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Il Veneto sfida l'Alzheimer


Ci sono molti gruppi scientifici che studiano la malattia. Esperti a confronto; Il professor Garatt

Paolo non si ricorda più chi è, non riconosce il volto di sua moglie, non sa di avere dei figli. Per Giovanni è ancora peggio, la memoria si è ancor più frantumata: non riesce a sedersi perchè non sa come si fa, non è in grado di mangiare da solo. Nomi e storie dietro alle quali si nasconde una patologia dilagante, il morbo di Alzheimer. Nella Regione Veneto, i cui dati riferiti ai pazienti affetti da tale patologia si allineano con quelli nazionali, esistono al momento circa 45-50.000 i pazienti affetti da sindrome demenziale clinicamente diagnosticabile e di varia gravità, il cui 50% circa è riferibile a malattia di Alzheimer. Un esercito che s'ingrossa di giorno in giorno.
«Oggi sappiamo che esiste la malattia - spiega il professor Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Mario Negri di Milano, presente alla Seconda giornata di studio sulla malattia di Alzheimer, all'Ateneo Veneto, promossa in collaborazione da IRE, Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano e Ateneo Veneto - siamo in grado di fare diagnosi, ci sono evidenze scientifiche sugli aspetti che la generano, ma purtroppo non esiste ancora una cura che permetta di combattere gli effetti devastanti della malattia.
Per questo i centri di ricerca devono lavorare in questa direzione».
Una sindrome che non colpisce pazienti particolari o che predisposizione e che risulta quindi anche difficile da prevenire. Gli esperti spiegano che esistono due sottotipi di demenza di Alzheimer in base all'età di insorgenza della malattia: precoce se entro i 65 anni, tardiva dopo i 65 anni. L'incidenza della demenza di tipo Alzheimer secondo studi recenti, sarebbe dell'1% negli anziani tra i 70 e i 79 anni e del 3% nei soggetti tra gli 80 e 84 anni. Secondo uno studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ogni anno in Italia si riscontrano 150.000 nuovi casi di demenza tra la popolazione anziana, Tra questi 80.000 malati di Alzheimer e 40.000 di demenza vascolare.
Una patologia con difficoltà di cura, ma anche con una diagnosi non sempre semplice, come spiega il professor Silvio Garattini. «Al medico di base spetta il sospetto - spiega - Poi la conferma deve avvenire attraverso esami precisi e una accurata visita di un neurologo esperto. Visto che non esistono cure farmacologiche mirate si deve puntare sulla terapia occupazionale e su un riorientamento del paziente verso un rapporto con la realtà che sta gradatamente perdendo».
Come spiega Garattini l'aumento dei casi di Alzheimer, che in Italia hanno raggiunto ormai i 500 mila, è legato anche all'aumento dell'età media della popolazione. L'Alzheimer è infatti una malattia legata all'età senile. All'istituto Mario Negri di Milano si stanno conducendo studi di carattere sperimentale sulla degenerazione cellulare e sulla possibilità di terapia. Un intero paese è stato coinvolto nel progetto "Monzino 80 plus", volto a valutare l'incidenza della malattia e i criteri di diagnosi.
Molte le realtà attive nel Veneto. Un anno e mezzo fa è nato ad esempio il primo centro italiano di ricerca sui meccanismi di invecchiamento e sulle cure delle demenze, in particolare sul morbo di Alzheimer. Il Consorzio di ricerca "Luigi Amaducci", presieduto da Gaetano Crepaldi, è costituito dall'Istituto di neuroscienze del Cnr-sezione invecchiamento di Padova, dall'Azienda ospedaliera padovana, dall'Asl Vicenza 6 e dalla casa di cura "Villa Margherita" di Arcugnano.

Fonte: Gazzettino (29/03/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: Alzheimer
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