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0barra1
Utente Senior
Città: Paris, VIIème arrondissement
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Inserito il - 30 giugno 2011 : 13:28:06
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Esimi forumisti, vi copio-incollo un articolo de La Repubblica. Sarebbe interessante sentire le testimonianze degli studenti catanesi. Spero abbiate la buona volontà di leggere.
IL CASO Catania, veleno all'Università il pm: "È omicidio colposo" Tra il 2000 e il 2007 otto morti, ventisei malati di tumore tra docenti, studenti e dottorandi della facoltà di Farmacia. Il gip deciderà sul rinvio a giudizio dell'ex rettore e di altri 8 indagati per disastro ambientale ma i magistrati chiedono di aggravare il capo d'imputazione di ALESSANDRA ZINITI
Catania, veleno all'Università il pm: "È omicidio colposo"
CATANIA - Otto morti, 26 persone ammalate e in gravi condizioni. Non è un bollettino di guerra, ma i numeri della vera e propria strage che, tra il 2000 e il 2007, si è consumata nei laboratori della facoltà di Farmacia dell'Università di Catania. Laboratori dove le sostanze chimiche venivano smaltite senza alcuna precauzione, semplicemente sversate nei lavandini, mentre i gas e le sostanze sature vagavano per l'aria di stanze senza finestre.
Per anni, in quei laboratori si è lavorato e studiato così, per anni si sono ammalati di tumore in tanti, docenti, studenti, ricercatori, dottorandi. Tutto nel silenzio più assoluto, fino a quando nel 2008, dopo il sequestro di quei laboratori da parte della Procura a seguito dell'ennesimo esposto, è venuto fuori il drammatico diario di Emanuele Patanè, un dottorando morto nel 2003 che ha lasciato una terribile testimonianza delle condizioni in cui si lavorava.
Dopo la pubblicazione di quel diario sulle colonne di Repubblica, sono venute fuori le denunce dei familiari delle altre vittime, oggi riunite in coordinamento e ora, dopo tre anni di indagine, i pm di Catania hanno chiesto il rinvio a giudizio per disastro ambientale dell'ex rettore Ferdinando Latteri, deputato dell'Mpa, e degli ex vertici dell'ateneo catanese e della facoltà che hanno omesso di vigilare sulle condizioni di salubrità degli ambienti e soprattutto di provvedere al rispetto delle garanzie di sicurezza.
Ma adesso la Procura vuole andare oltre e procedere nei loro confronti anche per omicidio colposo. Per questo il pm Lucio Setola ha chiesto un incidente probatorio, per cercare di dimostrare il nesso di causa-effetto tra l'inquinamento ambientale, accertato da una perizia che ha rilevato valori superiori di tre volte ai siti industriali, e le morti e le decine e decine di ammalati. Il magistrato chiede di verificare se particelle di quegli stessi metalli pesanti presenti negli ambienti si trovino nei tessuti delle persone morte o colpite da patologie tumorali. E i familiari delle vittime domani in conferenza stampa insieme all'avvocato Santi Terranova chiederanno di far luce su questa strage silenziosa.
E nelle vostre Università com'è la situazione?
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n/a
deleted
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Inserito il - 30 giugno 2011 : 14:47:39
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In quelli che ho frequentato io tutto funzionava sempre benissimo e c'erano tutti i dispositivi di protezione individuali e collettivi possibili e immaginabili. Poi magari c'era la solita aquila che non accendeva la cappa, ma era colpa sua, non perchè non funzionasse... E' una vergogna quello che è successo a Catania.
