Gli ovuli si rinnovano per tutta la vita
Un altro dogma sta per cadere. Si tratta dellaffermazione secondo cui le donne avrebbero in dotazione una volta per tutte un limitato patrimonio di ovuli. E un dogma che regge da circa ottantanni.
Un altro dogma sta per cadere. Si tratta dell'affermazione secondo cui le donne avrebbero in dotazione una volta per tutte un limitato patrimonio di ovuli. E' un dogma che regge da circa ottant'anni. I biologi della riproduzione scoprirono che la fertilità delle donne cala con l'aumentare dell'età e, studiando i tessuti delle ovaie, videro che i follicoli immaturi, ovvero quelle strutture delle ovaie che contengono gli ovuli, diminuivano durante la vita della donna. Postularono quindi che le cellule uovo presenti alla nascita nelle femmine dei mammiferi si possono solo perdere o deteriorare, ovulazione dopo ovulazione, finché, con la menopausa, la scorta si esaurisce. In nessun caso queste cellule vengono sostituite con cellule nuove. Ora, una ricerca pubblicata sulla rivista "Nature" sembra smentire questo assunto: gli ovociti si rinnovano.
Bisogna dire subito che la ricerca, guidata da Jonathan Tilly dell'Harvard Medical School di Boston, è stata condotta sui topi. Non sappiamo quindi se nelle donne le cose vadano nello stesso modo. Tuttavia, per quanto riguarda la capacità riproduttiva, finora si è ritenuto che tutte le specie di mammiferi fossero simili. In particolare. i maschi mantengono la capacità di riprodursi durante tutta o quasi tutta la loro vita e le cellule staminali (ovvero le cellule in grado di differenziarsi in qualsiasi altra cellula dell'organismo) contenute nei testicoli generano in continuazione sperma.
Le femmine invece hanno una fertilità limitata nel tempo e non hanno cellule staminali in grado di produrre nuovi ovuli. Nelle femmine delle specie in grado di riprodursi fino alla fine della vita, come il moscerino della frutta, sono presenti invece cellule staminali come quelle dei maschi che rimpiazzano gli ovociti via via che si perdono o si danneggiano.
La novità della ricerca americana sta proprio nel fatto di aver individuato cellule staminali anche nelle ovaie delle femmine dei topi, mammiferi nei quali la fertilità subisce un calo nel corso degli anni, proprio come avviene nella specie homo sapiens. Queste cellule staminali fornirebbero cellule uovo fresche durante tutta la vita riproduttiva della femmina. In questo modo le ovaie sarebbero molto più simili alla fabbrica di sperma dei maschi della stessa specie di quanto finora si pensasse.
I ricercatori non hanno isolato le cellule staminali, ma ne hanno dedotto l'esistenza analizzando la normale attività delle ovaie dei topi. Hanno visto, infatti, che gli ovociti morivano così velocemente che la femmina di topo avrebbe dovuto esaurire la sua scorta in un tempo molto più breve, e invece rimaneva fertile ancora a lungo: una cosa impossibile se non si ipotizza che le cellule uovo perse vengono rimpiazzate. Tilly e i suoi colleghi hanno allora postulato che le cellule staminali si trovassero sulla superficie esterna dell'ovaio. Poi, hanno trattato i topi con un farmaco chiamato busulfan conosciuto per la sua capacità di paralizzare le cellule staminali che producono lo sperma nell'uomo. Dopo tre settimane, il numero di cellule uovo immature nelle ovaie dei topi si era ridotto del 95%: non venivano più rimpiazzate.
Il calo della fertilità nel corso della vita delle femmine dei mammiferi troverebbe quindi una spiegazione alternativa a quella avanzata finora: non si tratterebbe di un progressivo deterioramento della scorta di uova preesistenti, ma del fatto che le cellule staminali con l'età produrrebbero meno cellule o cellule più difettose.
La scoperta dei ricercatori americani apre le porte a un'interpretazione completamente diversa della biologia riproduttiva. Il suo valore è quindi prevalentemente conoscitivo. Tuttavia, se venisse confermata e si scoprisse che anche nelle donne le cose stanno nello stesso modo, si aprirebbero anche interessanti spiragli applicativi per quanto riguarda la fertilità o la menopausa. Lo stesso Tilly, ad esempio, si sbilancia nel prevedere un futuro in cui le donne potrebbero congelare le loro cellule staminali provenienti dalle ovaie quando sono giovani per reimpiantarle in età più avanzata in modo da produrre di nuovo uova giovani e fertili. O addirittura un futuro in cui la medicina possa trovare il modo di far rinvigorire cellule staminali ormai vecchie.
Fonte: (15/03/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
ovul
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