Tecnica italiana contro sordità
Un microprocessore grande tre millimetri applicato all'esterno della coclea, nell'orecchio medio, puo' ridurre di almeno il 50% un danno uditivo medio- grave dell'ordine di 70-80 decib
Un microprocessore grande tre millimetri applicato all'esterno della coclea, nell'orecchio medio, puo' ridurre di almeno il 50% un danno uditivo medio- grave dell'ordine di 70-80 decibel. La relativa tecnica operatoria, messa a punto dal professor Vittorio Colletti presso la Clinica otorinolaringoiatrica dell'Universita' di Verona e li' sperimentata con risultati lusinghieri, e' stata per la prima volta utilizzata in un intervento di routine all'Ospedale San Giuseppe di Milano su due pazienti nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale. I due interventi, eseguiti questa mattina su una donna di 58 anni, casalinga, e su un uomo di 41 anni, entrambi veneti, sono stati eseguiti, con la collaborazione del prof.Colletti, dall' equipe di otorinolaringologia del San Giuseppe diretta dal dottor Alberto Dragonetti. Erano presenti, per apprendere la nuova tecnica quattro specialisti: un belga, un austriaco, un chirurgo di Bologna e uno di Torino. ''La grande novita' - ha spiegato Dragonetti ai giornalisti - e' che con questa tecnica non e' piu' necessario forare la coclea per impiantarvi il microprocessore, come negli impianti per l'appunto chiamati 'cocleari', che inoltre possono provocare infezioni.
Ma questo dispositivo viene invece applicato e incollato, con una colla biologica, in una piccolissima nicchia scavata sulla parete esterna della coclea, la parte dell' orecchio medio chiamata 'finestra rotonda', appena sotto la staffa. Il tutto si puo' fare anche con anestesia locale. L' intervento dura mediamente un'ora e mezzo e in 24 ore il paziente va a casa''. Dragonetti ha poi spiegato che questa 'protesi vibratoria in titanio' stimola dall'esterno la coclea che, unitamente alla catena degli ossicini e al nervo uditivo, assicura il corretto udito. Mediamente si recupera il 50% dell'udito perduto. Naturalmente, il microprocessore deve ricevere gli impulsi sonori dall'ambiente esterno, e lo fa attraverso un microfono piatto e tondo (audio-processore) sistemato all'esterno dietro l'orecchio. Questo microfono e' applicato a pressione, come un qualunque bottone automatico, su un elemento interno grande quanto una moneta da 50 centesimi posizionata sottopelle che converte i suoni ambientali in segnali che vengono trasmessi a un vicino piccolissimo magnete e da questo, tramite un cavetto che corre sempre sottopelle, fino al microprocessore al titanio. Questo tipo di intervento - come ha sottolineato il direttore generale del San Giuseppe, Eugenio Vignati - e' a totale carico del servizio sanitario nazionale. Nell'ospedale milanese se ne potranno fare circa 40-50 l'anno. ''Ma solo a pazienti per i quali e' indicato - ha aggiunto Dragonetti, che sono coloro che hanno un danno medio grave congenito, oppure acquisito a causa dell' invecchiamento del nervo, di infezioni virali, di processi infiammatori cronici, di danni vascolari, di traumi da incidente o danno da rumore o da farmaci''.
Fonte: (15/03/2006)
Pubblicato in Medicina e Salute
Tag:
udito,
sordita
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