Se posso permettermi, però, mi capita spesso di vedere nei lab. universitari e di ricerca una sorta di superficialità sull'argomento, tipo gente in pantaloni corti e sandali, bromuro di etidio preso in mano senza guanti come se nulla fosse ecc ecc. Nei lab di diagnostica il problema è molto più ridotto e trovo ci sia una maggiore attenzione alla protezione e prevenzione del personale. Ci cazzano anche solo se mettiamo il guanto in vinile al posto di quello in nitrile oppure gli zoccoli sanitari con i buchettini sopra invece che di lato (del tipo che non ti fanno neanche entrare) .................... Poi magari cambi lab e vedi gente in sandali che magari mangia e beve pure come se nulla fosse. |
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Giuliano652
Moderatore
Prov.: Brescia
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chim2
Utente Attivo
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Inserito il - 30 giugno 2011 : 16:12:44
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dunque nel 2008 è successo anche da noi sempre nella facoltà di farmacia...immagino lo stesso laboratorio di inorganica effettivamente la puzza era davvero troppa! contemporanemante ricordo anche a bari o forse sempre nel 2007 forse nashita saprebbe dire meglio |
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0barra1
Utente Senior
Città: Paris, VIIème arrondissement
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Inserito il - 30 giugno 2011 : 17:21:54
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Citazione: Messaggio inserito da Giuliano652
io non voglio parlare perché ho un paio di episodi in mente nella mia vecchia uni, ma non ho nessuna prova che colleghi il lavoro svolto o l'inadeguatezza delle protezioni con la malattia.
L'uni della città da cui scrivi?
Comunque l'articolo postato avrebbe bisogno di una contestualizzazione, non so a voi ma a me in certi punti è sembrato un po' poco chiaro... |
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Martin.diagnostica
Utente Attivo
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Inserito il - 30 giugno 2011 : 17:24:17
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Nella mia città, Napoli ho riscontrato la situazione più drammatica nella palazzina scientifica dell'Istituto Pascale. Cappe rotte mercaptoetanolo e fenolo che si diffondevano negli ambienti ascensori fatiscenti e sporcizia ovunque, assurdo considerando che è un IRCSS. In torre biologica al policlinico le cose erano nettamente migliori, le cappe funzionano molto bene. Si è verificato qualche episodio singolo, dai sifoni dei lavandini qualche volta è risalito (tutti e 12 piani) dei vapori tossici e puzzolenti. Fù anche identificata la sostanza presente nell'ambiente ma non ricordo il nome. In Germania la sensibilità per queste tematiche è sconvolgente, la cosa più singolare che ricordo sono queste colonnine anti etidio
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0barra1
Utente Senior
Città: Paris, VIIème arrondissement
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Inserito il - 30 giugno 2011 : 17:25:01
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Articolo datato 29 novembre 2008, sempre da La Repubblica.
Il caso: Catania, 29 anni, stroncato da un tumore. Altre 4 le vittime Morire nell'aula dei veleni memoriale di un ricercatore
dai nostri inviati FRANCESCO VIVIANO e ALESSANDRA ZINITICATANIA CATANIA - Lo chiamava "il laboratorio della morte". A Raffaella, la sua fidanzata, a suo padre Alfredo, lo aveva detto più volte: "Quel laboratorio sarà anche la mia tomba". Una stanza di 120 metri quadri, tre porte e tre finestre non apribili, due sole cappe di aspirazione antiche e inadeguate e tutte le sostanze killer, le sue "compagne" di studio e lavoro lasciate lì sui banconi, nei secchi, in due frigoriferi arrugginiti: acetato d'etile, cloroformio, acetonitrile, diclorometano, metanolo, benzene, con vapori e fumi nauseabondi e reflui smaltiti a mano.
Lì dentro il laboratorio di farmacia dell'Università di Catania nel quale sognava di costruire il suo futuro, Emanuele, "Lele" Patanè, negli ultimi due anni aveva visto morire e ammalarsi, uno dietro l'altro, colleghi ricercatori, studenti, professori amministrativi: Maria Concetta Sarvà, giovane ricercatrice, entrata in coma mentre era al lavoro e morta pochi giorni dopo; Agata Annino stroncata da un tumore all'encefalo; Giovanni Gennaro, tecnico di laboratorio, ucciso anche lui da un tumore. E poi quella giovane ricercatrice, al sesto mese di gravidanza, che aveva perso il bambino per mancata ossigenazione. E diagnosi di tumori a raffica: per uno studente, per una docente, per la direttrice della biblioteca, per un collaboratore amministrativo. Fino a quando, nel dicembre 2003, è toccato a lui. Ad Emanuele, 29 anni, un ragazzone forte e sportivo, laureato con 110 e lode, idoneo all'esercizio della professione farmaceutica, dottore di ricerca, stroncato in meno di un anno da un tumore al polmone.
