Gli obiettivi della Giornata mondiale della Salute
Dedicata alla crisi della forza lavoro nel settore sanitario, l'OMS ha scelto l'IPASVI come partner per l'Italia.
1. L’ALLEANZA DELLA COMUNITÀ DEGLI OPERATORI DELLA SANITÀ Non solo medici e infermieri, ma anche tecnici, educatori, addetti alle pulizie e autisti possono considerarsi operatori della sanità.
Secondo Tim Evans vice-direttore dell’Oms, inoltre, “vi sono milioni di ‘non sanitari’ che offrono assistenza (volontari, familiari, badanti) e con l’aumento delle malattie croniche e della popolazione anziana questo numero andrà ad aumentare sempre di più”. Diventa quindi necessario fornire a questi operatori, nonché ai pazienti, quel minimo di formazione sanitaria che solo i professionisti della salute sono in grado di garantire in maniera adeguata e supervisionare.
Ecco perché i Governi nazionali e locali devono puntare a sviluppare più consultazioni con la popolazione e le diverse associazioni, introducendo politiche che rafforzino la dedizione, il servizio e l’efficacia degli operatori sanitari all’interno delle comunità.
2. AFFRONTARE LE DISUGUAGLIANZE Risorse finanziarie, formazione e pianificazione. Sono le tre “armi” con cui affrontare la scarsità di operatori sanitari a livello globale e nazionale e la loro distribuzione irregolare.
La carenza a livello mondiale viene esasperata dagli squilibri a livello nazionale, con le aree rurali in maggiore difficoltà rispetto alle città. In questo contesto, nel breve termine sarà necessario avviare una formazione innovativa ed efficiente che consenta agli operatori di svolgere almeno le funzioni basilari per salvare vite umane; l’obiettivo a lungo termine sarà invece quello di incrementare il numero degli operatori sanitari, migliorando le loro condizioni di lavoro, gli stipendi e il management in modo da far crescere il reclutamento e la motivazione, soprattutto nelle aree depresse e rurali del mondo.
3. AFFRONTARE LA FUGA DI CERVELLI La “fuga di cervelli” non riguarda solo i centri di eccellenza e di ricerca scientifica. Il non riconoscere le competenze e il non dare incentivi a chi si occupa di assistenza sanitaria danno luogo a questo fenomeno soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Il mercato sanitario, infatti, si comporta come qualsiasi altro mercato: man mano i Paesi più sviluppati avvertono una scarsità di personale sanitario (soprattutto oggi, con l’invecchiamento della popolazione), gli operatori sanitari dei Paesi in via di sviluppo sono allettati dalle attraenti offerte di lavoro all’estero. Al contrario, man mano che le condizioni di lavoro nel loro Paese diventano intollerabili, si sentono “respinti” (effetto “push&pull”).
Cresce, dunque, lo squilibrio tra il numero di professionisti sanitari operanti nei diversi Paesi e per riequilibrare le condizioni, suggerisce l’Oms, i Paesi sviluppati dovrebbero cercare di essere autosufficienti, sostenendo poi i Paesi più svantaggiati. Un esempio è la collaborazione tra il Malawi e il Dipartimento britannico per lo Sviluppo internazionale che, assieme al Fondo Globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, ha finanziato un Programma per incentivare l’arruolamento e la ritenzione di personale nel Paese africano, dove il sistema era prossimo al collasso per la mancanza di risorse umane.
4. EDUCARE E FORMARE LA FORZA LAVORO DELLA SANITÀ La presenza di operatori sanitari adeguatamente formati è di importanza vitale per poter offrire la migliore assistenza possibile a coloro che ne hanno bisogno, nonché per sviluppare la promozione della salute, la prevenzione delle malattie, la cura dei pazienti e la riabilitazione.
Secondo l’Oms è responsabilità dei Governi investire nell’istruzione sanitaria in modo tale da consentire alle scuole di formare un numero di professionisti che possa soddisfare la domanda.
La necessità di aprire nuove scuole ha ormai assunto un carattere d’urgenza, così come introdurre innovazioni nella formazione per un approccio più razionale. I percorsi formativi vanno adattati alle priorità sanitarie nazionali e allo stesso tempo va migliorato il coordinamento e la pianificazione tra i settori della sanità, della formazione e dei finanziamenti, ponendo più enfasi su quelle categorie di operatori formate in minor numero.
L’Italia, in particolare, sta contribuendo ad aiutare Paesi meno sviluppati nella formazione di operatori “in loco”, attraverso progetti che vedono impegnate Aziende ospedaliere sia private che pubbliche: in primo piano, i progetti “Italia-Albania: un mare, due rive”, promosso dalla Provincia italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, e “Firenze-Asmara Km 0” promosso dalla Regione Toscana, dalla facoltà di Medicina dell’Università di Firenze e da due Aziende ospedaliere fiorentine.
