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«Una vittoria per la scienza, una speranza per i malati come me»


Clonazione umana: l’Onu boccia il divieto

NEW YORK - «Il voto odierno è una sconfitta per il mio Paese e una grande vittoria personale per gente come me, che sogna di potersi un giorno rialzare dalla sedia a rotelle». Parla Christopher Reeve, il cinquantunenne attore americano paralizzato dal collo in giù dopo una caduta da cavallo nel ’95 e da allora uno dei massimi portavoce internazionali a favore della clonazione terapeutica. Proprio grazie alle rivoluzionarie ricerche in questo campo l’ex Superman ha riacquistato parte della sensibilità in quasi ogni parte del corpo e dopo otto anni ha potuto sentire qualcosa toccando i figli.
«E’ stata una sensazione meravigliosa. La più bella della mia vita - racconta al Corriere Reeve -, spero che milioni di persone nella mia condizione possano presto beneficiare del lavoro degli scienziati che già da anni studiano le cellule staminali e che grazie al periodo di grazia concesso dall’Onu continueranno indisturbati nel loro sforzo».
Cosa farà, da qui alla prossima scadenza Onu?
«La Christopher Reeve Paralysis Foundation continuerà ad esercitare pressioni sui Paesi membri dell’Onu affinché appoggino la risoluzione presentata dal Belgio che auspica la messa al bando della clonazione riproduttiva, ma legittima la clonazione terapeutica. E’ vitale che tutte le nazioni chiamate a votare capiscano la differenza tra le due, eliminando finti dilemmi etico-morali».
A quali dilemmi si riferisce?
«Al timore infondato che questi studi presuppongano l’aborto e l’uso di feti abortiti. Nulla di più falso. Nella clonazione terapeutica il nucleo dell’ovulo non fertilizzato della donatrice viene rimosso e sostituito con il nucleo della cellula del paziente stesso, creando una fonte vitale di cellule staminali che vengono usate per curare malattie altrimenti incurabili. La clonazione terapeutica permette ai pazienti di essere curati usando il proprio Dna».
L’aborto quindi non c’entra?
«Proprio così.
Non viene mai utilizzato sperma né l’ovulo è trapiantato in utero. Il materiale cellulare impiegato non è un embrione e al microscopio non possiede caratteristiche umane identificabili. La nostra estrazione di cellule staminali avviene quando nell’ovulo vi sono circa 100 cellule: non si tratta di un essere umano, anche se per motivi politici qualcuno vorrebbe farcelo credere».
In effetti questa è la tesi della Casa Bianca.
«Purtroppo. E così la clonazione terapeutica che produce cellule staminali invece che bambini oggi viene spesso equiparata alla clonazione riproduttiva, che a mio giudizio va subito bandita, ed entrambe finiscono sotto alla medesima, erronea titolazione di "clonazione umana" che terrorizza la gente. Per fugare tali timori bisogna fornire un’informazione corretta perché la gente capisca l’impatto potenziale della clonazione terapeutica sulla salute di milioni di persone in tutto il mondo».
Eppure dai sondaggi risulta che in Europa il 55% dell’opinione pubblica è favorevole alla clonazione terapeutica.
«Negli Usa la percentuale arriva addirittura al 70%, ma Bush ignora le statistiche perché nel Paese è in atto una disgiunzione totale tra governo e cittadini. I quali hanno già fatto sapere ai politici come la pensano. Sono amareggiato che sia proprio il mio governo a guidare questa crociata».
Ha cercato di organizzare un summit per persuadere la Casa Bianca?
«E’ difficilissimo discutere con gente come George W. Bush. Il nostro presidente non ha mai nascosto di essere un born again christian e afferma che la sua vita è guidata da un disegno divino. Pensa di essere su una retta e virtuosa via e chiunque non è d’accordo con lui è fuorviato. Eppure tutti i politici, da Bush all’ultimo delegato di quartiere, dovrebbe mettere da parte le proprie convinzioni religiose per il bene comune».
Da quali parti del mondo verrà la speranza del futuro?
«La Gran Bretagna ha varato leggi molto progressiste in questo campo e ha già creato una banca di cellule staminali. Per non parlare di Svezia, Israele, Singapore e Svizzera. Sono tanti i paesi che conducono già da anni ricerche sulle cellule staminali e la mia fondazione, che sponsorizza molti dei loro scienziati, li spronerà ad essere ancora più veloci».
Non ha menzionato l’Italia?
«In Italia non abbiamo contatti di lavoro. Ma accoglierei a braccia aperte i vostri ricercatori interessati a operare nell’ambito delle cellule staminali, embrionali o anche adulte».
Tra due anni la questione tornerà di fronte all’assemblea Onu e la mozione americana potrebbe prevalere, chiudendo la porta alla clonazione terapeutica.
«Lo escludo. Un eventuale bando Onu scatenerebbe enormi proteste di piazza in tutto il mondo e gli scienziati lo ignorerebbero, decidendo che le Nazioni Unite sono irrilevanti. Non si può permettere che questa tecnologia venga fermata perché tra 20 anni guarderemmo indietro all’opportunità mancata e ci chiederemmo: "Perché abbiamo avallato questa immane tragedia"? Non sarebbe la prima volta che il progresso è stato ostacolato dalla miopia dei potenti».
A cosa si riferisce?
«Anche le teorie di Copernico e Galileo erano considerate eresia. Tutte le grandi scoperte della storia hanno avuto un carissimo prezzo. E’ tutto molto ironico visto che comunque l’Onu non è il luogo adatto per discutere tali questioni che dovrebbero essere decise dai singoli Stati. Il Palazzo di Vetro è saltato sul carro tardi e male. Non si è ancora pronunciato sulla clonazione umana e adesso vorrebbe invertire le lancette dell’orologio della scienza vera. Ma lo ripeto: la clonazione terapeutica è così importante per il futuro dell’umanità che gli scienziati sarebbero moralmente giustificati a bypassare un eventuale bando Onu».

Fonte: Corriere della Sera (07/11/2003)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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