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Da una proteina la speranza contro l'infarto


Studio su 5000 pazienti per sperimentare lapolipoproteina «A1 Milano» che scioglie placche ateroscl

Il farmacologo milanese Cesare Sirtori, 30 anni fa, scoprì una caratteristica unica negli abitanti di Limone del Garda: una apolipoproteina, chiamata A-1 Milano, responsabile di un bassissimo livello di colesterolo nella popolazione. Scoperta approfondita e protagonista di uno studio clinico condotto dall'americano Steven Nissen, pubblicato sul The Journal of the American Medical Association, alla fine del 2003.
Questo studio è alla base di una prospettiva di cura, l'HDL Therapy (si parla del 2007-2008) che molto più efficacemente delle statine riuscirebbe a ristabilire la salute edl paziente, anche abbattendo i costi economici. Lo ha detto lo stesso Sirtori, dell'Università di Milano, in un convegno tenuto all'inizio di Giugno con i maggiori esperti internazionali tra cui lo stesso Nissen, il padre dell'atorvastatina ed il cardiologo Pridiman K.
Shah, tra i primi a sperimentare la nuova apoproteina su animali da laboratorio.
Sebbene il problema di A-1 fosse l'alto costo di produzione, trattandosi di un prodotto biotecnologico difficile da produrre, la multinazionale francese farmaceutica Pfizer ha deciso di stanziare grandi risorse per lo sviluppo di questo farmaco. "Presto partirà una mega sperimentazione internazionale con 5000 pazienti sulla HDL Therapy", afferma Sirtori.
"La A-1 Milano - spiega il farmacologo - e quindi anche il farmaco che ne deriva, ha la massima capacità di rimuovere il colesterolo, oltre ad altre potenzialità trombolitiche e antinfiammatorie per il trattamento diretto di lesioni vascolari. Se il concetto della 'terapia basata sulle HDL' verrà confermato nello studio in previsione, si può pensare che un giorno i pazienti con sindrome coronarica potranno ricevere una terapia acuta per la rapida regressione e stabilizzazione delle placche, seguita da una terapia a lungo termine per prevenire la ricrescita delle placche".
"I presupposti sono entusiasmanti: i dati hanno dimostrato una riduzione significativa delle placche ateromatose nelle coronarie umane: ben il 4,2% sull'intera area esaminata, sino a quasi il 10% nella zona con le placche più gravi dopo solo 6 settimane. Si tratta di un risultato mai ottenuto in precedenza con l'utilizzo di altri farmaci. Le statine al massimo dosaggio, ad esempio, hanno permesso di ottenere riduzioni delle placche di poco superiori all'1% dopo 18 mesi di trattamento".

Redazione MolecularLab.it (07/06/2004)
Pubblicato in Biochimica e Biologia Cellulare
Tag: infarto, a1
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