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Neuroni staminali scoperti e isolati nell’uomo adulto


E sorprese non finiscono mai: una recentissima ricerca del gruppo di Arturo Alvarez-Buylla, che attualmente lavora allUniversità di California a San Diego («Nature», vol.527, 19 febbraio) dimostra ch

E sorprese non finiscono mai: una recentissima ricerca del gruppo di Arturo Alvarez-Buylla, che attualmente lavora all'Università di California a San Diego («Nature», vol.527, 19 febbraio) dimostra che nel cervello umano adulto esiste una peculiarità, apparentemente assente negli altri primati: un nastro di cellule a delineare le cavità cerebrali dotato di capacità staminali. Lo studio, condotto su materiali derivanti da autopsie e da interventi chirurgici, indica che il nastro è formato da cellule con caratteristiche di astrociti. Queste cellule, tradizionalmente considerate elementi di sostegno del tessuto nervoso, oggi sono ritenute elementi con proprietà staminali nell'adulto. Nei roditori, dove sono state condotte la maggior parte delle indagini sperimentali, si è dimostrato in modo convincente che cellule di tipo astrocitario, nella cosiddetta regione subependimale, sono capaci di rinnovarsi e di fornire contemporaneamente una grande quantità di cellule nervose neoformate, che migrano per un tratto relativamente lungo per poi integrarsi nei circuiti del bulbo olfattivo, la stazione centrale che elabora le informazioni odorose. Nell'uomo erano state già isolate cellule staminali nervose, ma mancava sinora un dato affidabile sulla loro sorgente. La ricerca appena pubblicata colma questa lacuna e ci fornisce una notizia buona e una cattiva. La buona è che questo nastro di cellule dimostra potenzialità di rinnovamento del tessuto nervoso (almeno in coltura).
La cattiva è che tale proprietà non sembra utilizzata in vivo. Non si osservano cioè nuove cellule nervose che migrino e si inseriscano nei circuiti adulti. Uno dei padri della neurobiologia attuale, Pasko Rakic, commentando la ricerca di Alvarez-Buylla e dei suoi colleghi, titola "No all'immigrazione" (Immigration denied) , sostenendo che il cervello umano, pur avendone la potenzialità in termini di potenziali cellule staminali, non possa rimpiazzare i neuroni perduti. E' come se il cervello fosse riluttante ad accettare "nuovi venuti" in una rete nervosa già stabilita. Il nastro di cellue staminali, osservato nel cervello umano, potrebbe essere paragonato ad un impetuoso fiume carsico, ricco di acque, che scorre sotterraneo e non irriga l'arido altopiano sovrastante… A pensarci bene, le belle ricerche del gruppo di Alvarez-Buylla non danno né buone né cattive notizie4, bensì portano ad un importante avanzamento delle conoscenze. Le possibili ricadute conoscitive ed applicative derivano dalle proprietà osservate, sia da quelle apparentemente positive -ci sono cellule staminali, ed in abbondanza- sia da quelle negative. Capire perché non siano ammessi "nuovi venuti", può permettere lo sviluppo di tecniche (ad esempio trattamenti con fattori di crescita, creazione di vie protette) per renderli accetti socialmente ad un tessuto adulto così snob, ma anche così fragile e potenzialmente senescente. In questo senso un ulteriore passo importante del lavoro di Alvarez-Buylla è la dimostrazione che le differenze fra organismi anche piuttosto vicini, possano essere grandi e significative, come al contrario possano esserci somiglianze fra specie molto lontane. Quello che è vero per il roditore, potrebbe esserlo anche per la scimmia, ma non necessariamente per l'uomo. Infine, dovremmo trarre due piccole morali sulla ricerca. Qualche anno fa, parlare di cellule staminali nel cervello adulto era quasi eresia, ora sembra dato ovvio e scontato trovarle in ogni dove (denti da latte, adipe, cervello). La prima morale è allora che per capire un processo, non basta "vederlo", ma bisogna "capirlo" con strumenti interpretativi adeguati. La seconda morale è che lo studio del gruppo di Alvarez-Buylla è importante per quel che mostra, non per vacue, ingannevoli speranze, spesso alimentate da un utilitarismo retrivo della stampa e degli scienziati stessi. La promessa di eldoradi biotecnologici, a portata di mano, grazie a cellule staminali, docilmente ammaestrate a curare, a riparare, lenire, è un esempio lampante di quella "follia dell'impazienza", che fa baluginare immediate ricadute applicative e crea speranze comprensibili, ma false, ingannando malati, opinione pubblica, società.

Fonte: TuttoScienze (01/04/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: neuroni, adult
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