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L’85% degli italiani favorevole a banca dati Dna


Fra i sostenitori dell’archivio genetico soprattutto i più adulti e i meno istruiti. Il 60% teme per la propria privacy

Fra i sostenitori dell’archivio genetico soprattutto i più adulti e i meno istruiti. Il 60% teme per la propria privacyPer vivere in sicurezza si può anche rinunciare un po' alla privacy. La pensa così la maggioranza degli italiani (85%), favorevole alla creazione di una banca dati del Dna di criminali e sospettati, da mettere a disposizione delle forze dell'ordine. La percentuale di chi approva questo strumento cala sensibilmente, ma resta comunque alta (60%), anche se si chiedesse di estendere questo ‘archivio genetico’ a tutti i cittadini. E’ quanto emerge dall'indagine 'Dati genetici, sicurezza ed opinione pubblica in Italia' promossa dal Comitato per la biosicurezza e le biotecnologie della presidenza del Consiglio dei ministri e realizzata da Observa science in society. La ricerca, condotta su un campione di circa 1.000 persone rappresentative della popolazione italiana sopra i 18 anni, è stata presentata questa mattina a Roma dal presidente del comitato per la biosicurezza Leonardo Santi, da Massimiano Bucchi dell'Università di Trento, dal comandante della Dus (Divisione unità specializzate) dei Carabinieri Serafino Liberati e alla presenza, tra gli altri, del comandante dei Ris di Parma Luciano Garofano e del dirigente superiore tecnico della Direzione centrale anticrimine della polizia scientifica Aldo Spinella.
Dai risultati dell’indagine si scopre così che il 61,7% degli italiani sarebbe disposto a far conoscere tutte le informazioni che lo riguardano, se questo garantisse la massima sicurezza, mentre per il 52% le analisi del Dna dovrebbero essere condotte “sui criminali e sospettati di un crimine” allo scopo di aiutare le indagini.
La banca dati del Dna, estesa a tutti i cittadini, crea però ancora diffidenza e paura negli italiani, che temono uno scenario da ‘Grande Fratello’ (quello di Orwell…).
Il 59,2% degli intervistati infatti afferma che questo strumento limiterebbe la propria privacy e per il 20,6% aprirebbe una strada alla schedatura di massa. C’è anche un 18% che teme discriminazioni ai danni di alcune persone, come ad esempio nella ricerca di lavoro.
L'orientamento favorevole all'istituzione di una banca dati del Dna è molto diffuso tra le persone che manifestano timori per l’immigrazione (73,7%), il terrorismo (69,4%) e tra chi in particolare ha paura di un attentato terroristico (67,5%). Sebbene però ci sia un'apertura piuttosto ampia dell'opinione pubblica a mettere a disposizione le informazioni personali per contribuire alla lotta alla criminalità, occorre notare che tra chi si sentirebbe più sicuro e sarebbe disposto a far conoscere i propri dati figurano soprattutto persone che hanno superato 44 anni di età (il 69% rispetto al 50% di chi è in età giovanile) e i meno istruiti (il 70,9% contro il 54,5% dei laureati). I più giovani e più istruiti infatti, propendono per la soluzione intermedia: non si oppongono del tutto all'attività delle forze dell'ordine ma neppure consentirebbero l'accesso a tutti i tipi di informazione. Il 52% degli intervistati in particolare permetterebbe di condurre esami del Dna su criminali e su sospettati per aiutare le indagini; la percentuale scende però al 28,3% se ci si riferisce invece alla possibilità di estendere questo esame a tutti i cittadini, mentre il 5,9% vieterebbe qualsiasi test sul Dna. Ancora una volta i più ‘prudenti’ sono i giovani (65%) e i più istruiti (57,7%), che preferirebbero circoscrivere gli esami solo a persone già condannate o sospettetate; soltanto due giovani su dieci estenderebbero queste analisi a tutti i cittadini, contro il 36,4% degli intervistati più anziani.

Fonte: AdnKronos (09/03/2006)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
Tag: banca dati, genetica, DNA
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