Cresce la ricerca, ma solo «profit»
Partecipiamo al 73% delle ricerche multicentriche internazionali eseguite nel nostro Paese, abbiamo un po rallentato la marcia alla conquista delle prime fasi di sviluppo dei farmaci, manteniamo una
Partecipiamo al 73% delle ricerche multicentriche internazionali eseguite nel nostro Paese, abbiamo un po' rallentato la marcia alla conquista delle prime fasi di sviluppo dei farmaci, manteniamo una forte presenza nelle sperimentazioni di Fase 3 (54,5%) e la ricerca non profit resta più che mai la "cenerentola" del settore. Il rapporto. L'identikit aggiornatissimo della ricerca clinica italiana è contenuto nell'ultimo rapporto dell'Osservatorio nazionale sulle sperimentazioni cliniche dei farmaci della Salute (Ossc), diretto da Carlo Tomino: unica banca dati del genere esistente finora nella Ue (l'equivalente europeo, Eudract, sarà operativo solo tra alcuni mesi). I dati analizzati riguardano 1.924 studi registrati nella banca dati da sponsor e comitati etici tra il primo gennaio 2000 e il 30 giugno 2003 e confermano che l'Italia è ormai stabilmente presente negli studi internazionali (73,3% nel primo semestre 2003 contro il 52% del 2000: valore complessivo 2000-2003 62,2%). Si è invece in parte arrestata la crescita della ricerca italiana verso gli stadi iniziali dei test nell'uomo: nel primo semestre 2003 gli studi di Fase 1 (quelli iniziali effettuati su volontari sani) hanno rappresentato l'1,6% del totale (contro il 2% del 2002; 1,3% nei tre anni e mezzo in esame); quelli di Fase 2 si sono attestati al 34,4% (valore complessivo 34,5%). In crescita, invece le sponsorizzazioni "commerciali".
Le aziende farmaceutiche sostengono il 77,6% della sperimentazione clinica nazionale (contro il 76,6% registrato a giugno 2002), mentre i promotori indipendenti hanno perso ancora terreno: aziende ospedaliere, Asl, associazioni scientifiche, Irccs, Università hanno dato vita al 22,4% degli studi (contro 23,3% del 2002). La concentrazione. Il panorama complessivo è comunque ad alto tasso di concentrazione. In particolare, le prime 21 aziende su 180 promuovono il 59,6% degli studi clinici, le prime 50 l'81,3 per cento. Idem per i promotori non profit: i primi 21 enti su 122 concentrano il 61,8% degli studi, i primi 50 l'80,9%. Da segnalare, in testa alle rispettive classifiche, le multinazionali Novartis e Glaxo SmithKline (82 studi ciascuna) e il S. Matteo di Pavia, stabile al primo posto con 38 studi e tallonato dal S. Raffaele di Milano (35). Decisamente concentrata anche l'attività dei "decisori", ovvero i Comitati etici dei centri coordinatori, incaricati di valutare e avallare il protocollo delle sperimentazioni multicentriche. Sono in tutto 149, su un totale di 299 accreditati dalla Salute: i primi 25 sono coinvolti nel 68,5% delle sperimentazioni. In questo caso a guidare la classifica è il comitato etico della Fondazione S. Raffaele Monte Tabor (141 sperimentazioni), seguita ancora dal S. Matteo di Pavia (126). Poco pubblico. Poco gratificante, infine, per le strutture del Ssn la mappa aggiornata delle sedi scelte per la ricerca: gli ospedali delle Asl ospitano il 32.5% degli studi (contro il 42,3 registrato fino a giugno 2002), le aziende ospedaliere il 30.4% (era il 30,5%). Stabili invece le posizioni di vertice nella classifica territoriale: la ricerca clinica si concentra in Lombardia (21,6%), Emilia (10,7%), Lazio (8,9%), Toscana (8.4%) e Veneto (7,7%). Le altre Regioni, tutte assieme, rappresentano il 42,7% del totale. La distribuzione territoriale è peraltro lo specchio della concentrazione dei comitati etici a livello locale: il 19% è concentrato in Lombardia; seguono Lazio (11%), Sicilia (9,7%), Campania e Veneto (8%). Sempre alla Lombardia spetta infine il primato per numerosità dei centri privati autorizzati dalla Salute a partecipare alle sperimentazioni cliniche: sono 15, contro i 4 presenti nel Lazio e in Emilia e i 3 del Veneto. Un panorama ancora a luci e ombre, insomma, nonostante gli importanti progressi compiuti negli ultimi anni. I ricercatori sperano però che per il pianeta trials sia vicina una svolta: un documento programmatico appena messo a punto dalla Salute promette più sostegno alla ricerca non profit e più flessibilità rispetto alle normative Ue che l'Italia si accinge a rendere operative.
Fonte: (16/02/2004)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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