Telethon, fattore genetico dietro rischio infarto e ictus giovani
Essere colpiti da infarto o ictus a meno di 45 anni, in uneta considerata prematura per questo tipo di patologie, puo trovare spiegazione in una predisposizione genetica. Una ricerca tutta italiana
Essere colpiti da infarto o ictus a meno di 45 anni, in un'eta' considerata prematura per questo tipo di patologie, puo' trovare spiegazione in una predisposizione genetica. Una ricerca tutta italiana, finanziata da Telethon, identifica il ruolo della variante genetica di una proteina infiammatoria nel determinare il rischio di malattie cardiovascolari in eta' giovanile. Ai processi infiammatori, infatti, sempre piu' studi attribuiscono un ruolo fondamentale nell'insorgenza delle malattie cardiovascolari. E un'ulteriore conferma arriva dallo studio italiano anticipato nell'edizione on-line di Arteriosclerosis, Thrombosis, and Vascular Biology, rivista ufficiale dell'American Heart Association. La ricerca e' stata condotta dall'universita' Cattolica di Campobasso, dalla Fondazione Salvatore Maugeri, dall'universita' di Brescia, e dal Consorzio Mario Negri Sud. Lo studio ha preso in esame l'interleuchina 1-beta (IL-1 beta), proteina infiammatoria appartenente al gruppo delle citochine. Questa molecola stimola la produzione del fattore tissutale (TF) della coagulazione del sangue, che puo' a sua volta avviare la formazione del trombo responsabile della chiusura di un'arteria.
Ma l'interleuchina 1-beta viene prodotta in quantita' diverse da persona a persona, a seconda dell'assetto del gene che governa la sua sintesi. Queste diversita' genetiche (il termine scientifico e' 'polimorfismi') possono determinare una quantita' e quindi un'azione più o meno marcata della molecola. Mettendo a confronto pazienti sotto i 45 anni colpiti da infarto o ictus trombotico (nel quale un'arteria cerebrale si chiude per via di un coagulo) con persone di eta' corrispondente, ma in buona salute, i ricercatori italiani hanno studiato i diversi polimorfismi della IL-1 beta scoprendo che determinati assetti genetici provocano un aumento di rischio, mentre altri assetti risultano 'protettivi'. In particolare, si e' osservato che nei soggetti con polimorfismo IL-1 beta protettivo la coagulazione del sangue viene indotta in misura molto minore, riducendo in tal modo la probabilita' di essere esposti al rischio di infarto o di ictus. ''Una delle riflessioni piu' interessanti che questo studio ci suggerisce - commenta Licia Iacoviello, ricercatrice del centro biomedico della Cattolica di Campobasso - e' proprio relativa al ruolo dei processi infiammatori nello sviluppo di infarto o ictus trombotico. Sappiamo che l'infiammazione e' associata a queste patologie, ma non e' chiaro se sia un fenomeno collaterale oppure se sia proprio una delle cause dirette. I nostri risultati ci fanno propendere per la seconda ipotesi''. La ricerca ha coinvolto 430 pazienti colpiti da infarto giovanile (meno di 40 anni per gli uomini, meno di 50 per le donne) e 140 con ictus trombotico (meno di 40 anni sia per gli uomini che per le donne). Questi malati sono stati confrontati con persone sane scelte tra la popolazione. Oltre a essere stati sottoposti a una serie di analisi cliniche, tutti i soggetti hanno risposto a questionari sulla salute e le abitudini di vita. Infatti ''infarto e ictus - spiega Giovanni de Gaetano, dell'universita' Cattolica di Campobasso - sono considerate patologie 'multifattoriali', nelle quali la genetica si mescola ai vari fattori ambientali (fumo, attivita' fisica, alimentazione) nel determinare il rischio di malattia''.
Fonte: (19/12/2004)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
Tag:
Telethon,
infarto,
ictus
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