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Sono sempre di più gli italiani che per curarsi ricorrono alle pratiche alternative

Sono sempre di più gli italiani che per curarsi ricorrono alle pratiche alternative
di Carlo Vanni - Fonte: www.reporter.it
Un giro d'affari stimato in 220 milioni di euro, valore al consumo; oltre 4 milioni di italiani (circa l'8%), consigliati da più di 5.000 medici, per le proprie cure fanno ricorso prevalentemente alle medicine alternative: questi i dati emersi dalla fiera “Sana”, tenutasi a Bologna nello scorso mese di settembre. Sono volumi che testimoniano una crescita progressiva del fenomeno, anno dopo anno: non si può ancora parlare di fuga dalla medicina tradizionale, ma è certo che sono sempre più numerosi i pazienti che, delusi o intimoriti dai farmaci, ritengono di potersi curare in maniera più efficace rivolgendosi altrove.
In particolare, l'interesse più vivo si riscontra nei confronti delle pratiche (medicinali, filosofie) legate alla medicina omeopatica, che sul mercato delle terapie alternative si riserva attualmente la parte del leone. Rimane da capire, a questo punto, se si tratta di una semplice moda (anche pericolosa, considerato il contesto) o se l'omeopatia è veramente efficace: può davvero essere considerata una alternativa valida rispetto alla medicina cosiddetta tradizionale, addirittura migliore di essa, come dicono i suoi numerosi adepti? Oppure, al contrario, a detta degli autorevoli detrattori, non è altro che un terribile inganno collettivo? Fece particolare scalpore, nel luglio 2000, una edizione della celebre trasmissione “Superquark” nella quale, conduttore il solito Piero Angela, si sparava a zero, presenti numerosi medici, scienziati e il CICAP (associazione il cui scopo è smascherare le frodi basate sulla credulità: celebri le campagne contro astrologia ed UFO) sull'ubriacatura collettiva delle medicine omeopatiche, definite senza mezzi termini in tal sede come un truffa della più bell'acqua, stante la mancanza di fondamento scientifico alla base della loro supposta validità. Angela è risultato vittorioso in tutte le cause per diffamazione, da allora; ciononostante, la medicina omeopatica continua ad essere tollerata dalle autorità e regolarmente praticata nel territorio delle Stato italiano, anche se le cure sono completamente a carico degli utenti (manca il sostegno del S.S.N.). Cosa vuole dire? Si tratta di una truffa, però è tollerabile? Oppure, i dati non sono così chiaramente contrari? O, ancora, si è restii a interrompere un giro di affari così imponente? Cerchiamo di far chiarezza in materia; innanzitutto, cosa si intende per omeopatia?
TUTTI I FARMACI ESISTONO IN NATURA
I PRINCIPI BASE DELL'OMEOPATIA SONO STATI ENUNCIATI DA HAHNEMANN NEL 1790
La nascita della Omeopatia avviene nel '700: un secolo straordinariamente vivace, ricco di scoperte, invenzioni, movimenti intellettuali, filosofici e religiosi. Nascono in questo periodo, tra le altre, la moderna anatomia patologica e la moderna fisiologia, ad opera, rispettivamente, di G.B. Morgagni e di Albrecht von Haller; il corpo, inteso come macchina, comincia a svelare i suoi segreti, la chirurgia comincia ad affermarsi come soluzione scientifica e pratica per la risoluzione dei problemi. La medicina clinica, al contrario, segna il passo: stretta tra superstizione e mancanza di conoscenze adeguate, allontanatasi ormai dalla saggezza delle pratiche salutistiche antiche, si rivela non solo inefficiente, ma spesso letale. “Sono fermamente convinto che se l'intera materia medica attualmente usata potesse essere gettata in fondo al mare, sarebbe tanto di guadagnato per l'umanità, e... tanto peggio per i pesci”. Questo giudizio al vetriolo veniva espresso da un luminare dell'Università Harvard, Oliver Wendell Holmes, ancora nel 1860, in una riunione tra colleghi: poco lusinghiero nei confronti della medicina di allora, ma probabilmente realistico, considerando