Nuove speranze contro il Medulloblastoma, il tumore cerebrale infantile
Il più comune tumore cerebrale infantile va sotto il nome di Medulloblastoma. Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Medicina sperimentale ha scoperto il meccanismo che sarebbe la causa di questo ti
Il più comune tumore cerebrale infantile va sotto il nome di Medulloblastoma. Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Medicina sperimentale ha scoperto il meccanismo che sarebbe la causa di questo tipo di neoplasia.
L'aumento di attività della proteina cellulare Gli1. Normalmente Gli1 è in equilibrio tra due forme: "spenta" e "accesa". L'accensione o lo spegnimento di Gli1 è determinata da una piccola molecola di acido acetico che, legandosi a Gli1, agirebbe come un vero e proprio interruttore.
A regolare tale interruttore sono a loro volta due proteine: HDAC1, che rimuove la molecola di acido acetico da Gli1 accendendolo e REN che invece determina un aumento del legame di acido acetico e l'inattivazione di Gli1. La rottura di questo equilibrio rappresenterebbe quindi un passaggio fondamentale nello sviluppo del medulloblastoma.
I risultati di questa ricerca, che si è svolta nel laboratorio di Oncologia molecolare, diretto dal professor Alberto Gulino, sono stati pubblicati online sulla prestigiosa rivista Nature Cell Biology.
Per saperne di più abbiamo rivolto alcune domande al professor Canettieri
Quando è iniziata e quando si è conclusa la ricerca? La ricerca è iniziata nel 2005, quando sono rientrato dagli Stati Uniti, dopo un soggiorno durato 5 anni, nei laboratori di Oncologia Molecolare del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell'Università La Sapienza di Roma. In America mi ero appassionato all'ipotesi della cosiddetta "regolazione epigenetica" dell'espressione genica. Al tempo si trattava di un filone piuttosto avanguardistico che ipotizzava l'esistenza di un secondo "codice della vita", alternativo al codice genetico del DNA, detto appunto codice epigenetico. Secondo tale ipotesi le proteine che legano e regolano il DNA sono soggette ad alcune piccole modificazioni, la cui combinazione costituisce un vero e proprio linguaggio. Nel corso degli anni questa teoria si è andata affermando e ora è approvata da tutta la comunità scientifica. Quando tornai dagli Stati Uniti, in accordo con il direttore del laboratorio dove lavoro, il prof Gulino, decidemmo di indagare se ci fossero meccanismi epigenetici alla base dei tumori cerebrali. E così è partita questa prima fase dello studio, che si è¨ conclusa nel settembre del 2009.
Quanti ricercatori ha coinvolto? In tutto hanno partecipato 21 ricercatori, me incluso, e altri hanno dato supporto o consigli preziosi.
Si è trattato di un progetto di ampio respiro, piuttosto impegnativo sia dal punto di vista pratico che intellettuale. Vorrei comunque citare quelli che a mio avviso hanno avuto un ruolo fondamentale in questo lavoro che sono Lucia di Marcotullio, ricercatrice nonché amica e collega, Sonia Coni, studentessa di dottorato di ricerca che ha lavorato al mio fianco tutto il tempo e Azzura Greco, oltre ovviamente al Prof Gulino.
Qual è l'incidenza del medulloblastoma nella popolazione infantile? Le ultime statistiche indicano un'incidenza pari a un nuovo caso ogni 200 mila abitanti. Un numero piuttosto significativo purtroppo.
