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Il migliore strumento per unire l'Europa è la ricerca


Il futuro economico, sociale e, in certa misura, politico dellEuropa è nelle mani della comunità scientifica europea, sostiene François dAubert, ministro francese della Ricerca.
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Il futuro economico, sociale e, in certa misura, politico dell'Europa è nelle mani della comunità scientifica europea, sostiene François d'Aubert, ministro francese della Ricerca.
Il ministro dAubert è intervenuto alla prima riunione congiunta tra l'Accademia francese delle scienze e i suoi omologhi nei dieci nuovi Stati membri, e ha inoltre accolto con favore la promessa dell'istituzione di un Consiglio europeo della ricerca (CER) che, a suo avviso, costituirà la base di una nuova forma di solidarietà internazionale.
"Nellambito delle modifiche strutturali che stanno scuotendo i nostri sistemi di ricerca e innovazione, è assolutamente necessario evitare che l'Europa si trasformi in una vasta area di subduzione", ha dichiarato ai presenti il ministro d'Aubert. "Ad esempio, secondo uno studio condotto da MIT, l'Europa rappresenta solo il sei per cento della ricerca mondiale totale nei tre settori chiave dei semiconduttori, delle TI e delle biotecnologie. La Cina, industria del mondo di ieri, investe già il doppio della Francia in ricerca e sviluppo (R&S). Quando la Cina diventerà il laboratorio del mondo?", chiede il ministro.
Secondo il ministro, ricerca e innovazione in settori quali salute, fisica, chimica, matematica e tecnologie dell'informazione rappresentano l'ultimo baluardo per proteggere le economie avanzate dell'Europa dall'impoverimento generalizzato.
"Senza ricerca e innovazione, la globalizzazione è solo un'ampia ridistribuzione di carte geografiche su scala internazionale", ha dichiarato François d'Aubert, chiedendo agli Stati membri europei di promuovere la scienza e aumentare il bilancio nazionale per la ricerca, in linea con la strategia di Lisbona.
La ricerca è uno dei settori che può davvero unire l'Europa, ha affermato il ministro dAubert, poiché un lavoro comune accompagnato da risultati concreti sarà motivo di indiscussa credibilità per le Istituzioni europee e le legittimerà agli occhi dei cittadini europei dei 25 Stati membri.
"Sono convinto che, per i nostri cittadini, importanti programmi comuni in campi quali salute, spazio e ambiente faranno sì che il desiderio di Europa si rafforzi", ha affermato il ministro d'Aubert.
"Ritengo che oggi la situazione ci permetta di affrontare il futuro con ottimismo: la costruzione dell'Europa della scienza è più avanti rispetto al resto della costruzione europea", ha aggiunto.
Come osservato dal ministro d'Aubert, in Europa abbondano esempi di successo in campo industriale sostenuti da progressi scientifici sia nel quadro di iniziative comunitarie che nell'ambito di strutture europee ad hoc, ad esempio Ariane, Airbus, Galileo, e presto forse ITER.
"La ricerca europea non ha cessato di progredire sin dai primi trattati europei del 1957, e soprattutto a partire dallintroduzione dei programmi quadro" ha dichiarato il ministro d'Aubert. "Analogamente, grandi infrastrutture, come il CERN a Ginevra, il laboratorio internazionale Desy ad Amburgo, l'Istituto Laue-Langevin di Grenoble costituiscono molte "conquiste concrete" in grado di creare una vera solidarietà europea grazie alla scienza e di contribuire alla coesione europea. Con il trattato costituzionale, si compirà un altro passo avanti, istituendo una vera e propria politica europea per i settori della ricerca e dello spazio. In questo scenario, l'Europa della ricerca diventerà finalmente una delle realtà europee più forti, qualcosa di tangibile che i cittadini potranno toccare con mano nella realtà quotidiana", ha affermato.
Tornando alla questione del CER, il ministro ha spiegato che la Francia intende aumentare i fondi da destinare alla ricerca di base finanziata nell'ambito dei programmi quadro, un desiderio, questo, condiviso dai dieci nuovi Stati membri, ha fatto presente. Il ministro accoglie pertanto con favore i costruttivi dibattiti sull'argomento che si sono tenuti a Bruxelles e a Lussemburgo.
"La ricerca di base rivestirà un ruolo di primaria importanza nella politica scientifica europea", ha affermato il ministro d'Aubert. "In effetti, una scoperta nel campo della ricerca di base rappresenta un potenziale beneficio per ogni paese, ricercatore e cittadino del mondo, senza alcuna distinzione di sorta. È un bene pubblico di tutti che Francia ed Europa, per generosità, nonché per necessità, hanno la responsabilità di promuovere. [...] Questa sfida scientifica non è puramente simbolica; l'Unione, l'Unione europea, riguardo alla scienza, è al di sopra di qualsiasi altra cosa", ha concluso.

Fonte: Cordis (12/05/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: ricerca
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