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Nuovo presidente dell'istituto di biomedicina molecolare di Muenster


Hans Schoeler, conosciuto nel mondo per avere ottenuto ovociti da cellule staminali embrionali di topo (

Hans Schoeler, conosciuto nel mondo per avere ottenuto ovociti da cellule staminali embrionali di topo (vedi), e' stato insediato con tutti gli onori alla presidenza del nuovo istituto Max-Planck di biomedicina molecolare di Muenster. Il ricercatore ha lasciato la University of Pennsylvania, non solo per proseguire il lavoro scientifico nel suo Paese, ma anche per arricchirne il dibattito con la propria specifica competenza. Quando ancora lavorava negli Stati Uniti aveva accettato il ruolo di consulente del gruppo cristiano-democratico al Bundestag in materia di clonazione e di ricerca con le cellule staminali, e i politici avevano imparato ad apprezzare il suo impegno e l'atteggiamento neutrale, al di sopra delle appartenenze partitiche. Ma nel giorno dell'insediamento, il primo aprile scorso, Schoeler ha tenuto un discorso che puo' lasciare sgomenti coloro che si attendevano da lui un sostegno chiaro ed inequivocabile alla posizione tedesca in materia di cellule staminali e clonazione, e a chi voleva sentire un netto 'No' alla clonazione terapeutica. In precedenza Schoeler aveva lasciato intendere di non essere pregiudizialmente contrario ad esperimenti di clonazione terapeutica, ma che di fronte a un manifesto diniego da parte della societa' come quella tedesca, si sarebbe astenuto dal portarla avanti.
Il suo atteggiamento non e' mutato. Tuttavia, il desiderio di fare ricerca con le cellule staminali embrionali importate, un desiderio espresso ufficialmente a Bonn, preoccupa molti e non solo i bioeticisti cristiano-democratici. A creare malumore potrebbe essere proprio l'impegno scientifico dell'apprezzato biologo sul versante della clonazione.
Si ha l'impressione che Schoeler si sia ripromesso di liberare la clonazione terapeutica dalla fama negativa che la circonda, separandola nettamente dalla quella riproduttiva, che anche lui avversa dal punto di vista morale. 'Oggi abbiamo buoni indizi per dire che la clonazione terapeutica non porta necessariamente sulla brutta china della clonazione riproduttiva': questa la frase con cui ha concluso il suo intervento. Una frase che ha tanto piu' valore quanto piu' si consideri il lavoro da lui svolto in Usa con il suo ex collaboratore Michele Boiani ed altri ricercatori (pubblicato su EMBO Journal, volume 22, pagina 5304). L'équipe aveva studiato da vicino la riprogrammazione difettosa del materiale genetico nei topi clonati, e la loro attenzione puntava sul cosiddetto gene Oct4, importante per la 'pluripotenza' e dunque per la trasformabilita' delle cellule staminali. Queste osservazioni portarono Schoeler e Boiani a sperimentare il modo per rimediare agli errori di riprogrammazione e, infine, a trovare la ricetta che da' maggiori possibilita' di successo alla clonazione riproduttiva. Ma proprio da questo risultato parte Schoeler per affermare che se e' possibile intervenire per agevolare la clonazione riproduttiva, altrettanto si puo' fare per interrompere il percorso che puo' condurre dalla clonazione terapeutica a quella riproduttiva. Insomma, le sue ricerche sono volte a togliere all'embrione la potenzialita' che gli consente di svilupparsi in essere umano.
A Bonn, Schoeler ha presentato anche il lavoro piu' recente e ancora ufficioso del suo collaboratore Luca Gentile. Anche quest'esperimento indica una possibile via per ostacolare biologicamente la clonazione riproduttiva. Gentile ha cercato di comprendere quale ruolo rivesta la composizione delle sostanze nutritive inserite in provetta rispetto alla possibilita' di sviluppo dell'embrione. Risultato: la buona o la cattiva crescita dell'embrione clonato dipendono dal cocktail biochimico presente in coltura. Cio' rende ragionevole l'ipotesi che si possano dirigere le fasi di sviluppo di un embrione fino allo stadio di blastocisti da cui ricavare cellule staminali, adatte si' a trasformarsi in tessuti di ricambio, non pero' a divenire un essere umano.

Fonte: Aduc (25/04/2004)
Pubblicato in Analisi e Commenti
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