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Paghiamo il «solare», ma dov’è?


IL SOVRAPPREZZO SUL KWH VERSATO PER SOSTENERE LE ENERGIE INTEGRATIVE NON VIENE UTILIZZATO PER AIUTARE IL DECOLLO DEL SETTORE FOTOVOLTAICO

IL blackout del 28 settembre sembra aver convinto tutti che l'Italia deve essere più autosufficiente per l'energia. Una delle nostre maggiori personalità scientifiche, Carlo Rubbia, ha affermato: «Abbiamo solo due possibilità: il solare e il nucleare». Detto da un premio Nobel per la fisica, sul piano della possibilità tecnica è davvero molto. Il presidente della Repubblica Ciampi, coinvolto nel black out durante la sua visita a Napoli, ha raccomandato che in Italia si smetta di ostacolare la costruzione di nuove centrali. Ed ha aggiunto di non capire come si possa ostacolare perfino l'installazione di generatori, anche piccoli, da fonte solare ed eolica. Che in Italia essi siano stati ostacolati dall'Enel l'avevo denunciato su queste pagine più volte (15 novembre 2000 e 26 settembre 2001). Nel 2000 l'Autorità per l'Energia aveva dovuto "ordinare" all'Enel "di non ostacolare gli allacciamenti di nuovi impianti alla rete elettrica" con oneri non dovuti e "tali da scoraggiare l'avvio di nuove produzioni, alimentate prevalentemente con fonti rinnovabili". Quelle denunce non hanno mai avuto una risposta né dall'Enel né dai governi dell’epoca, suoi principali azionisti attraverso il ministero del Tesoro. Come si possa invece promuovere con successo la diffusione decentralizzata, ma connessa a rete, dei generatori da fonte "pulita" è stato dimostrato per esempio dalla Germania. La quale ha una larga autosufficienza energetica grazie a grandi riserve di carbone e a centrali nucleari, ma ha favorito l'uso delle energie rinnovabili fin dal 1990.
Oggi la Germania è prima al mondo quanto a potenza installata nell'eolico e seconda solo al Giappone nel fotovoltaico, sia quanto a potenza installata sia quanto a potenza prodotta (con oltre 50.000 posti di lavoro creati dal solo settore fotovoltaico). A ciò i tedeschi sono riusciti pagando molto bene (per il fotovoltaico circa mezzo euro al kWh) l'elettricità di fonte rinnovabile versata in rete dai generatori; cioè remunerandone l'installazione "in conto energia", anziché contribuirvi "in conto capitale" come attualmente si fa qui. Il sistema presenta vantaggi che sarebbe lungo elencare, ma parlano i risultati: un primo programma per "1.000 tetti foto-voltaici" ne ha realizzati 2.500; un secondo per "100.000 tetti" si è appena concluso; un terzo per "un milione di tetti" è in via di elaborazione. In Germania il "conto energia" è finanziato attraverso un lieve sovrapprezzo sulle tariffe elettriche e anche il nostro governo sembra volerlo adottare, forse con lo stesso sistema di finanziamento. Ho controllato per curiosità la composizione delle tariffe elettriche e ho scoperto una cosa che non sapevo: è almeno dal 1997 (fonte, l'Autorità per l'Energia) che in Italia è in vigore un sovrapprezzo, il cui scopo istitutivo è "prevalentemente il sostegno alle fonti rinnovabili". Il suo importo medio, nei sei anni, è stato di circa 1 centesimo di euro per kWh. E poiché il consumo nazionale medio è stato di circa 260 miliardi di kWh l'anno, il "sostegno alle fonti rinnovabili" è costato agli utenti elettrici italiani (0,01 euro x 260.000.000.000 kWh) = 2.600.000.000 di euro l'anno, cioè oltre 5.000 miliardi di lire l'anno. Questo, ripeto, da almeno sei anni. Con 2 miliardi e 600 milioni di euro l'anno si potrebbero pagare 0,5 euro ciascuno 5.200.000.000 kWh solari versati in rete; cioè la produzione totale in Germania, di cinque milioni e 200 mila kWh fotovoltaici installati. Ma la potenza fotovoltaica totale installata a tutt'oggi in Germania è di «soli» circa 400 mila kW; e l’elettricità da altre fonti rinnovabili (eolico eccetera) è pagata molto meno. Credo che si possa escludere che la Germania, per promuovere l'utilizzo delle fonti rinnovabili, abbia sostenuto costi annui così ingenti. L'Italia invece li ha sostenuti, ma lungi dall'essere in quel campo almeno al livello della Germania, è in ritardo di 10-15 anni rispetto al resto del mondo avanzato ed è superata perfino da alcuni paesi che tanto avanzati non sono; al punto che sulle riviste straniere del settore energie rinnovabili il caso-Italia è spesso occasione per battute di scherno. Una clamorosa incongruenza, che suscita interrogativi inquietanti.
Sarebbe perciò cosa buona che i consumatori/contribuenti italiani venissero informati sul modo in cui il gettito di quello 0,01 euro al kWh, dalla precisa finalità istitutiva, sia stato in realtà investito. In altre parole, stante che in Italia, in materia di fonti rinnovabili, le realizzazioni visibili sono molto limitate, come, dove e da chi è stata spesa quella enorme montagna di soldi?

Fonte: La Stampa Web (22/10/2003)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
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