Banca dati del Dna fatto il primo passo
Si preleverà il codice genetico di una serie di arrestati e fermati
Favorisca il Dna. Chi viene arrestato o semplicemente fermato come indiziato di reato dovrà lasciare alle forze dell'ordine un campione del suo codice genetico. Sono queste infatti le disposizioni contenute nel progetto definitivo dell'"Archivio Centrale dei profili del Dna" che il comitato per le Biotecnologie e la Biosicurezza (Cnbb) ha approvato oggi a Palazzo Chigi. Il documento varato dal comitato presieduto dal professor Leonardo Santi contiene tutte le disposizioni che regolano i meccanismi di funzionamento di uno strumento che nei mesi scorsi molti investigatori, primo fra tutti il Procuratore Nazionale Antimafia, Pier Luigi Vigna, avevano chiesto a gran voce, ma sul quale si erano però concentrate le preoccupazioni del Garante della Privacy. Il gruppo di lavoro che ha lavorato sul progetto della Banca Dati del codice genetico, di cui fanno parte anche Giovanni Tinebra del Ministero di Grazia e Giustizia, il comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano, e Aldo Spinella della Direzione Centrale Polizia Criminale, ha elaborato un regolamento che in appena nove articoli individua le categorie di persone alle quali sarà prelevato il Dna, le modalità di prelievo del campione biologico, i meccanismi di accesso e di controllo alle informazioni raccolte nell'archivio e, infine, le modalità per la cancellazione dei dati registrati. Nell'archivio, la cui gestione è affidata al Dipartimento della pubblica sicurezza, finiranno i profili genetici di coloro che sono sottoposti a misure di custodia cautelare in carcere, di quelli che sono stati arrestati in flagranza, delle persone sottoposte a fermo di indiziato di delitto, dei detenuti o internati "a seguito di sentenza irrevocabile, per un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale, ai sensi dell'articolo 381 del codice di procedura penale o di altre disposizioni di legge, è consentito l'arresto in flagranza".
Si tratta di un'ampia gamma di reati che comprendono quelli contro il patrimonio dello Stato, la riduzione in schiavitù e lo sfruttamento della prostituzione minorile. Il Dna che sarà archiviato però non conterrà informazioni di carattere generale. Anzi su questo punto i tecnici che hanno collaborato con il professor Santi per la stesura definitiva del progetto sono stati particolarmente chiari. "I dati raccolti - assicura Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Roma Tor Vergata - consentiranno solo ed esclusivamente l'identificazione del soggetto e non potranno essere utilizzate per conoscere altre informazioni come, per esempio, il suo stato di salute, il colore dei suoi capelli o della sua pelle". I profili del Dna, e i relativi campioni biologici, saranno archiviati per un periodo di 40 anni. Ma se nel frattempo si viene dichiarati innocenti o estranei all'inchiesta che ha portato all'archiviazione del proprio profilo genetico, si può chiedere la cancellazione dall'Archivio. Nel documento del Cnbb è stato anche individuato un comitato di esperti con poteri di controllo e ispettivi che dovrà vigilare sulla corretta gestione dell'archivio e che dovrà comunicare annualmente i suoi rapporti al governo. Per il momento però la Banca Dati del Dna resta solo un progetto. Per diventare operativa infatti la proposta deve essere adottata dal Consiglio dei ministri e trasformata in decreto. Intanto però il progetto verrà presentato ufficialmente a Padova venerdì prossimo nel corso di Bionova, la fiera delle biotecnologie.
Fonte: (19/04/2005)
Pubblicato in Genetica, Biologia Molecolare e Microbiologia
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