Convegno sulle malattie del cuore
E' sull'impianto di cellule staminali 'segnapassi' che si incentra la ricerca per riparare il cuore infartuato. L'argomento e' tra quelli dibattuti al quarto summit internazion
E' sull'impianto di cellule staminali 'segnapassi' che si incentra la ricerca per riparare il cuore infartuato. L'argomento e' tra quelli dibattuti al quarto summit internazionale sulla terapia delle sindromi coronariche acute, organizzato dall'Unita' operativa clinicizzata di cardiologia di Verona diretta dal prof. Corrado Vassanelli, che si e' svolto dal 19 al 21 giugno nel capoluogo scaligero. 'Di cellule staminali si parla da almeno 10 anni -ha detto il prof. Vassanelli-, ma solo oggi cominciamo a pensare di poterle usare in cardiologia'. Le 'segnapassi' sono staminali derivate dal midolo osseo, che sarebbero in grado di trasmettere l'impulso che determina il battito cardiaco come un pace marker naturale, migliorare le dimensioni della cicatrice infartuale e il volume infartuale; vari i tipi di problemi che pero' si pongono attualmente per il loro impiego: la difficolta' di seguire la loro differenziazione dopo il trapianto nell'uomo, il numero ottimale di cellule da trapiantare, tempi e modi del trapianto e la scelta della tipologia cellulare piu' efficace. La tempestivita' del trattamento dell'infartuato, con riperfusione o con angioplastica, ha sottolineato Vassanelli, e' comunque la 'cura' indispensabile per questa patologia che resta la causa piu' frequente di morte in Europa per gli uomini al di sotto dei 65 anni e la seconda per le donne; 'ogni minuto che passa sono grammi di cuore che muoiono, e la possibilita' di effettuare un elettrocardiogramma gia' in ambulanza ha consentito di abbassare da 124 a 70 minuti i tempi di intervento'. Per incrementare la sopravvivenza dei pazienti colpiti da infarto, ha concluso il prof.
Vassanelli, sara' necessario organizzare reti di intervento; altrettanto importante e' un'opera di culturalizzazione che consenta a chiunque di individuare i sintomi della patologia, che si presenta prevalentemente come un'oppressione diffusa, retrosternale, che dura circa mezz'ora.
'Sembrerebbe che il cuore abbia delle proprie cellule progenitrici, in grado, dopo essere state trattate, di riparare il cuore infartuato'. Ad affermarlo e' il prof. William Wijns, del Centro cardiovascolare Olv di Aalst (Belgio) e presidente della Societa' europea di cardiologia interventistica. Il professore si e' quindi soffermato sulle sperimentazioni dell'applicazione di cellule staminali nella fase acuta dell'infarto, che finora hanno evidenziato solo risultati dinamici, con la ripresa della funzionalita' del cuore, ma non hanno dimostrato risultati clinici. Sottolineando che le cellule usate sono prelevate dal midollo dello stesso paziente, per evitare i problemi etici che porrebbero l'impiego di quelle embrionali, il prof. Wijns ha spiegato che prima dell'impianto queste vengono preparate in laboratori specializzati e certificati per ottenerne una frazione mononucleare; al paziente, che nel frattempo e' gia' stato sottoposto a terapia (perfusione o angioplastica), vengono quindi iniettate direttamente nell'arteria lesionata. 'Finora la sperimentazione e' stata effettuata per infarti di dimensioni contenute e c'e' il sospetto che questa terapia determini una accelerazione di patologie arteriosclerotiche'. La fase successiva della sperimentazione prevede il trattamento di grandi infarti e la verifica che le cellule siano solo in grado di stimolare la funzionalita' cardiaca o possano anche riprodursi. E' stata invece abbandonata la strada di iniettare mioblasti (staminali che rigenerano il muscolo) nei cardiopatici cronici, ha detto il prof. Wijns, perche' 'si verificavano aritmie gravi e fibrillazioni'.
Fonte: (28/06/2007)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag:
staminali,
segnapassi,
infarto,
cuore
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