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Nuova tecnica di visualizzazione di proteine e cellule

Linfociti T killer contro cellula cancerosa


La tecnica utilizza i Quantum Dots per “illuminare” proteine contenute in cellule vive, utile per lo studio di malattie autoimmuni e tumori

E' stata messa a punto una nuova tecnica di visualizzazione delle proteine e delle cellule. Lo studio è stato condotto da Roberto Bonasio, che ha da poco ottenuto il suo PhD ad Harvard grazie al finanziamento della Fondazione Giovanni Armenise-Harvard, in collaborazione con il dottor Christopher Carman e il professor Ulrich von Andrian. I ricercatori sono riusciti a legare dei segnali luminosi a specifiche proteine in cellule vive. Questa idea base non è nuova ma per la prima volta sono riusciti a fare ciò con Quantum Dots (punti quantici) legati alla proteina in modo covalente. I vantaggi dell'utilizzo dei Quantum Dots sono principalmente due: emettono molta più luce delle molecole usate abitualmente e il legame covalente permette di seguire proteine e cellule per tempi molto più lunghi.

Lo scopo ultimo dei ricercatori era quello di osservare il movimento delle proteine all'interno di cellule vive e nel loro ambiente fisiologico, cioè in topi anestetizzati, sottoposti a chirurgia e osservati al microscopio. Questa nuova tecnica permette di vedere i linfociti migrare in un linfonodo in un topo vivo. Questo serve per poter comprendere meglio i meccanismi molecolari della risposta immunitaria e di conseguenza a migliorare i vaccini e a studiare malattie autoimmuni e i tumori.
Bonasio ha anche scoperto, durante il suo lavoro svolto a Boston, una nuova rotta migratoria che, attraverso il sangue, permette alle cellule dendritiche (le cellule “sentinella” del sistema immunitario) di trasportare antigeni da vari luoghi dell'organismo al timo dove i linfociti T “autoreattivi” (cioè quelli che possono reagire contro molecole dell'organismo scatenando malattie autoimmuni) vengono in contatto con queste molecole e sono rimossi prima che vadano a danneggiare i tessuti periferici. Grazie a questa rotta migratoria, le cellule dendritiche sembrano essere in grado di fermare i linfociti T autoreattivi prima che completino la loro "educazione".
Comprendere al meglio questo processo è essenziale per riuscire a combattere malattie autoimmuni sia per cercare un modo per eliminare il problema del rigetto nei trapianti. Questo studio è stato condotto nel laboratorio del professor Ulrich con Andrian, con la collaborazione della dr.ssa Lucila Scimone, e pubblicato su Nature Immunology.

Redazione MolecularLab.it (28/09/2007)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: quantum dots, autoimmune, immunitario
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