i danni causati dall'abuso di metodi non esattamente scientifici, rimedi che si rivelavano spesso più pericolosi degli stessi mali che pretendevano di curare. Eppure, da Ippocrate (V sec. A. C.) in avanti, la parola d'ordine della medicina era sempre stata “primo, non nuocere”. Nascono in questo periodo, non supportati da evidenze scientifiche (la scoperta di batteri, virus e simili agenti patogeni, e soprattutto la loro esatta classificazione, è ancora di là da venire) numerosi “sistemi” medici, ciascuno facente capo ad una precisa filosofia di base, che cercano di fare ordine nell'intricato panorama di fenomeni morbosi di cui è affetto il genere umano. L'omeopatia è uno di questi sistemi, e nasce dal pensiero di un medico della Sassonia, Samuel Hahnemann, che nel 1790 pubblicizzò quella che a suo dire era una vera e propria legge terapeutica fino ad allora sconosciuta: “similia similibus curantur”, ovvero, ogni simile cura il suo simile. E cioè: la stessa sostanza che, in una determinata dose, causerebbe un avvelenamento, in dosi molto minori lo risolverà. Al contrario, denominerà medicina “allopatica” quella che, per risolvere un malanno, alla somministrazione causerà un effetto contrario: esempio, in caso di febbre, una sostanza che abbassi la temperatura. Hahnemann, invece, avrebbe somministrato, in dosi ridottissime, un farmaco capace di innalzare la temperatura. Questo modo di ragionare, peraltro, non era affatto sconosciuto: la regola della similitudine è una delle basi del pensiero magico tradizionale, osservata da sempre nelle società primitive più disparate e che, anche in società avanzate, sopravvive abilmente dissimulata un po' ovunque. La dose da somministrare, diluita in acqua, alcol o lattosio, deve essere la più bassa possibile, per evitare di aggravare il già precario stato di salute del paziente: si parla di diluizioni estreme, pari a una goccia diluita nell'equivalente di 25 piscine olimpioniche, a conti fatti: questo è il principio cosiddetto “della diluizione infinitesimale”, sul quale si accentrano le critiche più feroci dei detrattori per ovvi, giustificabili motivi. Il terzo principio è quello della dinamizzazione, secondo la quale agitando in un particolare modo (successione) il composto così ottenuto si otterrà una effettiva attivazione dello stesso, e la sua definitiva trasformazione in farmaco.
UN BOOM INTERNAZIONALE
Nonostante i molti dubbi sulla reale efficacia, scientificamente dimostrabile, delle cure non convenzionali, i dati circa l'utilizzo in Italia sono impressionanti: l'ultimo rapporto Eurispes (2006) rende noto come 11 milioni di italiani ricorrano normalmente alla medicina omeopatica, senza peraltro abbandonare quella convenzionale, per far fronte a patologie croniche per le quali la prima non ha fornito una soluzione (soprattutto stati infiammatori articolari, cefalee ed allergie); sono supportati in ciò da una rete di 7.000 farmacie specializzate o dotate di un settore apposito, e da 12.000 medici prescriventi. Un'indagine del 1999 stabiliva nell'8,2% gli italiani utenti dell'omeopatia: come si vede, in netta crescita. L'indagine Doxa del 2005 ci informa che ad utilizzare regolarmente le cure non convenzionali sono almeno il 23% degli italiani, ma che a conoscerle (uso sporadico) è ben il 65%. I farmaci prescrivibili sono decine di migliaia, e fanno capo ad oltre 3.000 rimedi (principi attivi identificati dalla farmacopea omeopatica per così dire “ortodossa”), circa 150 dei quali utilizzati comunemente. In Italia, per il paziente che fa uso di tali medicinali non è previsto alcun rimborso a cura del S.S.N., al contrario di Germania, Spagna, Olanda, Belgio, Danimarca e Irlanda (e, fino a tempi recenti, Svizzera); in Francia almeno il 49% dei cittadine ricorre all'omeopatia, ed il rimborso è pressoché totale. E anche in Inghilterra l'omeopatia è riconosciuta e gode di grande successo.

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