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Libri liberi nella biblioteca

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A Milano parte il progetto Beic

Con l’idea di "libera lettura per tutti" nel giro di un paio d’anni Milano avrà una biblioteca d’avanguardia per l’Italia. E’ la Beic, Biblioteca Europea di Informazione e Cultura, che porterà al passo lo stivale con la Francia, la Germania, gli Usa, l’Olanda e il Giappone. Con la Beic l’Italia potrà inaugurare un nuovo modo di concepire questi luoghi di studio e lettura, e abbandonare quell’idea generalmente un po’ polverosa che in genere gli si attribuisce.
La novità della Beic, che sarà costruita ex novo, è che avrà circa un milione di libri in fila uno dietro l’altro su scaffali a libero accesso. Non si dovranno fare file dall’addetto per richiedere libri, ma li si prenderà direttamente. Altra novità: ci sarà un perfetto incrocio tra i libri di sempre, quelli cartacei, e l’informatica con testi digitali, banche dati e informazioni in rete. Tantissime postazioni avranno i pc con cui il lettore potrà trovare quello che sta cercando.
Insomma questo luogo riunirà in sé i caratteri di una grande biblioteca di pubblica lettura, con quelli di una biblioteca di ricerca a livello europeo.
A progettarla è lo studio tedesco di Julia Bolles — Wilson e Peter Wilson, coppia nel lavoro e nella vita. Spiega Peter Wilson: «L’idea di una biblioteca come un luogo dedicato alla conoscenza fuori dal tempo oggi con l’avvento dell’informazione digitale è superata. L’idea della Beic non è quella di uno spazio hightech, ma è di creare uno spazio architettonico dove si possono tranquillamente incrociare la classica lettura silenziosa, le attività digitali, con oltre 300 postazioni e le attività di ricerca, insieme a un sacco di altre attività: conferenze, un negozio di libri, caffetterie, ristoranti e media forum» Ecco un po’ di numeri: nascerà nell’ex stazione di Porta Vittoria su un’area di 26.700 metri quadrati; oltre i libri su scaffali aperti, ce ne saranno tre milioni archiviati nei sotterranei; 50 mila documenti audiovisivi; 300 periodici; 300 testate quotidiane; e 3500 posti di lettura; un’emeroteca; un mediaforum, grandi spazi con bar e ristorazione, bracci di lettura che resteranno aperti fino a tarda serata; ci saranno delle aree per leggere in relax su poltrone e divani; ci sarà uno spazio dedicato a giovani e adolescenti e una biblioteca per bambini; il tutto su piano terra, cinque piani sopraelevati e uno sotterraneo circondati da ampi spazi verdi e parcheggi sotterranei.
A volerla fortemente è stato Antonio PadoaSchioppa che, titolare della cattedra di storia del diritto all’Università Statale di Milano, ha anche la carica di presidente della Fondazione della biblioteca europea.
Come sottolinea il professore, la Beic è un progetto ambizioso perché mette insieme cultura, tecnologia e urbanistica e perché è interdisciplinare, con un incrocio di competenze che la rende una macchina complessa da mettere a punto.
Racconta che il proposito è rimasto lo stesso da otto anni a questa parte, quando l’idea cominciò a prendere corpo. «Già allora volevamo colmare una lacuna del sistema Italia dal punto di vista bibliotecario, con una struttura nuova, come hanno fatto i paesi più avanzati con libri a scaffali aperti, con copertura di tutto lo scibile dalle scienze umane, all’arte alle scienze e con una forte integrazione tra il libro di carta che non scomparirà e il digitale». Milano era il luogo ideale per darle i natali, non solo per la sua centralità geografica. «Qui ci sono le più belle biblioteche storiche, come la Braidense, la Trivulziana, l’Ambrosiana, ma mancava questa tipologia — spiega il professore — Tra l’altro Milano è stata brava a creare strumenti di diffusione culturale, come la Scala e l’Ambrosiana». La Beic risponde anche ad una domanda locale: le università statali hanno aggiunto nuovi posti di lettura in biblioteca per gli studenti, ma non sono comunque sufficienti, anche perché i giovani, oggi, studiano sempre di più nelle università e nelle biblioteche che a casa propria.
«Sugli scaffali ci sarà posto per tutte le grandi opere di ogni tempo e luogo nella lingua originale e nella traduzione. Non si vuole escludere nessuno e questa è una grande ambizione. Un milione di libri a scaffali aperti e tre milioni nel deposito» spiega PadoaSchioppa ricordando che la più grande biblioteca al mondo è la Library of Congress che ha 30 milioni di copie, non certo a scaffali aperti. «Insomma la nostra ambizione è quella di avere non tutto di tutto — sarebbe troppo, visto che solo in Italia vengono pubblicati ogni anno 50 mila nuovi titoli — ma tutti i più grandi autori in originale e con la traduzione». Anche le università milanesi sono interessate al progetto, perché oggi nelle biblioteche universitarie, quando sono ben concepite, si possono fare bene le ricerche settore per settore, ma se si devono incrociare le aree di studio è un problema. Non ci si orienta. «E proprio l’incrocio delle competenze potrebbe essere fatto meglio di quanto non venga fatto all’estero» ribadisce il professore.
Per il progetto è stata preventivata una spesa di 300 milioni di euro per la costruzione dell’edificio, e per la prima parte di spese vive per libri e archiviazioni. Il comune di Milano ha dato in concessione l’area e per adesso è stato erogato solo il 10% di questa cifra. Nel giro di un paio di mesi verrà conferito a Bolles & Wilson l’incarico per il progetto esecutivo che molto probabilmente verrà completato in autunno. A inizi 2008 dovrebbero cominciare i lavori e nel 2010 la Beic dovrebbe essere completata.
Quando la biblioteca sarà attiva, la spesa corrente per la biblioteca che impiegherà 300 persone, sarà in parte coperta con un’area del comune che genererà reddito e che sarà destinata al terziario. Ma tutto ciò è sottoposto ad un `se’ prudenziale, come dice PadoaSchioppa. Nel giro di un anno i politici dovranno decidere come coprire il 90% della somma restante per costruire la biblioteca che comunque non graverà solo sul Ministero dei Beni Culturali e quello dell’Istruzione, ma anche su Comune, Regione, privati, grandi fondazione, Cariplo in primo luogo, aziende e qualche mecenate.
Intanto cerchiamo di immaginarci questo grande edificio inserito nel verde con le parole di Peter Wilson: «Abbiamo cercato di progettare gli interni della Beic come fossero paesaggi interiori. Ogni postazione mette le persone in una relazione diversa con il paesaggio esterno a seconda di dove ci si siede». (r.t.)

Fonte: LaRepubblica (21/02/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag: biblioteca, libreria, Milano
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