Un videogame per combattere il cancro
Il gioco, rivolto ai giovani pazienti, è utile per prendere coscienza della malattia e dei modi per combatterla
HopeLab, un'organizzazione no profit creata allo scopo di migliorare la salute e la qualità della vita dei giovani affetti da patologie croniche, sostiene che i videogiochi possono aiutare a guarire da malattie più gravi, come il cancro. A questo scopo è stato creato Re-Mission, un gioco interattivo che aiuta i giovani pazienti affetti dai più terribili tumori a prendere coscienza della propria malattia e dei modi più efficaci per combatterla. Il videogame è frutto dello sforzo congiunto di medici e game designer. Pam Omidyar, fondatrice di Hope Lab, spiega che la sfida maggiore è stata quella di utilizzare dati scientifici come base per creare un gioco che potesse anche essere divertente. "Re-Mission è uno sparatutto 3D e si svolge all'interno del corpo umano - continua il produttore Tim Ryan - e il protagonista, con il quale si indentifica il giocatore, è l'intrepido e microscopico nanorobot Roxxi, armato di una chemio-arma e di diversi razzi che contengono medicine. Lo scopo del gioco è quello di combattere a livello cellulare il cancro e le malattie connesse ad esso, come le infezioni". In pratica ci si aggira armati all'interno di organi e vasi sanguigni, similmente a quanto avveniva nel film fantascientifico Viaggio allucinante ('66), sparando alle cellule cancerogene e ad altri agenti patogeni. Il gioco prevede delle missioni contro varie malattie (come il tumore al cervello, la leucemia, il sarcoma di Ewing o il linfoma di Hodgkin) e si alternano a quadri informativi che spiegano al giocatore-paziente cosa sta accadendo al proprio corpo e quali sono gli effetti primari e secondari delle terapie.
Per rendere il videogame il più vicino possibile alla sensibilità dei pazienti, scienziati e game designer hanno coinvolto nello sviluppo e nell'attività di test, giovani ammalati come Evan De Santis, che ha dedicato l'ultimo anno della sua vita a rendere il gioco più divertente ed efficace possibile. Uno studio condotto sui pazienti che hanno sperimentato il videogame ha mostrato che Re-Mission è risultato statisticamente utile a migliorare la consapevolezza della malattia, a rispondere meglio alle prescrizioni mediche, ad aumentare le difese immunitarie, e quindi a migliorare la qualità della vita. Il risultato ottenuto ha convinto l'organizzazione a distribuire gratuitamente il videogame tramite Internet a tutti i giovani ammalati di cancro, richiedendo ai giocatori sani che volessero sperimentarlo, un contributo di 20 dollari. "Tutti si rendono conto - afferma Ben Sawyer, direttore del progetto - che i videogame sono molto più di un semplice mezzo di intrattenimento". Re-Mission è solo uno dei diversi titoli presentati di recente alla conferenza programmata da Games for Health, un'organizzazione che ha come obbiettivo quello di raccogliere il know how di medici, ricercatori e game designer per esplorare nuovi strumenti per promuovere la politica sanitaria. Così per esempio la Federation of American Scientist in collaborazione con la Brown University e la USC hanno sviluppato un gioco (Immune Attack) che impegna il giocatore ad insegnare al suo sistema immunitario malfunzionante a combattere batteri e virus, attraverso la programmazione delle cellule. Altri titoli come NanoSwarm e GlucoBoy affrontano invece il problema del diabete, malattia in continua crescita tra gli adolescenti americani.
Redazione (02/01/2007)
Pubblicato in Percezione e problemi biotech
Tag:
videogame,
gioco,
HopeLab
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