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Richiesto un gruppo di studio sulla perdita delle biodiversità

Tartaruga marina


Un gruppo di importanti scienziati ed esperti politici in tema di biodiversità ha chiesto che venga istituito un apposito gruppo di studio internazionale per colmare il divario esistente fra scienza e

Un gruppo di importanti scienziati ed esperti politici in tema di biodiversità ha chiesto che venga istituito un apposito gruppo di studio internazionale per colmare il divario esistente fra scienza e politica in questo campo e creare un coordinamento per dare una risposta globale alla perdita di biodiversità, che potrebbe avere effetti potenzialmente catastrofici.

In una dichiarazione pubblicata questa settimana sul periodico "Nature", i 19 esperti, provenienti da 13 paesi, affermano che "vi sono chiare prove scientifiche del fatto che si è sul punto di una grave crisi per quanto riguarda la biodiversità". Gli esperti fanno notare che il 12 per cento di tutte le specie aviarie, il 23 per cento dei mammiferi, il 25 per cento delle conifere e il 32 per cento degli anfibi rischiano l'estinzione. Inoltre, anche i cambiamenti climatici potrebbero condannare allo stesso destino un ulteriore 15-27 per cento delle specie esistenti entro i prossimi 50 anni.

Oltre ai cambiamenti climatici, tra le cause della perdita di varietà animali e vegetali vi sono la distruzione dell'habitat naturale (specialmente nelle foreste tropicali, nelle acque interne e nelle zone costiere), l'introduzione di specie invasive, l'eccessivo sfruttamento delle risorse biologiche (come il depauperamento delle risorse ittiche) e l'inquinamento.

E tuttavia, proprio mentre tale perdita continua, vi è un sempre maggior numero di prove dei benefici della biodiversità per il benessere degli esseri umani e lo sviluppo sostenibile. "La biodiversità garantisce servizi degli ecosistemi come il controllo delle malattie e del clima, la protezione da violenti eventi atmosferici e la conservazione dell'habitat naturale per specie utili", spiega Charles Perrings dell'Arizona State University, uno dei firmatari della dichiarazione. "La perdita di biodiversità impone reali costi economici alla società, per questo noi dobbiamo fornire una chiara consulenza scientifica in base alla quale elaborare possibili soluzioni politiche".

Ciononostante, poiché non si è consapevoli di tali benefici, essi vengono regolarmente ignorati.
"Sia nelle decisioni pubbliche che in quelle private la diversità viene costantemente sottovalutata e non le viene data la giusta importanza", dicono gli esperti. "Vi è l'urgente necessità di colmare il divario esistente tra scienza e politica con la creazione di un organismo internazionale che raggruppi esperti in questo campo".

Gli accordi internazionali esistenti, come la Convenzione sulla diversità biologica (CDB), non dispongono dei mezzi strutturali per mobilitare le competenze di un grande numero di scienziati che si occupino di questa materia. Secondo i firmatari, in questo modo la comunità scientifica si sente tagliata fuori dal processo politico.

Quello che chiedono gli esperti è un meccanismo simile al gruppo di studio intergovernativo sul clima (Intergovernmental Panel on Climate Change - IPCC). "Per la salvezza del pianeta la comunità scientifica sulla biodiversità deve trovare un modo per organizzare e coordinare il lavoro svolto nelle varie discipline ed esprimersi con un'unica e chiara voce per consigliare i governi nella scelta di misure volte a fermare un processo già in corso e dagli effetti potenzialmente catastrofici", ha detto Robert Watson, chief scientist del dipartimento per l'ambiente della Banca mondiale, anch'egli tra i firmatari delle dichiarazione.

Benché quella di un gruppo di studio internazionale sulla biodiversità non sia un'idea nuova, finora non ha ricevuto un forte sostegno. Questo stato di cose è però cambiato nel gennaio 2005, quando il Presidente francese Jacques Chirac ha manifestato il suo appoggio ad una conferenza sulla biodiversità a Parigi.

Nella dichiarazione, gli esperti delineano cinque caratteristiche che il gruppo di studio dovrebbe avere. Come l'IPCC, esso dovrebbe essere collegato, e finanziato, dai governi, per contribuire a far sì che le informazioni fornite portino ad azioni concrete a livello sia nazionale sia globale. Occorrerebbe poi coinvolgere altri soggetti, tra cui le ONG. Inoltre, il gruppo di studio deve essere obiettivo e indipendente, riunire gli scienziati più autorevoli in materia ma anche governi e ONG. Dovrebbe garantire trasparenza e rappresentatività in termini di discipline, opinioni e provenienze geografiche. Inoltre, il suo scopo dovrebbe essere fornire informazioni chiare e rapidamente accessibili sullo stato e le tendenze della biodiversità, nonché previsioni sui futuri cambiamenti climatici e sul loro impatto sui servizi resi dagli ecosistemi. Il gruppo dovrebbe anche illustrare possibili soluzioni per la conservazione della biodiversità e la riduzione dell'impatto dei relativi cambiamenti al fine di coadiuvare i decisori politici nella definizione di chiari obiettivi di azione. Infine, esso dovrebbe creare sinergie con le organizzazioni internazionali esistenti.

Attualmente il governo francese sta finanziando una procedura di consultazione per valutare necessità, portata e possibili modelli di un meccanismo internazionale di competenze scientifiche sulla biodiversità (International Mechanism of Scientific Expertise on Biodiversity - IMoSEB), procedura che si prevede durerà 18 mesi. Grazie a riunioni regionali tutti i settori del mondo scientifico e della società potranno partecipare e contribuire al processo.

"Chiediamo a tutti gli scienziati interessati ai temi della biodiversità di intervenire e sollecitare la partecipazione dei loro governi in queste consultazioni", concludono i firmatari.

Fonte: Cordis (25/07/2006)
Pubblicato in Ecologia e Ambiente
Tag: biodiversita
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