Il suo diario, adesso, è finito agli atti dell'inchiesta che tre settimane fa ha portato al sequestro e all'immediata chiusura del laboratorio di farmacia dell'Università e alla notifica di avvisi di garanzia per disastro colposo ed inquinamento ambientale all'ex rettore dell'Università ed attuale deputato dell'Mpa Ferdinando Latteri e al preside della facoltà Angelo Vanella, ad altri sette tra docenti e responsabili del laboratorio di farmacia. Da anni, ha già accertato l'indagine, sostanze chimiche e residui tossici utilizzati giornalmente venivano smaltiti attraverso gli scarichi dei lavandini, senza alcuna tutela per chi in quel laboratorio studia e lavora. Adesso, dopo la denuncia dei familiari di Emanuele Patanè, alle ipotesi di reato si è aggiunta anche quella di omicidio colposo plurimo e lesioni. Per i cinque morti e i dodici ammalati che negli ultimi anni in quegli ambienti hanno vissuto.
"Quello che descrivo è un caso dannoso e ignobile di smaltimento di rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reattivi chimici potenzialmente tossici e nocivi in un edificio non idoneo a tale scopo e sprovvisto dei minimi requisiti di sicurezza". Così Emanuele comincia le cinque pagine datate 27 ottobre 2003, tre mesi prima della sua morte. È stato l'avvocato Santi Terranova a consegnare in Procura il tragico diario ritrovato nel computer del giovane ricercatore. Nei giorni scorsi, dopo aver sentito del sequestro del laboratorio disposto dal procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, l'anziano padre di Emanuele, Alfredo Patanè, 70 anni, si è ricordato di quelle pagine lette nel pc del figlio.
"Quel memoriale Lele lo voleva consegnare ad un avvocato per denunciare quello che accadeva lì dentro, che lì dentro si moriva - racconta - Ma l'avvocato a cui si era rivolto gli aveva detto che ci volevano dei testimoni perché contro i "baroni" dell'Università non l'avrebbe mai spuntata...". Adesso saranno i sostituti procuratori Carla Santocono e Lucio Setola a valutarne la valenza.
Emanuele evidentemente si rendeva conto delle condizioni di estremo pericolo in cui lavorava, ma la paura di perdere la sua opportunità di carriera deve averlo fatto continuare. E così particolarmente grande fu la sua amarezza quando il coordinatore del dottorato di ricerca, Giuseppe Ronsisvalle, ("nonché proprietario della facoltà di Farmacia", scrive) gli negò la borsa di studio, a lui, unico partecipante al concorso, solo perché ormai ammalato di tumore. Meglio conservare la borsa di studio per l'anno successivo per un altro studente. "Io non avevo nessuna raccomandazione - scrive Emanuele - mi chiedo come sia possibile che un concorso pubblico venga gestito in questo modo, senza nessuna trasparenza, legalità, senza nessun organo di controllo".
Lele racconta così i suoi due anni trascorsi in quel laboratorio, fino al luglio 2002, quando anche per lui arrivò la terribile diagnosi. "Durante il corso di dottorato, trascorrevo generalmente tra le otto e le nove ore al giorno in laboratorio per tutta l'intera settimana, escluso il sabato. Non c'era un sistema idoneo di aspirazione e filtrazione, c'erano odori e fumi tossici molto fastidiosi e spesso eravamo costretti ad aprire le porte in modo da fare ventilare l'ambiente". C'erano due cappe di aspirazione antiquate "quindi lavorare lì sotto era lo stesso che lavorare al di fuori di esse". "Dopo la diagnosi della mia malattia, cioè nel 2002, una di questa cappe è stata sostituita con una nuova. Le sostanze chimiche, i reattivi ed i solventi erano conservati sulle mensole, sui banconi, in un armadio sprovvisto di sistemazione di aspirazione e dentro due frigoriferi per uso domestico tutti arrugginiti. Dopo avere trascorso l'intera giornata in laboratorio avvertivo spesso mal di testa, astenia ed un sapore strano nel palato come se fossi intossicato".
