L'attività fisica protegge il tessuto nervoso
Alcune sostanze (IGF-1 e anandamide), la cui produzione è stimolata dall'attività motoria, attivano la neurogenesi
Lo sport fa bene al cervello. Infatti è ormai dimostrato che l'esercizio fisico svolge un ruolo protettivo nei confronti del tessuto nervoso. Soprattutto l'attività aerobica (correre, camminare, ecc.) ha un'azione del tutto benefica in quanto migliora le abilità cognitive, ha un'azione antinvecchiamento cerebrale, migliora i deficit neurologici e motori causati dal alcune patologie neurodegenerative come il Parkinson, l'Alzheimer e la Sclerosi Multipla. Questi effetti positivi sono dovuti alla stimolazione delle cellule staminali cerebrali. Già da anni (circa dal 2000) si conoscono i vari meccanismi con cui l'attività fisica stimola la neurogenesi. Sono due le sostanze neuroattive implicate in quest'azione. Si tratta dell'IGF-1 (fattore insulino-simile di primo tipo) e dell'anandamide e vengono liberate dai muscoli durante il movimento e tramite il circolo sanguigno arrivano al cervello. Una ricerca spagnola, svolta a Madrid presso l'Istituto Cajal, ha dimostrato che, durante l'esercizio fisico, l'IGF-1 circolante viene assorbito meglio dal cervello, a livello del quale stimola la sintesi di BDNF e stimola l'eliminazione della proteina beta-amiloide (la proteina che si accumula nei pazienti affetti da Alzheimer).
I livelli di IGF-1 nel sangue rimangono però inalterati perchè la quantità in eccesso viene assorbita dai muscoli e dal cervello. Per quanto riguarda la seconda molecola, l'anandamide, questa si lega al recettore cannabinoide di primo tipo, lo stesso a cui si lega anche la marijuana. Dopo giorni di attività, nel sangue delle persone allenate alla corsa a piedi e in bici, i livelli della sostanza aumentano. Si tratta di una sostanza grassa e come tale può passare facilmente dal sangue periferico al cervello attraverso la barriera ematoencefalica. Sembra, da recenti studi, che il sistema endocannabinoide si attivi anche dopo 45 minuti di cammino a passo svelto. Inoltre questi segnali che partono dai muscoli e arrivano al cervello, stimolano anche la produzione del fattore nervoso di derivazione cerebrale - il BDNF - che attalmente è oggetto di studi per le sue possibili applicazioni nella terapia dei danni neurologici causati da ictus o da malattie degenerative. Le proprietà del BDNF sono molte. In laboratorio, infatti, è stata dimostrata la sua capacità di aumentare la sopravvivenza dei neuroni e di promuovere la crescita dei prolungamenti cellulari dei neuroni (dendriti e assoni). La somministrazione del BDNF negli animali protegge l'ippocampo e la corteccia dai danni prodotti da un'ischemia cerebrale. Inoltre è stata dimostrata anche la capacità di aumentare la plasticità cerebrale, cioè aumenta la capacità di creare nuove connessioni (sinapsi) soprattutto a livello dell'ippocampo. Infatti negli animali di laboratorio con deficit del gene deputato alla sintesi di questa sostanza, si osserva difficoltà di apprendimento e sinapsi più deboli. Infine il BDNF a sua volta è stimolato dalla serotonina che, a sua volta, viene stimolata dall'attività fisica. Esiste quindi una rete di relazioni tra le sostanze che stimolano le staminali e proteggono il cervello e queta rete è promossa dall'attività fisica. Ma anche l'alimentazione ha un ruolo fondamentale. Recentemente un gruppo di neurofisiologi giapponesi ha dimostrato con studi condotti su animali di laboratorio, che un'alimentazione ricca di DHA (acido docosaesaenoico, omega-3 a catena lunga) promuove la formazione di nuove cellule nervose nell'ippocampo. Quest'ultima scoperta è riportata su Neuroscience.
Redazione (03/05/2007)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag:
IGF-1,
anandamide,
neurogenesi,
neuroni
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