Le malattie neurodegenerative e gli obbiettivi per i prossimi 10 anni
Comprendere i meccanismi biochimici che controllano le funzioni piu complesse del cervello, studiare la funzione dei geni e de
Comprendere i meccanismi biochimici che controllano le funzioni piu' complesse del cervello, studiare la funzione dei geni e dei fattori di crescita delle cellule nervose per riuscire a combattere lesioni e malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer. Sono queste, secondo alcuni fra i maggiori esperti internazionali, alcune aree delle neuroscienze destinate ad avere le maggiori probabilita' di progresso nei prossimi 10 anni. E' quanto e' emerso a Roma, lo scorso 5 ottobre nella tavola rotonda sul futuro delle ricerche sulle neuroscienze che ha aperto il congresso internazionale sul cervello organizzato dalla Fondazione Santa Lucia. ''Identificare il legame fra i geni e il comportamento'' e' una delle scommesse dei prossimi anni secondo l'esperto di Neuroscienze Emilio Bizzi, direttore scientifico dell'Istituto europeo di ricerche sul cervello (EBRI) voluto dal Nobel Rita Levi Montalcini. E proprio Rita Levi Montalcini punta sul ruolo sempre maggiore che nei prossimi anni avranno quelli che chiama ''i pedoni'' nella scacchiera delle neuroscienze: fattori di crescita delle cellule nervose (come l'NGF per cui ha avuto il Nobel), linfochine, endorfine, fattori ormonali. Un'altra scommessa, ha detto il rettore dell'universita' di Roma Tor Vergata, Alessandro Finazzi Agro', e' ''capire fino a che punto si potra' spingere la rigenerazione del Sistema nervoso centrale''.
Un ruolo di primo piano in questo campo, ha osservato, lo avra' la ricerca sulle cellule staminali: ''siano esse embrionali o meno, l'obiettivo e' comprendere tutti i fattori che entrano in gioco nel processo di differenziamento'', ossia nella catena di eventi che porta una cellula staminale, immatura e indifferenziata, a diventare una cellula adulta e specializzata. Genetica e biochimica sono destinate a diventare le parole chiave della ricerca sul cervello nei prossimi anni. A incoraggiare il lavoro in questo campo sono, secondo Bizzi, "gli enormi progressi fatti finora nei campi della genetica e della biologia molecolare nello studio di sistemi come quello olfattivo o motorio". L'analisi dell'espressione dei geni (possibile con modelli animali o con tecniche modernissime, come quella dei biochip) permettera' di prendere di mira malattie neurologiche o psichiatriche, di studiare il ruolo dei neurotrasmettitori o ancora di fenomeni legati alla morte cellulare programmata. Tutto questo, ha detto ancora il direttore dell'EBRI, permettera' di avere a disposizione nuove conoscenze per combattere malattie destinate ad avere un'importanza sempre maggiore con il progressivo invecchiamento della popolazione, come il Parkinson o l'Alzheimer. A queste considerazioni si ispirano anche i programmi scientifici dell'EBRI, definiti in questi giorni dal comitato scientifico dell'istituto, presieduto dal Nobel Torsten Wiesel e composto da esperti internazionali di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. "Punto di partenza saranno le ricerche condotte da Rita Levi Montalcini sulle neurotrofine", la grande famiglia dei fattori di crescita delle cellule nervose. L'obiettivo dei prossimi anni sara' comprenderne la funzione, anche in relazione a malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer. Uno studio che si basera' anche su strumenti all'avanguardia, come quelli basati sulle nanotecnologie. "In questo campo sono in corso accordi di collaborazione scientifica con il Massachusetts Institute of Technology (MIT) e con l'Istituto di Nanotecnologie di Genova". Grazie a queste tecnologie su piccolissima scala sara' possibile, per esempio, introdurre nel cervello di topi micro-dispositivi in grado di "seguire" l'attivita' delle cellule nervose, con una precisione senza precedenti e senza che l'animale venga minimamente danneggiato.
Fonte: (26/10/2004)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
cervello,
neurodegenerative,
Alzheimer
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