Lele aveva annotato uno per uno tutti i suoi colleghi scomparsi e ammalati: "Sono tutti casi dovuti ad una situazione di grave e dannoso inquinamento del dipartimento e sicuramente non sono da imputare ad una fatale coincidenza. La mancata accortezza nello smaltimento dei rifiuti tossici e l'utilizzo di sostanze e reagenti chimici in assenza dei minimi requisiti di sicurezza ha nuociuto e potrà ancora nuocere se non verranno presi solerti provvedimenti". Ma nessuno, fino alla presentazione dell'esposto da parte dei familiari di Emanuele, si era accorto che quel laboratorio si era trasformato da anni in una fabbrica di morti.
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So, forget Jesus. The stars died so that you could be here today. A Universe From Nothing, Lawrence Krauss
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0barra1
Utente Senior
Città: Paris, VIIème arrondissement
3847 Messaggi |
Inserito il - 30 giugno 2011 : 17:26:27
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Alcuni passaggi sono agghiaccianti, non so cosa ne pensiate voi...
PS: ciao Martin |
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kORdA
Utente Attivo
Prov.: Milano
Città: Monza
1303 Messaggi |
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ales
Utente Junior
Prov.: Palermo
Città: Palermo
455 Messaggi |
Inserito il - 01 luglio 2011 : 19:41:22
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non ci sono parole..non gli è stata concessa la borsa di studio perchè già ammalato..VERGOGNA!! altro che borsa di studio!! |
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prossima biologa
Utente Attivo
1437 Messaggi |
Inserito il - 02 luglio 2011 : 10:55:19
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ricordo che il caso di questo ricercatore fu esposto in televisione e che mia madre rimase agghiacciata... io davvero inorridisco quando sento queste cose... però sincero proprio...inorridisco di più quando vedo che le cose funzionano e non le usano perchè sono Super chi sa cosa.... nell'uni dove ho fatto lab io le cose funzionavano...alla federico II nel dipartimento di biologia strutturale e funzionale,quello nuovo, funziona tutto... o almeno il 90% delle cose che servono però a volte effettivamente vedi persone con i sandoletti,i pinocchietti i braccialetti.... portare il camice o scarpe chiuse.... non è di moda... parlo delle donne,da noi il 90%della popolazione di biologia è femminile... ma io credo che anche in queste piccole cose... preparare i gel sotto cappa xk c'è il brumuro di etidio..... e dove si è mai visto... sul bancone del laboratorio,vicino alle bilance...però attenzione a non farselo cadere sulla mano, però camminare con la beuta che contiene il gel sciolto con il bromuro di etidio dentro, per tutto il lab, finche non si raffredda....e non è più pericoloso fare così????? |
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prossima biologa
Utente Attivo
1437 Messaggi |
Inserito il - 02 luglio 2011 : 11:05:09
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èla cosa più terrificante che abbia mai letto.... ricordavo le parole "quel laboratorio sarà la mia tomba" assurdo e omertoso....che venga negata una borsa di studio all'unico parteciapnte al concorso perchè era malato di tumore e conservarla per qualcun altro... per far ammalare e morire qualcun altro... che vergogna... comunque i concorsi pubblici per le borse di studio anche a Napoli sono gestiti così, se hai la fortuna di fare la tesi magistrale in un laboratorio dove ci sono soldi o ci sono conoscenze per altri laboratori in cui ci sono soldi passi vinci il concorso...altrimenti no! e sottolineo CONCORSO.
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nashita
Utente
Prov.: Puglia
1085 Messaggi |
Inserito il - 03 luglio 2011 : 23:33:40
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la questione di catania è davvero terrificante..
Da me a Bari, vennero sequestrati dai NAs 50 laboratori sempre della facoltà di farmacia perchè mancava la documentazione sui rischi e sicurezza... attualmente sembra essere tutto ok.
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