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Nei nostri piatti arriva il mais transgenico


Il commissario per la salute: «e’ innocuo». sarà obbligatoria l’etichetta sulle confezioni

David Byrne ha l’aria di chi non vuole fare la parte del capro espiatorio. «Dal 18 aprile abbiamo la normativa sugli Ogm più severa del mondo che garantisce la sicurezza e la trasparenza di quello che viene messo in vendita. A questo punto qualche autorizzazione dovevamo pur concederla. Altrimenti perché avremmo lavorato tanto per arrivare a una nuova legislazione?».

Il commissario europeo che ha la responsabilità della salute e della protezione dei consumatori spiega così la decisione appena presa di mettere in commercio il mais Bt11. Dietro questa sigla c'è un granoturco dolce geneticamente modificato per resistere agli insetti che è coltivato fuori dall'Europa ma che, d'ora in poi, potrà comparire sugli scaffali dei negozi nei Paesi della Ue sotto forma di scatolette piene di chicchi sgranati pronti per finire in insalata, oppure di olio, di farina, di sciroppo da utilizzare anche per produrre merendine e bevande.

Tutto regolarmente etichettato in modo che il consumatore sappia che in quel barattolo o in quello snack c'è del mais transgenico. «Assolutamente innocuo per la salute», dice David Byrne nella sala delle conferenze della Commissione europea. Ma fuori la protesta già monta. Gli ambientalisti contestano le procedure seguite dal comitato scientifico che ha detto «sì» al mais Bt11 e lanciano il loro slogan: «Quello che voi avete approvato oggi, lo boccerà domani il mercato». E tra i tanti volantini che girano di mano in mano, uno riporta anche i dati di un sondaggio dell'Eurobarometro (che è uno strumento tecnico della Ue) secondo il quale il 70,9 per cento dei cittadini europei è contro gli Ogm nel piatto.

Una decisione impopolare, allora, quella della Commissione? «Una decisione secondo le regole che Consiglio e Parlamento hanno approvato e che anche gli ambientalisti avevano apprezzato», si difende Byrne. Su una cosa, almeno, sono tutti d'accordo. Con il sistema dell'etichettatura, alla fine, sarà il consumatore a decidere. Il problema non è di sicurezza alimentare, assicura il commissario europeo, ma di libertà di scelta. L'obbligo di indicare chiaramente sulle confezioni che in un alimento ci sono degli Ogm è previsto proprio per questo.
«Più di così non potevamo fare», ripete David Byrne che ripercorre tutta la storia della guerra degli Ogm.

La prima normativa europea è del 1990. Si era agli albori dell'ingegneria genetica in agricoltura e quella legislazione consentì l'ingresso in Europa di 18 Ogm. L'ultima autorizzazione in base alla vecchia normativa è del 20 ottobre del 1998: un fiore, un geranio dal colore violetto.

Poi cominciò il contrastato iter della nuova legge e scattò una moratoria di fatto che è durata sei anni ed è caduta ieri di nuovo sul fronte del mais Bt11. Sul tavolo della Commissione c'erano altre 34 richieste di autorizzazzione (di cui 9 di alimenti Ogm) e quella del mais Bt11, presentata dalla società svizzera Syngenta alla fine del 1999, era la prima della lista. Il parere positivo del comitato scientifico è del 13 marzo del 2002, ma la pratica era rimasta ferma in attesa delle nuove regole. «Che adesso ci sono e che vanno rispettate prima di tutto da chi le ha emesse», dice David Byrne. L'autorizzazione avrà una validità di dieci anni, poi dovrà essere rinnovata.

E sulle confezioni in vendita dovrà comparire la scritta: «Questo prodotto è stato ottenuto da piante geneticamente modificate». Chi controllerà che la presenza di mais Bt11 sarà davvero segnalata? «I controlli spettano alle autorità nazionali», avverte David Byrne. Il compito di esprimere il giudizio scientifico sugli altri Ogm in lista d'attesa, invece, toccherà all'Agenzia alimentare europea che si sta installando a Parma.

A giudicare dall'asprezza delle polemiche che questa prima autorizzazione ha scatenato, la guerra ai cibi transgenici continuerà. Anche perché le pressioni dei grandi produttori americani di Ogm (soia e mais soprattutto) sono forti. E perché c'è un'altra battaglia che si prepara: quella contro i cosiddetti «Ogm vivi». In altre parole, l'uso di semi o piante transegniche per le coltivazioni che sono ancora bloccate nella Ue in attesa di definire i meccanismi per evitare le contaminazioni accidentali dei campi.

CHE COS'E' IL MAIS DOLCE BT11
In commercio negli Stati Uniti dal 1998, si ottiene modificando geneticamente la pianta per renderla resistente ai bruchi che si nutrono di ess, divorandola dall'interno. La pianta che viene modificata è una varietà di mais comune (zea mais) particolarmente ricca di zucchero: ne contiene ben 10% (più del doppio rispetto alla varietà non dolce). A renderne difficile la coltivazione è la sua particolare suscettibilità agli attacchi delle larve dei bruchi che depositano le uova sulla pianta. Non appena le uova si schiudono, le larve penetrano nella pianta e si nutrono di essa.

LA MODIFICA GENETICA
La pianta è stata modificata in modo da far produrre ad ogni sua parte la proteina estratta da un batterio naturalmente presente nel suolo, chiamato Bacillus thuringiensis. E' un batterio molto comune, diffuso in tutto il mondo e ampiamente utilizzato da contadini e giardinieri, tanto da poter essere considerato il primo insetticida biologico.

L'OPERAIONE DI BIOTECNOLOGIA
Nel caso del mais, il problema è nel fatto che subito dopo la schiusa delle uova le larva si trasferiscono all'interno della pianta. Di conseguenza un insetticida irrorato dall'esterno della pianta non riesce a raggiungere gli insetti e l'azione dello spray si limita solo alla fase in cui le uova sono ancora chiuse. Non c'è invece alcuna possibilità di intervenire contro le larve che sono all'interno. Le biotecnologie hanno permesso allora di trasferire la proteina Bt all'interno della pianta: modificata geneticamente, la pianta di mais dolce produce la proteina Bt in ogni sua parte: nelle foglie, nelle barbe, nel fusto e nelle pannocchie. Così è possibile eliminare i parassiti anche quando questi sono penetrati nella pianta.

I CIBI OGM
L'etichettatura degli alimenti biotech riguarda attualmente prodotti per alimentazione umana (gelati, oli, merendine e farine) contenenti o derivati da soia, colza e mais non provenienti dall'Italia, dove resta il divieto di coltivazione.


Fonte: TuttoScienze (21/05/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: ogm, bt11
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