Qual è lo stato dell'arte della sperimentazione? Le molecole che agiscono come interruttore/regolatore della proteina cellulare Gli1 diventeranno un farmaco? Ricordo innanzitutto che noi abbiamo individuato un meccanismo importante che è coinvolto nella formazione e nella crescita del medulloblastoma. Mi preme sottolineare che il nostro gruppo ha eseguito il primo e più importante passo della ricerca, che è la comprensione del fenomeno a livello molecolare. Abbiamo capito che Gli1, la proteina maggiormente coinvolta nel medulloblastoma, può essere accesa e spenta semplicemente legando una piccola molecola di acido acetico. Questa piccola modificazione costituisce una lettera importante nell'"alfabeto epigenetico" del medulloblastoma. In pratica è come un interruttore che, se rimane acceso troppo tempo, provoca tumore. L'obiettivo adesso è capire come manovrare quell'interruttore con i farmaci, in modo da spegnerlo nei tumori. Fortunatamente esistono già dei farmaci che riescono a spegnere l'interruttore di Gli1 e i dati sugli animali da laboratorio dimostrano che questi farmaci sono efficaci sul medulloblastoma. Tra l'altro uno di questi farmaci si usa già nella pratica clinica in alcune forme di linfoma cutaneo, quindi tutto ciò è abbastanza incoraggiante. Il problema è però che questi farmaci hanno anche altri effetti e non si limitano a manovrare solo l'interruttore di Gli1. E quindi il nostro obiettivo è quello di valutare tutto quello che succede somministrando questi farmaci, sia di cercare di trovarne di più specifici e più efficaci. Come sempre la sperimentazione sugli animali da laboratorio è la prima fase della ricerca farmacologica, poi, se quella viene superata, si passa all'uomo. Fino ad ora sono stati condotti studi su animali da laboratorio sul medulloblastoma. I risultati sono incoraggianti ma la parola guarigione mi sembra ancora preliminare.
Che tempi prevede per l'applicazione concreta di questo risultato? La fase di sperimentazione sugli animali è generalmente di uno-due anni. Poi ovviamente l'obiettivo è di passare all'uomo ma ci vuole prudenza e soprattutto è fondamentale capire che la ricerca ha i suoi tempi e vanno evitati i sensazionalismi e la diffusione delle false speranze.
Come si è appassionato a questa ricerca? Ho sempre avuto l'aspirazione di poter rispondere a delle domande impegnative come le origini di un tumore. Come spesso accade nella scienza, i migliori risultati in tal senso si hanno quando si uniscono conoscenze disparate. Io portavo un bagaglio di conoscenze tecnico-teoriche dall'America e, grazie al sodalizio con il prof. Gulino, esperto in materia di tumori cerebrali, siamo riusciti a trovare un campo di indagine non esplorato e scoprire questo meccanismo così importante e sofisticato. E' stato facile appassionarsi a questa ricerca una volta fatte le prime osservazioni.
Infine - dice il professor Canettieri - vorrei sottolineare il ruolo fondamentale svolto dai giovani ricercatori che hanno lavorato a questo progetto. Spero che l'Italia possa impegnare risorse per aiutare i giovani perché è solo con la loro energia e creatività che possiamo far crescere la ricerca nel nostro paese. Io mi considero un caso molto fortunato. Ero emigrato in America e mi è stata data una possibilità qui alla Sapienza, tramite il progetto "Rientro dei Cervelli", di poter tornare in Italia e fare ricerca. E' venuto fuori questo lavoro e anche altre pubblicazioni, e sono diventato professore associato di Patologia Generale. Purtroppo molti altri miei colleghi, anche loro tornati con il Rientro dei Cervelli, non hanno avuto la stessa fortuna. Spero davvero per loro che le istituzioni trovino in fretta una soluzione. Si tratta nella maggior parte dei casi di persone di elevato valore intellettuale e sarebbe molto grave se l'Italia non riuscisse ad evitare il loro ritorno all'estero. Infine vorrei ringraziare l'Istituto Pasteur - Fondazione Cenci - Bolognetti, che mi ha finanziato sia durante il mio soggiorno negli USA sia al mio rientro in Italia. Vorrei che venisse divulgata l'importanza di questo Istituto che, oltre a me, ha aiutato e aiuta ancora i giovani ricercatori ad affermarsi.
Fonte: (25/02/2010)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
Tag:
Gli1,
HDAC1,
Canettieri,
Gulino,
medulloblastoma
Vota:
Condividi:
|
|
- Ultime.
- Rilievo.
- Più lette.
|