Intervista al fondatore dell'Istituto di cellule staminali I-Stem
Alla vigilia dell'inaugurazione del suo nuovo laboratorio, Marc Peschanski ha aperto ai media le porte degli ampi locali di I-Stem ("I" sta per istituto, "Stem" per staminali).
Alla vigilia dell'inaugurazione del suo nuovo laboratorio, Marc Peschanski ha aperto ai media le porte degli ampi locali di I-Stem ("I" sta per istituto, "Stem" per staminali). Aperta nel 2005, l'unita' installata nel campus di Genocentre a Evry, appartiene a Inserm, all'Universita' di Evry e all'Associazione francese contro le miopatie (AFM). E' finanziata al 50% da Telethon. I-Stem e' la Sua creatura, il Suo bebe'? Ho conosciuto il successo ottenendo remissioni nella malattia di Huntington all'ospedale Henri-Mondor di Creteil (Val-de Marne). L'idea era di trapiantare nel cervello dei pazienti neuroni provenienti da feti derivanti da interruzioni volontarie di gravidanza. Avevo realizzato l'esperimento pilota, che riguardava cinque malati. Quando lo studio si e' esteso a dieci centri in Francia e poi in Europa, ho passato la mano alla dottoressa Anne-Catherine Bachoud-Levi, valente clinico. Avevo consacrato quindici anni della mia vita a quei lavori e provavo il bisogno di fare altro. Il progetto I-Stem nasce in quel momento. Insomma, Lei e' come uno scrittore che si chiede cosa fare dopo il premio Goncourt? I sentimenti che ho provato in quel momento erano senz'altro comparabili. Non mi vedevo fermo sullo stesso progetto per altri dieci anni. Quando arriva il momento di gestire, io mi stanco. Per creare I-Stem mi sono dovuto battere nuovamente, ed e' esattamente quello che mi piace. Ho presentato il progetto al fondatore di Telethon, Bernard Barrataud, in un ufficio surriscaldato dalla canicola dell'estate 2003. Poi e' stato necessario convincere dei parlamentari come Pierre-Louis Faniez, per far si' che la revisione della legge di bioetica, nel 2004, lo rendesse possibile. In seguito ho riportato dagli Stati Uniti dei ricercatori che conoscevano la materia. Siamo stati i primi in Francia a importare cellule staminali embrionali. Perche' s'interessa alle cellule staminali d'origine embrionale, anziche' alle cellule staminali adulte? Ci sono due grandi differenze tra loro.
In primo luogo, le cellule staminali embrionali sono immortali mentre le cellule adulte invecchiano e alla fine muoiono. Inoltre, le prime sono pluripotenti, vale a dire che possono trasformarsi in cellule della pelle, delle ossa, del cuore, di qualsiasi organo. Le seconde non possono dare che qualche tipo di cellula. La Francia ha recuperato il ritardo nel campo delle cellule staminali embrionali? Il segnale di partenza e' stato dato alla fine del 2004, con il voto sulla nuova legge di bioetica. Abbiamo sette anni di ritardo rispetto all'equipe che ha creato, negli Stati Uniti, la prima linea di cellule staminali embrionali. Nel frattempo i ricercatori stranieri hanno provato a comprendere i meccanismi che reggono le cellule staminali. Noi non tentiamo di metterci in concorrenza sulla ricerca di base. Vogliamo passare direttamente all'applicazione individuando una nicchia, quella delle malattie dette monogeniche, legate alla mutazione di un solo gene. E' il lavoro condotto, per esempio, da Anselme Perrier, che trasforma le cellule staminali embrionali in cellule di striato, la parte del cervello leso nella malattia di Huntington. Con I-Stem avete i mezzi per le vostre ambizioni? Siamo partiti come un'operazione di commando con una ventina di persone, una quindicina delle quali non le conoscevo prima. Oggi, i nostri effettivi superano la sessantina di persone. Al termine contiamo di avere 150 dipendenti. L'anno scorso, abbiamo stipulato un accordo con AFM di un raddoppio dei fondi che riusciamo a raccogliere dagli altri partner. Quest'anno il nostro bilancio e' di 6 milioni di euro. In seguito dovrebbe stabilizzarsi sui 10 milioni di euro. I-Stem e' stata al centro della polemica con alcuni membri della chiesa cattolica in occasione dell'ultimo Telethon. Ha qualche timore per il futuro del laboratorio? Abbiamo cominciato a preoccuparci quando i vescovi hanno preso la parola per condannare le ricerche con gli embrioni. La cosa inquietava soprattutto l'AFM, che e' il nostro primo finanziatore. Ma siamo stati salvati dal presidente della Repubblica dell'epoca, Jacques Chirac, che ci ha ricevuti ufficialmente all'Eliseo dicendo che noi eravamo l'onore e la morale della Nazione. Lo dico senza alcun retropensiero, giacche' non ho mai sostenuto Jacque Chirac (ndr: Marc Peschanski e' un militante dichiarato di "Lutte ouvriere", il movimento di Arlette Laguiller). Da dove provengono le cellule che sono la base delle vostre ricerche? Attualmente lavoriamo su linee di cellule staminali importate dall'estero, come quelle portatrici della malattia di Steinert, che vengono dal Belgio. Ma abbiamo ottenuto anche, nel luglio 2006, l'autorizzazione dell'Agenzia di biomedicina per realizzare una banca di cellule mutate provenienti da embrioni scartati durante le diagnosi pre-impianto effettuate in uno dei tre centri specializzati in Francia, quello di Strasburgo, diretto da Stephane Viville. La nostra collaborazione comincia ora. Cosa possono sperare i malati? All'AFM, tutti i giorni incrociamo malati in carrozzina. Abbiamo una responsabilita' verso di loro; fa parte dell'anima di I-Stem. Da un lato, eseguiamo lavori di terapia cellulare. Per esempio, cerchiamo di rimpiazzare -per ora sugli animali- le cellule cardiache che degenerano nel progredire della miopatia di Duchenne. D'altra parte, sperimentiamo medicinali che potrebbero correggere i difetti espressi dalle cellule mutate. Per far questo, disponiamo di un robot capace di gestire senza intervento umano le colture di cellule disposte in 40.000 contenitori. Confidiamo in esperimenti clinici sull'uomo entro cinque anni.
Tratto da L'Express dell'11 settembre 2007 (traduzione di Rosa a Marca)
Fonte: (25/09/2007)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag:
I-Stem,
Peschanski,
staminali
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