Una speranza nella terapia dell'asma.
Chi ha incominciato ad esercitare la professione di medico di MG 50 aa. or sono e ha avuto in cura molti asmatici, anche in periodi in cui i farmaci a disposizione erano ...le teofilline... (allora comparve il cortisone...utilizzato inizialmente in Clinica Medica...) con comprensibile gioia legge questa notizia di una ricerca affidata pure a Colleghi genovesi di sicura esperienza, insuperabile preparazione specifica ed ineffabile Umanità. Auguri dunque! Bene puntualizzato nella notizia di Molecularlab.it il meccanismo d'azione dell'anticorpo monoclonale, differenziandolo dalle terapia in atto. Tecnicamente parlando, dal punto di vista clinico, semeiotico-biofisico, il preparato dovrebbe auspicabilmente impedire l'accumulo bronchiale-peribronciale di TH2 (= riflesso patologico, assente cioè nel sano, pneumo-gastrico aspecifico tipo II, "intenso": Bibliografia in http://www.semeioticabiofisica.it). Tuttavia, a mio parere, nell'insorgenza dell'asma bronchiale dobbiamo considerare, da un lato, lo scatenarsi dei processi flogistici che ci auguriamo frenati il più possibile dal nuovo preparato, ma, dall'altro, dalla elevata RESPONSIVITA' delle vie respiratorie nella componente bronchiale "e" vascolare, dipendente dal ridotto livello di energia libera endocellulare. Sempre a mio modesto parere, la terapia "completa" dovrebbe tenere conto di questi eventi, la cui espressione finale è l'acidosi istangica da alterata respirazione mitocondriale delle locali cellule, conditio sine qua non dell'asma.
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