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Canada, trovato enzima colpevole sclerosi multipla


La sclerosi multipla si potrebbe combattere inattivando una sostanza naturale dellorganismo.
E la speranza che nasce con la scoperta del pesante coinvolgimento di un enzima nella patologia, frut

La sclerosi multipla si potrebbe combattere inattivando una sostanza naturale dell'organismo.
E' la speranza che nasce con la scoperta del pesante coinvolgimento di un enzima nella patologia, frutto degli studi di Samuel David e della sua equipe presso la McGill University Health Centre di Quebec. Nella ricerca, appena pubblicata sulla rivista Neuron, gli scienziati hanno anche dimostrato che bloccando tale molecola nei topi malati si puo' arrestare la progressione dei sintomi e la gravita' della prognosi. Se cio' funzionasse anche nell'uomo allora forse gli esperti avrebbero in mano un bersaglio da colpire contro la grave malattia.
La molecola scoperta e' l'enzima citosolico-fosfolipasi A2 (cPLA2), colto in flagrante nei siti delle lesioni del sistema nervoso associate alla sclerosi.
Questo enzima e' attivato da alcune delle tante sostanze note per il loro ruolo nella malattia, rilasciate dalle cellule di difesa del corpo che, nei malati, vanno letteralmente 'in tilt', attaccando il sistema nervoso degli stessi.
Infatti la sclerosi multipla, una delle piu' comuni forme neurodegenerative tra i giovani, e' un disturbo auto-immunitario, in cui cioe' il sistema di difesa dell'organismo si rivolta contro se stesso.
Nella sclerosi pian piano i linfociti attaccano la mielina, la guaina isolante i nervi. Man mano che questo 'rosicchiamento' progredisce le strutture nervose perdono efficienza di trasmissione del segnale che si disperde nei 'buchi' lungo il suo viaggio. A lungo andare l'impulso nervoso non riesce piu' a viaggiare e le persone perdono sensibilita' ed acquisiscono disturbi motori.
L'enzima cPLA2 gioca un ruolo nel metabolismo della mielina, sostanza composta principalmente da grassi e, poiche' cPLA2 e' molto abbondante laddove vi sono lesioni mieliniche, gli esperti canadesi hanno sospettato fosse complice della malattia.
A dargli ragione i loro successivi esperimenti sui topi. Nei roditori malati, infatti, una sostanza che spegne cPLA2 diminuisce la gravita' del male. Ma la cosa piu' sorprendente e che fa ben sperare, sottolinea David, e' che cospicui miglioramenti si hanno anche quando l'inibitore di cPLA2 e' somministrato in una fase tardiva della malattia.
E' chiaro, conclude, che con la scoperta di questo agente di primo piano della sclerosi, nei prossimi studi bisognera' puntare a trovare sostanze attive contro di lui.

Fonte: ansa (05/02/2004)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
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