L'azienda biotech punta al raddoppio
LItalia lancia la sfida, sognando per il 2010 « unEuropa biotech che parli anche italiano
A tracciare la rotta verso un traguardo « fino a poco tempo fa impensabile e ora finalmente a portata di mano » , è stato Roberto Gradnick, presidente Assobiotec Federchimica ( oltre 70 tra imprese e parchi scientifici e tecnologici, per un fatturato da 1,3 miliardi), illustrando i ' numeri' e le richieste del comparto al Governo, nel corso dell'assemblea annuale svoltasi ieri a Roma. « Negli ultimi anni — ha detto — le nostre aziende sono cresciute del 60%, soprattutto grazie alla tenacia dei singoli imprenditori, alla qualità delle imprese, alla crescita delle piccole e medie imprese e all'avvio di spin off da laboratori universitari e industriali: ora serve un sostegno forte e deciso da parte delle istituzioni » . E una prima risposta sul futuro delle aziende che Gradnik definisce « fiori nel deserto, nate senza framework e senza finanziamenti pubblici » è arrivata dal viceministro dell'Economia, Giuseppe Vegas, che ha preso parte all'incontro con numerosi altri esponenti del mondo politico parlamentare. « Servono adeguati meccanismi di remunerazione del prodotto scientifico » — ha riconosciuto — ipotizzando la messa a punto, in vista della Finanziaria 2006, di agevolazioni ad hoc per il settore da abbinare a quelle già previste con il decreto sulla competitività ( sgravi Irap per i ricercatori e deduzioni per le donazioni) e ipotizzando un fondo di garanzia pubblico per « indirizzare i risparmi bloccati dalla bolla speculativa sugli immobili verso settori ad alto rendimento » . Comparto in effervescenza.
Un impegno senz'altro gradito a un comparto che mostra carte in regola: 104 imprese censite nel 2004 ( di cui tre quotate in Borsa), oltre 5mila addetti, un fatturato compressivo da 1,5 miliardi, investimenti in R& S che nel 57% delle imprese supera il 45% delle vendite. E una performance della pipeline dei prodotti che pone l'Italia al sesto posto nella classifica europea dei farmaci biotech in fase avanzata di sviluppo, con 21 specialità. L'agenda delle imprese. È su questo bilancio di successo che si basa la ricchissima agenda di richieste presentata ieri da Assobiotec, a partire dal modello francese basato sul riconoscimento dello status di ' giovane impresa biotecnologica innovativa' ( Gibi) per le Pmi biotech ad alta tecnologica, nate da meno di 18 anni, con investimenti pari ad almento il 30% del fatturato. A seguire, la richiesta di rifinanziare il Far ( fondo ricerca applicata) e il Fit ( fondo speciale rotativo per l'innovazione tecnologica) prevedendo bandi tematici per le biotech; di promuovere un fondo di garazia che incoraggi la crescita di Private equity e Venture capital specializzati nel settore; di defiscalizzare fino al 50% delle spese di sviluppo per le imprese impegnate nella R& S sulle malattie rare ( l'Italia vanta già 6 prodotti designati ' farmaci orfani' dall'Emea e dalla Fda statunitense). Ma al primo posto c'è l'amarissimo nodo del recepimento della direttiva Ue sui brevetti biotech ( 1998), da poco a costata all'Italia una condanna da parte della Corte del Lussemburgo. E ancora, la richiesta specifica riferita al settore agrobiotecnologico: stop alla « schizofrenia tra incentivi e discriminazioni » e via libera alla coesistenza in agricoltura « in linea con le indicazioni comunitarie » .
Fonte: (30/06/2005)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
imprese,
azienda,
biotech
Vota:
Condividi:
|
|
- Ultime.
- Rilievo.
- Più lette.
|