La molecola che rigenera i muscoli
In una celebre lettera a Lazzaro Spallanzani, che aveva studiato la rigenerazione spontanea di parti del corpo nelle lumache, Voltaire si congratulava con lamico italiano per i suoi esperimenti e lam
In una celebre lettera a Lazzaro Spallanzani, che aveva studiato la rigenerazione spontanea di parti del corpo nelle lumache, Voltaire si congratulava con l'amico italiano per i suoi esperimenti e lamentava che, purtroppo, agli esseri umani ciò non fosse consentito. Certamente il grande filosofo non immaginava che un giorno il sogno impossibile sarebbe diventato oggetto di promnettenti ricerche sperimentali. E' noto che alcuni organismi inferiori, ad esempio i platelminti (vermi piatti) sono capaci di rigenerare se stessi dopo essere stati divisi in numerosi frammenti; altri, come le stelle di mare, il pesce zebra e la salamandra, hanno la capacità di rigenerare arti, testa e organi interni. I meccanismi implicati sono di due tipi: nel primo caso (i platelminti) si conserva per tutta la vita una popolazione di cellule staminali primitive, mobilitabili all'occorrenza; nel secondo caso (pesce-zebra e salamandra) vi è la capacità di riconvertire cellule adulte fino ad uno stato di cellule staminali multipotenti. Un animaletto assai studiato in questa categoria è il tritone, un anfibio urodelo, come la salamandra.
Partendo da queste osservazioni, la ricerca si è indirizzata verso la scoperta di quei geni, o quelle sostanze, che sappiano coordinare i processi di rigenerazione cellulare anche in cellule di mammiferi, e precisamente il topo.
Esistono topi, come quelli del ceppo MRL, che sembrano essere "predisposti" per rigenerare tessuti danneggiati, specie quelli muscolari. Un gruppo della Harvard Medical School di Boston diretto da Mark Keating ha identificato un gene, chiamato msx, che codifica una proteina capace di indurre nel topo la rigenerazione di tessuto muscolare "a volontà": quando il gene viene spento, le cellule muscolari producono miotubi (le strutture muscolari primitive) mentre quando viene attivato si assiste a un "indietreggiamento" di tali cellule, che non soltanto ritornano indifferenziate, ma che, straordinariamente, se stimolate con opportuni fattori di crescita, producono non solo muscolo ma anche tessuto adiposo, osseo e cartilagineo. I ricercatori di Boston hanno inoltre trovato che lo stesso effetto può essere indotto da estratti di miotubi rigeneneranti di tritone, suggerendo che ci si trovi in presenza di un fenomeno generale, stimolato da agenti ben definiti. Al tentativo di identificare queste sostanze si è dedicato un team dello Scripps Institute di San Diego, che ha avuto la pazienza di saggiare 50.000 molecole che potevano essere adatte a fare scattare i meccanismi di cui si è detto. Finalmente, sembra ora che si sia trovata una molecola capace di indurre la sdifferenziazione di cellule muscolari di topo, le quali, in seguito, sottoposte all'azione di composti specifici, ridiventano plasmabili e in grado di formare cellule appartenenti ad altri "programmi", ad esempio tessuto osseo o adiposo: a questa molecola si è dato, provvisoriamente e opportunamente, il nome di "reversina". E’ evidente che un meccanismo affidato a un semplice composto chimico possa essere più semplice che non l'attivazione o inattivazione di certi geni. Non è ancora ben chiaro su quali enzimi la nuova sostanza agisca e se le cellule così trattate possano ritornare ad uno stato di cellula staminale davvero totipotente: è probabile però che applicazioni terapeutiche non siano poi tanto lontane. Un passo in questa direzione è la clonazione di cellule staminali da embrioni umani annunciata su «Science» che tanto clamore ha suscitato in tutto il mondo.
Fonte: (01/03/2004)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
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