Confermata da gruppo di ricercatori toscani l’esistenza della “Sclerosi Multipla Benigna”
Sono stati pubblicati su Brain, una delle più importanti riviste internazionali in ambito neurologico, i risultati ottenuti da un gruppo di ricerca costituito in Toscana che ha focalizzato l’attenzion
Sono stati pubblicati su Brain, una delle più importanti riviste internazionali in ambito neurologico, i risultati ottenuti da un gruppo di ricerca costituito in Toscana che ha focalizzato l’attenzione su forme di sclerosi multipla (SM) ad evoluzione più favorevole, attualmente definite come “SM benigne”. Nella SM benigna, che rappresenta il 20-25% dei casi di SM, il decorso della malattia è più lieve, per lungo tempo caratterizzato da una sostanziale assenza di disabilità neurologica. Le forme di SM benigne possono tuttavia essere individuate solo dopo molti anni dall’esordio, a causa della mancanza di elementi clinici o di laboratorio certi (markers) indispensabili per il loro riconoscimento.
La ricerca del gruppo toscano, coordinato dalla Prof.ssa Maria Pia Amato (Professore Associato Clinica Neurologica I, Università degli Studi di Firenze, Direttore Prof. S. Sorbi), dal Prof. Nicola De Stefano (Professore Associato Dipartimento Scienze Neurologiche e del Comportamento, Università degli Studi di Siena, Direttore Prof. A. Federico) e dal Dr. Leonello Guidi (primario U.O. Neurologia, Ospedale di Empoli), ha riguardato soprattutto lo studio di un marker di risonanza magnetica (RM) affidabile per una precoce identificazione della forma benigna della patologia. E’ stata utilizzata una metodica nuova, la RM con trasferimento di magnetizzazione (MT), in grado di misurare l’entità del danno dei tessuti.
Nell’indagine sono stati coinvolti 50 pazienti con SM benigna (con una storia di malattia > 15 anni e disabilità minima) confrontati con 50 pazienti SM a decorso recidivante remittente (RR) in fase iniziale, caratterizzati da disabilità minima e storia di malattia < 3 anni.
Per entrambi i gruppi attraverso la MT è stato determinato il danno del tessuto in termini di demielinizzazione e perdita delle fibre nervose e sono stati presi in considerazione il numero ed il volume delle lesioni per valutare il livello di compromissione del tessuto. L’ipotesi iniziale era che, qualora le forme benigne fossero state veramente tali, sarebbero state caratterizzate da un minor danno tissutale, perfino nel confronto con pazienti alle primissime fasi di malattia.
La misurazione è stata effettuata a livello delle lesioni della malattia, nel tessuto peri-lesionale della sostanza bianca e nella sostanza grigia della corteccia cerebrale ed ha mostrato che nei pazienti con SM benigna, pur in presenza di un numero e di un volume delle lesioni tendenzialmente maggiori rispetto ai pazienti RR, il tessuto cerebrale risultava meno compromesso.
Questi risultati potrebbero indicare che il sottogruppo dei pazienti benigni è caratterizzato da una maggiore resistenza intrinseca o da una maggior capacità di riparazione rispetto al danno dei tessuti prodotto dall’infiammazione e demielinizzazione, che potrebbero giustificare l’evoluzione particolarmente lieve della malattia.
I dati ottenuti dal gruppo toscano hanno confermato, pertanto, l’esistenza della SM benigna e, dal confronto con pazienti RR nei quali la malattia è insorta recentemente, hanno dimostrato che in questa forma di malattia il danno è decisamente inferiore, sia a livello delle lesioni sia a livello del tessuto perilesionale. Il minor danno che si riscontra nei pazienti con SM benigna può essere quindi legato a una minore gravità del processo infiammatorio e demielinizzante e/o ad un più efficiente processo di remielinizzazione e riparazione in risposta al danno tissutale.
I risultati ottenuti da questa ricerca potrebbero quindi individuare un marker affidabile per una precoce identificazione di quei pazienti che andranno incontro a un’evoluzione benigna di malattia nel lungo termine; elementi utili anche ad assistere il clinico nella decisione terapeutica e a fornire al paziente un'importante previsione prognostica.
La sclerosi multipla (SM) è una malattia infiammatoria cronica a carattere demielinizzante del sistema nervoso centrale (SNC). Colpisce prevalentemente giovani adulti tra i 20 e i 40 anni, e rappresenta, insieme ai traumi cranici, la principale causa neurologica di disabilità in questa fascia d’età. La prevalenza di malattia nel nostro Paese è stimata intorno a 80 casi/100.000 abitanti. La disponibilità di nuovi farmaci immunomodulanti e immunosoppressori fornisce oggi la possibilità di controllare l’evoluzione della malattia, e l’orientamento attuale è quello di avviare precocemente il trattamento.
Redazione (20/02/2007)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
Tag:
sclerosi multipla
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