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Emoglobina come magazzino di ossigeno nel cervello

Michael J. Fox: affetto da Parkinson


Una ricerca sul Parkinson finanziata dalla Fondazione Armenise-Harvard

E' parte della conoscenza comune che l'emoglobina sia uno dei componenti principali del sangue e sia responsabile del suo colore rosso fiammante. Una recente scoperta italiana cambia la nostra percezione del ruolo di questa molecola nel nostro corpo. Le catene dell'emoglobina non sono infatti prodotte solo nei precursori dei globuli rossi: sono uno dei componenti di alcune cellule del nostro cervello. In particolare l'emoglobina viene espressa nei neuroni dopaminergici della sostanza nera, la cui degenerazione porta al morbo di Parkinson, e nelle cellule gliali che in tutto il cervello circondano i neuroni come un tessuto connettivo. Utilizzando il metodo dei microarrays, piccoli supporti sulla cui superficie si stratifica il Dna di un organismo, Stefano Gustincich della SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste) e le sue collaboratrici Marta Biagioli e Milena Pinto hanno dimostrato che all'aumentata espressione dei geni per le catene globiniche corrispondevano cambiamenti nell'espressione di geni legati all'omeostasi dell'ossigeno e alla fosforilazione ossidativa.
Si è ipotizzato pertanto che l'emoglobina, oltre che nel sangue, crei un magazzino di ossigeno anche nel cervello, proteggendo in questo modo il tessuto nervoso da microischemie.

Stefano Gustincich della SISSA, rientrato in Italia dagli Stati Uniti grazie alla Fondazione Giovanni Armenise-Harvard, da cinque anni studia il Parkinson e cerca di capire perché nel cervello dei parkinsoniani muoiano in maniera massiccia le cellule cerebrali dopaminergiche produttrici di dopamina, molecola essenziale per il controllo efficace dei movimenti corporei.

Oltre che nel Parkinson questa scoperta può essere utile per studiare l'ictus cerebrale. Durante l'ischemia, infatti, parte del cervello riceve meno ossigeno: la presenza di Hb in quest'organo si spiegherebbe con la necessità di disporre prontamente di riserve di ossigeno da usare in casi estremi.

La ricerca, che ha ricevuto finanziamenti per 150 mila dollari l'anno per cinque anni dalla Fondazione Armenise-Harvard, è stata appena pubblicata su "Proceedings of the National Academy of Sciences" Proc Natl Acad Sci 2009; 106: 15454 e comprende, tra i collaboratori, il gruppo di Carlo Alberto Beltrami dell'Università di Udine e di Piero Carninci, del Centro Riken Omics di Yokohama, Giappone.

Redazione MolecularLab.it (20/11/2009)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: emoglobina, Parkinson
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