, frequenti ricoveri in ospedale, applicazione chirurgica di cateteri. La nuova terapia è orale; il paziente si cura a domicilio. Il trattamento tradizionale del cancro avanzato del colon-retto richiede invece l'infusione dei farmaci, per mezzo di un catetere che arriva nell'atrio destro del cuore. L'intervento per impiantare questo apparecchio comporta rischi. Il maggiore è il pneumotorace (ingresso di aria nella cavità pleurica): nei pazienti anziani si verifica in due casi su dieci. Ma è frequente anche la rottura del catetere; l'impianto si muove e va a fermarsi nel cuore; e rimettere le cose posto non è certo un intervento di routine, fa notare Emilio Bajetta. Grazie alla capecitabina si volta pagina. La chemio soft. Ma il trattamento del tumore avanzato o metastatico del colon-retto e della mammella mira a prolungare la sopravvivenza del paziente, oltre che a migliorare la sua qualità di vita. Al quinto Congresso nazionale dell'Aiom si è detto che, secondo recenti studi clinici, questo obiettivo può essere raggiunto: i pazienti sottoposti alla chemio soft sopravvivono più a lungo e in condizioni migliori rispetto a chi riceve soltanto cure palliative. Fino a venti anni fa, per i tumori del tratto gastroenterico non esisteva nessuna terapia, sottolinea Bajetta. Oggi, se il tumore non è diffuso ad altri organi, l'89% dei malati è ancora vivo a cinque anni dalla diagnosi. Ma troppe volte, spiega Bajetta, la diagnosi è tardiva. Un tumore come quello del colon, infatti, cresce in un organo cavo, e perciò non dà sintomi fino a quando non raggiunge i 3-4 centimetri di diametro. Ma allora le cellule tumorali sono già diventate decine di miliardi. «Invece il paziente è fortunato - ricorda il primario dell'Istituto Tumori di Milano - quando il cancro, ancora in fase iniziale, provoca un sanguinamento. Ne deriva una diagnosi precoce e la malattia può essere vinta». Il test. Anche se non esiste ancora un protocollo standard di screening, Bajetta raccomanda il test del sangue occulto, da eseguire annualmente dopo i 50 anni di età. E ricorda che la metodica più sicura per la diagnosi precoce è la colonscopia. Per la prevenzione primaria del cancro del colon-retto, il National cancer institute americano suggerisce alcune regole: rispettare una dieta povera di grassi (non più del 30% delle calorie totali), quasi del tutto priva di cibi salati, conservati o affumicati, e invece ricca di fibre, con verdura e frutta; moderare l'uso di alcoolici; non ingrassare.

Fonte: Il Sole24Ore (01/11/2003)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: chemio%, farmac%cancr
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