FUGA CERVELLI: USA, LE CITTA' SI STRAPPANO I GIOVANI
Uno studio dimostra che cè più benessere e creatività dove ci sono coppie gay
WASHINGTON, 09 NOV - Le citta' d'America si strappano l'un l'altra giovani cervelli in quella che il Washington Post, in un servizio inchiesta, definisce ''una lotta darwiniana per la sopravvivenza''. Le citta' cercano d'attrarre, con incentivi di vario genere, ''giovani ambiziosi con lauree in campi ben determinati, come la scienza del genoma, la bio-informatica e la gestione d'impresa''. Piu' che di una caccia ai cervelli puri, quelli buoni per la ricerca e la scienza, si tratta di una caccia ai cervelli con il pallino degli affari, capaci di creare imprese in settori innovativi e di generare ricchezza e posti di lavoro. Ci sono, nell'inchiesta del giornale, racconti individuali, di giovani che hanno scelto d'emigrare da una citta' all'altra e che spiegano che cosa li ha attirati: incentivi, ma anche condizioni di vita e clima - e, li', gli amministratori della Caliifornia e della Florida hanno un netto vantaggio -. Ma ci sono pure le cifre. Nella classifica delle 50 maggiori citta' degli Stati Uniti, in base alla percentuale di residenti con titolo di studio equivalente alla laurea, Washington e' al primo posto, con l'81% - e' pero' una distorsione statistica, perche' la citta' e' in pratica un dormitorio di amministratori della Nazione-.
Nella classifica vera, che comincia dal secondo posto, Atlanta (in Georgia, Coca Cola e Cnn), San Francisco e Oakland in California, Seattle (nello Stato di Washington, Boeing e Ibm) e Austin in Texas sono le sole con percentuali superiori al 50%. La la top ten e' completata da Boston, Denver, New Orleans e Dallas, tutte tra 49 e 48%. Invece, al fondo della classifica, con percentuali del 25% o inferiori, troviamo Milwaukee nel Wisconsin, Filadelfia in Pennsylvania, Mesa in Arizona, Jacksonville in Florida, Las Vegas in Nevada, Cleveland nell'Ohio e, all'ultimo posto, Detroit nel Michigan: figurano, qui, alcuni dei santuari della vecchia industria manifatturiera ormai tramontata. Piu' interessante ancora, e' pero' l'indice di creativita' delle metropoli americane, studiato da Richard Florida, professore della Carnegie Mellon e autore di uno studio dal titolo 'The Rise of the Creativity Class', 'Il sorgere della classe della creativita''. L'indice tiene conto di una serie di fattori, dalla crescita di high-tech e brevetti, al livello di integrazione razziale, dalla concentrazione di residenti stranieri e di coppie gay (che sono evidentemente considerate un indice di creativita') alla percentuale della forza lavoro in settori come l'istruzione, i computer, la medicina, ma anche gli affari e la giustizia, e, infine, alla presenza di artisti, scrittori, musicisti, designers e altri 'creativi' professionali. Non e' un caso che, in vetta a questa classifica, si trovino San Francisco e Oakland (considerati, qui, un'unica aerea metropolitana), Seattle e Austin, cioe' quattro dei primi sei della classifica dei laureati. Bene anche Boston, dove c'e' il Mit, Portland nell'Oregon e la stessa Washington che, intorno al Distretto di Columbia, e' diventata una sorta si Silicon Valley della medicina e della biotecnologia. New York e' al 12.o posto, Filadelfia al 22.0, Detroit al 35.o. Cleveland e Jacksonville sono verso il fondo. La creativita' piu' bassa, pero', e' a Louisville nel Kentucky: di qui i giovani scappano, verso le mecche della creativita'. (ANSA).
Fonte: (09/11/2003)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
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