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Nuove speranze per sconfiggere cirrosi


Nasce una nuova speranza per gli ammalati di una forma grave e progressiva di cirrosi epatica dovuta allepatite da virus delta, fino a ieri considerata una condanna senza appello: la malattia puo es

Nasce una nuova speranza per gli ammalati di una forma grave e progressiva di cirrosi epatica dovuta all'epatite da virus delta, fino a ieri considerata una condanna senza appello: la malattia puo' essere sconfitta grazie alle straordinarie proprieta' di un farmaco di origine naturale, l'interferone.
La scoperta, che ribalta un dogma della medicina (secondo cui la cirrosi epatica e' un processo irreversibile), si deve a Patrizia Farci, Professore di Medicina Interna e Direttore del Centro delle Malattie del Fegato dell'Universita' di Cagliari, impegnata in prima linea nella lotta contro i virus dell'epatite.
Farci e' pioniere della terapia antivirale di questa malattia e gia' nel 1994 un suo studio (pubblicato sulla rivista piu' autorevole del mondo, il New Journal of Medicine) aveva stabilito l'efficacia della terapia con interferone nell'epatite cronica delta.
Lo studio che viene ora pubblicato sulla prestigiosa rivista americana Gastroenterology, e' stato condotto in 42 pazienti colpiti dalla forma piu' grave e rapidamente progressiva di epatite cronica, l'epatite delta. L'epatite delta e' una forma molto particolare di epatite perche' si puo' manifestare soltanto in soggetti che sono contemporaneamente infetti anche con un secondo virus: il virus dell'epatite B, il quale agisce da virus 'helper', aiutando il virus delta a replicarsi. Ed e' forse a causa di questa sinergia tra due virus che l'epatite cronica delta ha spesso un decorso particolarmente aggressivo: l'85% dei pazienti infatti sviluppa la cirrosi, in alcuni casi dopo soli 2 anni dall'epatite acuta.
La cirrosi epatica favorisce a sua volta lo sviluppo del cancro del fegato, un tumore in preoccupante aumento in tutto il mondo.
La cirrosi epatica e' sempre stata considerata come un processo irreversibile; sotto l'azione continua dei virus o di sostanze tossiche come l'alcool, il tessuto epatico viene progressivamente sostituito da un tessuto fibroso, di tipo cicatriziale, che e' incapace di svolgere le funzioni vitali che sono proprie del fegato, come l'eliminazione di tossine e farmaci, e la produzione di fattori vitali (ad esempio l'albumina, i fattori della coagulazione, etc.).
Con la ricerca condotta da Farci e i suoi collaboratori, cambia radicalmente il modo di vedere la cirrosi e, soprattutto, cambia la vita di chi fino a ieri viveva la propria malattia con l'angoscia del condannato.
''Lo studio e' iniziato nel 1987 - spiega Farci - su un gruppo di 42 pazienti con epatite cronica delta, la maggior parte dei quali (80%) presentavano gia' un quadro di cirrosi epatica. Dopo un anno di trattamento con l'interferone, i pazienti che avevano ricevuto dosi elevate del farmaco (9 milioni di unita', MU) presentavano fin da subito un netto miglioramento degli indici di necrosi epatica, rispetto ai pazienti non trattati o a quelli che avevano ricevuto una dose inferiore (3 MU), accompagnata da una riduzione significativa dei livelli di replicazione del virus.
Le persone malate sono state seguite nel tempo, per 17 anni e lo studio lungo termine ha permesso di dimostrare che l'interferone ad alte dosi aveva modificato la storia naturale della forma piu' grave di epatite cronica: su 14 pazienti inizialmente trattati con 9 MU, ben 12 (86%) sono sopravvissuti fino ad oggi senza le complicazioni tipiche della cirrosi, mentre nel gruppo di controllo (non trattati) e nel gruppo trattato con 3MU solo il 30% e' sopravvissuto'.
Ma la scoperta piu' sensazionale e' stata fatta quando i ricercatori cagliaritani hanno prelevato un frammento di fegato, con la biopsia epatica, a piu' di 10 anni dalla fine della terapia: in alcuni pazienti che avevano ricevuto 9 MU di interferone, la cirrosi epatica era completamente regredita, scomparsa, e si era rigenerato un fegato assolutamente indistinguibile da un fegato sano.
''Con questo studio - conclude la ricercatrice - si conferma una tendenza che ha iniziato ad emergere negli ultimi 5 anni: sta cambiando profondamente il nostro modo di vedere la cirrosi epatica e si aprono nuovi filoni di ricerca per lo sviluppo di terapie anti-fibrotiche che potrebbero essere applicate a tutte le forme di cirrosi epatica.


Fonte: Ansa (02/06/2004)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag: cirrosi
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