5. PROTEGGERE LA FORZA LAVORO DELLA SANITÀ Migliori condizioni di lavoro e maggiori protezioni possono tradursi, per gli operatori sanitari, in più sicurezza ed efficienza. Oggi, invece, in alcune parti del mondo dove regna l’instabilità politica e i conflitti, gli operatori sanitari lavorano in strutture fatiscenti e in condizioni igieniche scarsissime, situazione che li espone a malattie e a incidenti.
In alcune regioni dell’Africa sub-Sahariana, ad esempio, le perdite di operatori infettati sul lavoro dall’Hiv/Aids superano il numero degli operatori che si diplomano. E si stima che il 25% di tutte le violenze sul posto di lavoro avvenga nel settore della sanità, coinvolgendo oltre il 50% di tutti gli operatori sanitari.
Per fronteggiare questa grave situazione, i Governi si potrebbero mobilitare a livello nazionale, sia nel settore pubblico che in quello privato, per attuare misure in grado di fornire una maggiore sicurezza e garantire forniture sufficienti di equipaggiamento protettivo di base (guanti, sapone e candeggina) e mettere gratuitamente a disposizione di tutti gli operatori sanitari il trattamento antiretrovirale. Anche il supporto psicologico per chi ogni giorno è immerso nella dura realtà della malattia assistendo i malati con poche risorse dovrebbe essere posto in cima alla lista delle priorità.
6. SOSTENERE LA FORZA LAVORO DELLA SANITÀ Una buona politica, una gestione efficiente, un ambiente più sicuro e opportunità di carriera ben definite fanno parte del “pacchetto” di requisiti necessari per motivare e sostenere gli operatori sanitari.
Occorre considerare, tra l’altro, che un’analisi della Banca Mondiale ha rilevato che in 10 dei 22 Paesi presi in esame, la sanità è stata tra i settori più corrotti. Le “riforme errate”, inoltre, hanno considerato gli operatori sanitari come un “costo” e non come una risorsa, imponendo tetti massimi sul numero del personale e sugli stipendi, e riducendo le spese sulla formazione.
Quel che manca, in molti casi, è la buona gestione e la pianificazione. Elevare il ruolo dei manager più abili, garantire la sicurezza degli operatori sanitari e la crescita professionale sono infine elementi di importanza cruciale perché, come dimostra uno studio svolto in Tanzania, si può raggiungere un guadagno in termini di produttività del 60-75% semplicemente migliorando il supporto, il management e lo schieramento del personale sanitario già esistente.
7. ESPRIMERE UNA SOLIDARIETÀ GLOBALE “La globalizzazione – osserva Manuel Dayrit, direttore delle Risorse umane per la Salute dell’Oms – ci ha avvicinato così tanto che i problemi di un Paese non possono essere risolti senza l’aiuto degli altri”.
La solidarietà globale diventa dunque la “chiave” per risolvere i problemi. Non si tratta solo di interventi nei confronti dei Paesi poveri: gli eventi degli ultimi anni nei Paesi occidentali hanno dimostrato come i sistemi sanitari possano essere sopraffatti anche da emergenze che richiedono la pronta risposta degli operatori sanitari e molte capacità specifiche: catastrofi naturali, terrorismo, pandemie sanitarie, quale potrebbe rivelarsi la recente aviaria, impongono una nuova consapevolezza.
È necessario, dunque, avviare una collaborazione e un coordinamento globale, aumentando i livelli degli aiuti internazionali. I donatori internazionali hanno inoltre cominciato a prendere in considerazione le risorse umane, ma i livelli di sensibilità possono essere ulteriormente incrementati grazie ad una collaborazione più stretta tra i media, le Organizzazioni non governative, i Governi e il volontariato.
8. DIMOSTRARE LA LEADERSHIP NAZIONALE Azioni condotte a livello nazionale, ma supportate da una solidarietà globale rappresentano il modo più efficace per contrastare la crisi della forza lavoro nell’ambito della sanità. “Coloro che prendono le decisioni politiche – sottolinea Joy Phumaphi, assistente alla Direzione generale per la Famiglia e la Comunità dell’Oms – devono dare ascolto alle voci e alle preoccupazioni degli operatori della sanità e dei pazienti: loro sanno cosa serve per migliorare l’assistenza sanitaria”.
In questo ambito, le strategie ed i principi globali non possono però sostituire le strategie nazionali, anche in considerazione del fatto che la consultazione ed il coinvolgimento della forza lavoro nelle varie fasi del processo di pianificazione – dal momento in cui si concorda sulla natura del problema fino al momento in cui si specificano i dettagli organizzativi degli interventi – possono costruire quella padronanza e responsabilità che servirà a far svanire eventuali resistenze nei confronti del cambiamento.
Redazione (07/04/2006)
Pubblicato in Analisi e Commenti
Tag:
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