In Veneto è scontro sugli Ogm
>Sul Sole 24 Ore Nord-Est, in edicola oggi, uninchiesta sui risvolti economici dei prodotti geneticamente modificati. Le altre notizie4 dei dorsi regionali.
Il Sole 24 Ore Nord-Ovest
>Sul Sole 24 Ore Nord-Est, in edicola oggi, un'inchiesta sui risvolti economici dei prodotti geneticamente modificati. Le altre notizie4 dei dorsi regionali.
Il Sole 24 Ore Nord-Ovest
Sarà Genova a ospitare a giugno “Sapore di mare?, la fiera internazionale della pesca che farà da vetrina a tutta la filiera. La manifestazione è l’occasione per fare il punto su “una realtà, quella della pesca, oggi fondamentale per la Liguria – dichiara l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Giacomo Gatti – che ha assunto un’importante valenza commerciale e industriale. La sfida, oggi, è trasformarla in attività strutturata?.
Secondo i dati della Regione, il pescato ogni anno nel Mar Ligure si aggira intorno alle ottomila tonnellate, con una produzione lorda vendibile della pesca marittima pari a 35,6 milioni e un valore aggiunto dell’intera filiera che raggiunge i 77 milioni l’anno. In regione sono 16 le imprese impegnate nella lavorazione e nella conservazione del pesce; la rete distributiva conta 330 attività all’ingrosso, 3 grandi mercati (a Genova, Imperia e Savona) e 99 esercizi al dettaglio. La produzione, tuttavia, soddisfa solo in parte (13%) il fabbisogno regionale. “Il resto del pesce pescato - precisa l’assessore regionale alle Politiche per l’agricoltura e l’entroterra, Piero Gilardino - è destinato al mercato nazionale e all’esportazione?.
Nonostante la ricchezza di specie ittiche, il Mar Ligure, non è un “serbatoio? illimitato: oggi, proprio a causa dell’intensificazione della pesca e dell’introduzione di nuove tecnologie per quest’attività, c’è il rischio di danneggiare l’ecosistema marino. In pericolo soprattutto i cosiddetti pesci cartilaginei, razze e gattucci, e l’ombrina.
Il Sole 24 Ore Nord-Est
La battaglia sull'uso degli Ogm in Veneto non è solo etica e politica, ma anche economica. La Regione - a differenza di altre in Italia - non si è ancora schierata "Ogm free", cioè non ha ancora bandito dal territorio le coltivazioni di prodotti geneticamente modificati. Se non lo farà al più presto, l’agricoltura veneta, fondata soprattutto su prodotti tipici Dop, Doc e Igp, subirà un forte calo delle vendite.
Una coesistenza tra coltivazioni biologiche e transgeniche, principio previsto dall'Unione europea, non garantirebbe, infatti, la sicurezza dei prodotti tipici e bio.
A sostenerlo sono partiti politici, associazioni, Province, Comuni e sindacati. Secondo il gruppo regionale dei Verdi, sarebbero 16.563 le aziende agricole a rischio in regione e con esse circa 48mila posti di lavoro. Si tratta delle imprese con produzioni di qualità (coltivate su 64.568 ettari di terreno). Di queste, 995 sono aziende biologiche, 14mila sono interessate da certificazioni Doc, Docg, Dop e Igp, 2.747 sono aziende di agricoltura integrata, 768 sono agriturismi.
In attesa che la Regione si schieri, Verdi e Coldiretti Treviso hanno avviato l’iter per formulare delle proposte di legge popolari sul divieto di coltivazioni Ogm e sulla rintracciabilità dei prodotti. Su spinta della Coldiretti del Veneto, 62 Comuni (pari a una superficie di 2.400 chilometri quadrati) si sono dichiarati "Ogm free". A suscitare polemiche è anche l’operatività dal prossimo autunno dei laboratori di ricerca, unici in Italia, di Ca’ Tron di Roncade (Treviso) dove si studieranno i rischi connessi all’uso di Ogm.
L’indefinitezza di un orientamento sulle colture transgeniche sembra condizionare anche la produzione di soia. La mancanza di regole chiare e la siccità dello scorso anno causano agli agricoltori veneti (che producono la metà della soia del Paese) una carenza di sementi che rischia di far saltare i piani delle colture.
Il Sole 24 Ore Centro-Nord
«Un’esperienza non certo positiva». L’assessore dell’Emilia-Romagna alle Politiche abitative, Pier Antonio Rivola, fa il bilancio sullo stato d’attuazione della legge 560/93 sulle case popolari, che in Emilia-Romagna ospitano 110mila persone, di cui un terzo ultrasessantacinquenni.
Solo un inquilino su tre ha accettato l’offerta di acquisto formulata dagli enti pubblici proprietari di immobili di edilizia residenziale pubblica. Gli alloggi acquistati sono stati 9.380 su 28.272 offerti, i garage 2.302 su 7.318. Eppure, i prezzi apparivano appetibili, trattandosi di valori 100 volte superiori alla rendita catastale, con uno sconto del 10% per pagamenti in contanti.
Nel complesso, in Emilia-Romagna le alienazioni hanno fruttato 296 milioni, 282 dei quali solo dagli alloggi a una media di 30mila euro ad appartamento). Queste risorse serviranno per realizzare interventi di recupero e di manutenzione straordinaria, ma anche a costruire nuove case. Per il futuro, non si escludono altre alienazioni, ma solo tramite asta.
Per quanto riguarda i canoni dell’edilizia residenziale pubblica, in regione l’affitto mensile medio è di 100 euro, con valori compresi tra i 120 di Modena e gli 80 di Ravenna.
Il Sole 24 Ore Sud
Dieci laboratori per favorire la ricerca al servizio delle imprese. E' l'esperimento dei Centri di competenza, appena avviati dalla Regione Campania, che con questo provvedimento anticipa gli orientamenti dell'Unione europea nell'ambito del programma di sostegno all'innovazione tecnologica. L'operazione ha richiesto investimenti per 214 milioni, di cui il 70% a carico della misura 3.16 del Por (Piano operativo regionale) 2000-2006.
"Si tratta di un'esperienza pilota - dice l'assessore regionale campano all'Università e alla ricerca, Luigi Nicolais - con cui si realizza per la prima volta un reale collegamento tra il mondo della ricerca, pubblica e privata, e quello della produzione, quindi delle imprese e degli enti locali".
I dieci Centri contano 2.617 ricercatori. Diversi i campi di interesse dei poli: tre si occupano di tutela ambientale e beni culturali, altri di biologia avanzata, altri ancora operano nell'ambito delle nuove tecnologie. Per tutti la vera sfida è rimandata alla fine del 2007: il finanziamento erogato dalla Regione a copertura dei costi per attrezzature e personale è valido soltanto per tre anni. Dopo la fase di start up ogni Centro di competenza dovrà gestirsi da solo, in una logica di autosufficienza e autonomia economica.
Fonte: (16/04/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
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