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Arte, occhio ai batteri


Un team di scienziati sudamericani ha deciso di utilizzare la biotecnologia tradizionalmente usata per prevenire linfestazione dei raccolti per arrestare il deterioramento di quadri e altre opere da

Un team di scienziati sudamericani ha deciso di utilizzare la biotecnologia tradizionalmente usata per prevenire l'infestazione dei raccolti per arrestare il deterioramento di quadri e altre opere d'arte causato da batteri e insetti tropicali. I biochimici dell'Università delle Nazioni Unite di Caracas, in Venezuela, sfruttano il campionamento del Dna per identificare i materiali che compongono le opere e i batteri che se ne nutrono. Fatto questo, creano attraverso tecniche biotech delle vere e proprie "armi" che prendono di mira gli specifici microrganismi senza però rovinare il capolavoro. Storicamente, gli scienziati americani sono sempre stati dei pionieri nelle tecniche di conservazione delle opere d'arte. Ma a causa del clima particolarmente umido dell'America Latina e dell'unicità degli organismi presenti in quella zona, i ricercatori sudamericani si sono trovati costretti ad escogitare soluzioni specifiche per tutelare il proprio patrimonio culturale. «Il problema è estremamente sentito nelle aree tropicali, dove i microrganismi prosperano più che in altre regioni», spiega Jose Ramirez, responsabile del progetto. «Questa situazione sta avendo ripercussioni pesanti sul nostro patrimonio artistico».

L'idea della nuova tecnica è venuta a Ramirez circa un anno fa, quando un curatore di un museo locale ha portato da lui un'incisione in legno gravemente danneggiata, chiedendogli un consiglio su come salvarla. «Mi sono rivolto ad alcuni scienziati del posto e ho iniziato a domandarmi se fosse possibile sfruttare una qualche nuova tecnologia per identificare i batteri e gli insetti che stavano provocando il danno.
In particolare, mi chiedevo se si potesse usare la biologia per neutralizzare quegli organismi», racconta l'esperto. In un'altra opera d'arte presa in esame, per esempio,erano presenti tre diverse tipologie di legno. Così il team della United Nations Biotechnology for Latin America and the Caribbean, guidato da Ramirez, ha classificato il materiale impiegato per poi suggerire l'utilizzo di una tossina batterica non invasiva, normalmente sfruttata per la creazione di raccolti resistenti all'azione degli insetti, allo scopo di preservare l'artefatto. Grazie a tali tecniche, i curatori possono evitare le tecnologie più invasive - come gli spray chimici repellenti - che rischiano di danneggiare il colore o la struttura dell'oggetto.

Secondo i ricercatori responsabili del progetto, la capacità di individuare il Dna delle opere d'arte e il tipo di insetti che ne provocano il deterioramento sarà la chiave per salvare migliaia di inestimabili capolavori in tutto il mondo. I metodi di conservazione tradizionali si affidano ai raggi X e all'analisi microscopica per «capire di che genere di trattamento ha bisogno l'oggetto considerato», spiega Jim Coddington, responsabile del Museo di Arte moderna di New York. L'opzione biotech di Ramirez costituisce un approccio differente, ma è guidata dallo stesso principio di base: esaminare le varie forme di Dna presenti in un'opera d'arte consente al curatore di scegliere la tossina adeguata per trattarla. Stando ad alcune stime recenti, oltre un terzo delle opere d'arte venezuelane è andato distrutto a causa di una combinazione letale di caldo, umidità, insetti, batteri e funghi. Tali fattori mettono a repentaglio praticamente ogni genere di artefatto: sculture, quadri, foto storiche, documenti, dischi e libri.

A correre il pericolo maggiore sono gli artefatti di epoca coloniale, tra cui lettere, decorazioni e archivi del generale Simon Bolivar, detto anche il "George Washington del Sud America". A lui si deve l'indipendenza di Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela, ma le prove concrete della sua effettiva esistenza potrebbero andare perdute, se non si utilizzano le nuove tecniche. «Quadri, cornici e documenti relativi agli eroi della nostra storia sono già gravemente compromessi», spiega Ramirez. Nei prossimi giorni, l'Unu-Biolac organizzerà un simposio a Caracas, al quale prenderanno parte centinaia di studenti e responsabili di musei. l'incontro potrebbe portare all'istituzione di un dottorato per lo sviluppo delle nuove tecniche di conservazione biotech dei beni culturali. «Vogliamo mostrare a tutto il mondo i vantaggi che possono scaturire da questo connubio fra scienza e arte», conclude Ramirez.


Fonte: Boiler (08/12/2004)
Pubblicato in Biotecnologie
Tag: arte
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